PODCAST. "La montagna non è per tutti: se non si è disposti a fare fatica è meglio non venire", Peter Moser: "Il Lagorai è un fossile arrivato ai giorni nostri e va salvaguardato"
Figlio di agricoltori, nato e cresciuto in un maso in Valsugana, ama definirsi alpinista, contadino, guida alpina e montanaro, Peter Moser è ospite di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni
TRENTO. "La montagna non è per tutti: ci vuole sensibilità perché detta legge fino dove si può arrivare". Queste le parole di Peter Moser. "Questo stride con le aspettative turistiche e così le terre alte vengono addomesticate con strade e accessi sempre più larghi e strutture. Ma se non si è disposti a fare fatica non ci si deve venire".
Figlio di agricoltori, nato e cresciuto in un maso in Valsugana, ama definirsi alpinista, contadino, guida alpina e montanaro, Peter Moser è ospite di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.
"Restare qui è una scelta mia e mi ha plasmato", aggiunge Moser. "Un ritorno alle origini: non riuscirei a vivere in una città o in un paese. Il Lagorai è il mio habitat naturale. In montagna la prima cosa che si impara è la fatica".
Una vita non sempre semplice. "Chi vive e ama la montagna, un po' l'ha maledetta ma la fatica ti insegna l'umiltà e ti forgia. Poi rivissuta sotto l'aspetto sportivo la fatica è più sopportabile rispetto al lavoro, che non ha scorciatoie".
Il Lagorai è l'ultimo baluardo incontaminato del Trentino. "Ogni posto naturale è speciale, per me il Lagorai un po' di più. Si è salvato dal turismo di massa. E' un po' un fossile vivente arrivato ai giorni nostri, si differenzia in un modo davvero forte. Deve rimare tale perché è bello che ci sia qualcosa diverso nella proposta turistica. Va salvaguardato e non abbandonato: può diventare un esempio di equilibrio".
Nel 2020 ha unito in un lungo cammino oltre 200 cime sopra i 2 mila della catena Lagorai-Cima d'Asta. Un progetto che ha legato salite in stile alpino classico con percorsi scialpinistici, alcuni dei quali inediti: 14 giorni e 80 mila metri di dislivello.
“Non ho inseguito record, mi piace solo andar veloce, un'avventura", prosegue Moser. "Vedo la montagna a 360 e mi sento un ospite. Mi avvicino con rispetto, per me l'alpinismo è velocità, conoscenza e istinto ma anche andare un passo avanti rispetto ai pensieri e ai problemi che con la fatica spariscono. Però non bisogna confondere velocità con fretta".
Nel 2021 Moser ha compiuto il concatenamento di sei delle principali cime delle Pale di San Martino con una traversata solitaria, lungo le vie storiche dei pionieri.
“Ho voluto vivere un'avventura con focus quelle vie non più centrali degli alpinisti. Un omaggio a queste montagne che sono le nostre radici. Mi ha affascinato la storia, un ritorno alle origini di montanaro e di guida alpina".
Questi due progetti sono diventati dei film, “Aurai” nella catena del Lagorai Cima d’Asta e “Pionieri”, girato sulle Pale di San Martino. "La natura è ovunque e mi meraviglia ancora ma sono anche un po' geloso dei miei luoghi e non sono sui social per non sovraesporre alcune zone, ma anche perché non ho tempo", conclude Moser.