PODCAST. "Si dovrebbe portare la montagna in città e non viceversa", Roberta Silva (Roda de Vael): "Destagionalizzare non sempre è possibile, anche per la crisi climatica"
Alla guida del Rifugio Roda de Vael sul Catinaccio e presidente dell'associazione rifugi del Trentino, Roberta Silva è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni
TRENTO. "La vita nel rifugio significa condivisione, una crescita interiore per il contatto con culture diverse che ti resta dentro". A dirlo Roberta Silva, che gestisce il Roda de Vael. "Si dovrebbe portare la montagna in città, la quiete e il senso di pace nei centri urbani. Se invece si porta la città in montagna, la frequentazione delle terre alte diventa caotica".
Alla guida del Rifugio Roda de Vael sul Catinaccio e presidente dell'associazione rifugi del Trentino, Roberta Silva è l'ospite di questa puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.
E' arrivata in val di Fassa circa 23 anni fa. "Mio marito gestiva già un rifugio, il Re Alberto sulle Torri del Vajolet. Poi nel 2004 è uscito un bando per il Roda de Vael che abbiamo vinto. E' così è iniziata questa avventura sul Catinaccio. La montagna ha bisogno di rispetto, di calma e di lentezza. La montagna dà la possibilità di fermarsi e di respirare. Non c'è bisogno di frenesia, per questo la montagna va portata in città e non viceversa".
Trascorre il proprio tempo al rifugio è un'esperienza più completa di quanto si possa pensare. "C'è la condivisione in spazi ristretti, ci si siede a tavola con gli estranei e si stringono quelle amicizie che poi restano nella memoria: ci si deve aiutare, come scambiare informazioni su un percorso e idee. La condivisione supera le differenze culturali e si conoscono persone anche da Oltre Oceano. Una crescita interiore che è per sempre. Mi piace aprire la porta e vedere i sorrisi. Amo di questo lavoro i rapporti che si creano durante la stagione, anche con i dipendenti, che poi ritornano ogni anno con la voglia di mettersi in gioco e con disponibilità: non cerchiamo persone musone, arrabbiate o scontrose. Sono soddisfazioni importanti quando i lavoratori e i clienti tornano qui".
Una vita in rifugio che non è semplice. "Le stagioni sono intense e le giornate si susseguono, affiora negli ultimi giorni di apertura un po' di fatica. Ma i colori dell'alba o del tramonto, un abbraccio e l'ambiente allegro che toglie i pensiero fanno passare tutto. Alla fine mi manca quando la stagione finisce e torno in paese per qualche mese".
Altre difficoltà sono dettate dalla crisi climatica. "Il meteo è cambiato e ormai è difficile avere un'idea precisa durante la stagione. Ci sono settimane di agosto che sembrano autunnali e poi arriva il caldo estremo. Ma anche temporali più intensi, molto violenti e da far paura. La pioggia scende in modo irruento e possono danneggiare i sentieri, c'è una continua corsa a sistemare le diverse aree".
Anche in alta quota si cerca di destagionalizzare. "Si può cercare di non avere una ressa nei mesi centrali dell'estate, per esempio. E' una bella scelta ampliare il periodo di apertura, se è possibile. Ma c'è una difficoltà strutturale perché le condizioni meteo incidono molto in quota. Talvolta la neve dura più a lungo oppure il maltempo arriva prima: ci possono essere problemi e può anche diventare pericoloso".
Temi e dinamiche che vengono affrontati in qualità di presidente dell'associazione rifugi del Trentino. "Le mie responsabilità sono quelle di fornire il miglior supporto possibile agli associati: 145 rifugi tra alpini e escursionisti. Ascoltare, dialogare e trovare soluzioni comuni alle difficoltà, così come parlare con Provincia, Trentino Marketing e Aziende per il turismo. La volontà è di restare accanto alle strutture e auspico di portare avanti nel miglior modo questo incarico e di rispettare le aspettative", conclude Silva.