Aggressione omofoba in Trentino, la vicenda finisce in Consiglio provinciale. Coppola: "Episodio indegno, cosa sta facendo la Pat?"
La consigliera di Alleanza Verdi Sinistra, Lucia Coppola, ha presentato una interrogazione per chiedere alla Giunta "se non ritenga indispensabile che episodi di questo genere debbano essere combattuti e prevenuti, anche con la diffusione nelle scuole di corsi ad hoc contro l’omofobia”
TRENTO. “L’episodio della val di Non è indegno di una terra accogliente e rispettosa delle diversità quale è il Trentino e al tempo stesso è lo specchio più chiaro del clima sociale e politico attuale, nel quale l’intolleranza è sdoganata con la complicità delle istituzioni”. Sono parole forti quelle che arrivano dalla consigliera provinciale di Alleanza Verdi Sinistra, Lucia Coppola, che ha deciso di presentare una interrogazione in Consiglio provinciale sulla grave aggressione omofoba avvenuta nei giorni scorsi in Trentino. (QUI L'ARTICOLO)
“La Giunta provinciale già nel 2019 – spiega Coppola - ha deciso di privare i futuri cittadini degli strumenti culturali necessari a sviluppare gli anticorpi indispensabili contro l’omofobia, togliendo i riferimenti all’omofobia dai percorsi di educazione alla relazione di genere nelle scuole; questi corsi erano stati infatti istituiti per contribuire alla formazione di un contesto sociale inclusivo, nel quale una persona possa vivere liberamente, senza dover subire pregiudizi o peggio (come nel caso occorso in val di Non) a causa della sua identità sessuale”.
Per la consigliera provinciale “l’episodio mostra come l’ignoranza sia ancora diffusa e violenta ed evidenzia la necessità di intervenire subito, prendendo posizione per condannare quanto accaduto e mettendo in atto – istituzionalmente – azioni concrete di contrasto all’omofobia”;
Nell'interrogazione la consigliera Coppola chiede alla Giunta e al governatore Fugatti “se non ritenga indispensabile che episodi di questo genere debbano essere combattuti e prevenuti, anche con la diffusione nelle scuole di corsi ad hoc contro l’omofobia”; se non si voglia considerare dunque “la possibilità di attivare percorsi contro l’omofobia, strumenti fondamentali per prevenire l’ignoranza e la violenza – fisica o verbale”. Infine pensare che le comunità scolastiche “diventino laboratori di ricerca sulla prevenzione di qualsiasi forma di disagio, attraverso la formazione di docenti a metodologie didattiche tali da rendere quotidiano un clima relazionale adeguato alla formazione di futuri cittadini consapevoli”.