Fibrillazione tra i Rettori per la delibera che allunga gli orari della caccia. Intanto consentiti gli spostamenti in zona rossa per controllare i cinghiali
Il provvedimento firmato da Giulia Zanotelli introduce queste novità, "già condivise con l'ente gestore della caccia, con la quale la Provincia continua a collaborare", con la ratio di rendere possibile l’azione di controllo su più individui, evitando dopo il primo abbattimento di favorire la fuga degli altri

TRENTO. I lavori sono ancora in corso per il recepimento della delibera provinciale che ha esteso il controllo ordinario tutto l'anno con via libera all'utilizzo dei dispositivi per la visione notturna e degli elementi di pasturazione (Qui articolo). Il provvedimento firmato dall'assessora Giulia Zanotelli introduce queste novità, "già condivise con l'ente gestore della caccia, con la quale la Provincia continua a collaborare", con la ratio di rendere possibile l’azione di controllo su più individui, evitando dopo il primo abbattimento di favorire la fuga degli altri.
Questa serie di elementi avrebbero mandato in fibrillazione i Rettori delle Riserve, superati nella gestione organizzativa dall'ente gestore e dalla Provincia. Un sistema consolidato che viene scardinato e che propone ora una sorta di deregulation di questa attività. Un'autoregolamentazione che ha sempre rappresentato un tratto distintivo della caccia trentina che viene messa a dura prova da questo provvedimento. Si cerca di trovare una sintesi tra le diverse esigenze, soprattutto interne all'ente gestore.
Abbiamo anche provato, più volte, a sentire l'ente gestore, per capire meglio la questione, il presidente Stefano Ravelli ma senza mai aver ricevuto una risposta alle telefonate e ai messaggi; non siamo stati fortunati nemmeno con l'assessora competente. A ogni modo si respirerebbe un po' di tensione nel settore, un passaggio che forse potrebbe presentare il conto su un'altra scelta della Provincia leghista: il Comitato faunistico avrebbe potuto rappresentare un'occasione di confronto approfondito.
E' stato abolito a febbraio 2019, una decisione che aveva comportato preoccupazione nel settore per la cancellazione di questo organismo rappresentativo, anche delle associazioni ambientaliste. L'idea della Pat era quella di istituire un tavolo, non è ancora avvenuto, forse complice l'arrivo dell'emergenza Covid. A ogni modo il Comitato faunistico avrebbe permesso di intercettare le criticità prima di apporre la firma in calce al provvedimento.
Alla base della delibera c'è poi la minaccia costituita dalla Peste suina africana e nei fatti questo documento recepisce le raccomandazioni impartite a livello nazionale e internazionale. Tutto bene, ma non sembra esserci una previsione di eventuali attività di indagine per rilevare e circoscrivere questa malattia molto grave per la specie, se non per quei capi morti in circostanze poco chiare. Ben diverso da come si procede in Lombardia: tutti i cinghiali abbattuti per motivi di caccia e/o contenimento della popolazione devono essere sottoposti ai seguenti campionamenti: 60 grammi di muscolo (pilastri del diaframma o massetere). Provetta contenente 10 millilitri di sangue. Se possibile la testa, la corata completa (cuore, polmoni, fegato, milza, pacchetto intestinale e testicoli) e gli ectoparassiti.
Inoltre gli unici casi a oggi rilevati di Psa in Italia sono in Sardegna, mentre gli altri più vicini sono stati intercettati sul confine tra Germania e Polonia. Il sindacato nazionale dei veterinari invece suggerisce che la prevenzione inizia negli allevamenti e non con caccia e visori notturni. Certo, non si può escludere a priori che non ci sia in Trentino, ma difficile riscontrare i problemi se il monitoraggio è talmente blando da risultare quasi assente. E pensare che proprio il contrasto alla peste suina africana è stata la chiave per autorizzare gli spostamenti dei cacciatori trentini anche in zona rossa.
"Con la comunicazione di risposta pervenuta dal Dipartimento è stata chiarita - si legge nella circolare delle doppiette trentine firmata dal presidente - è stato chiarito che per quanto riguarda gli spostamenti per lo svolgimento dell'attività di controllo, essendo tale attività riconosciuta nella medesima ordinanza quale necessaria '...al fine di contenere la popolazione del suide e così rispondere alle esigenze di prevenzione rispetto alla peste suina africana, grave patologia costantemente in espansione sul territorio europeo anche in relazione alla presenza dei cinghiali selvatici...' oltre che in relazione '...ai gravi danni alle colture agricole e ai pascoli' sono ammessi spostamenti strettamente necessari per l'esercizio del controllo, sia all'interno che all'esterno del comune di residenza".
