PODCAST. "Faremo le Olimpiadi con i cantieri?", Claudia Di Pasquale e l'inchiesta di Report: "Uso distorto delle regole e tante opere non sono essenziali ai Giochi"
La giornalista Claudia Di Pasquale, autrice dell'inchiesta "Sforo olimpico" andata in onda su Report, è l'ospite della puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni
TRENTO. I costi lievitati, i ritardi, i dubbi sulla sostenibilità, anche ambientale, e un dossier di candidatura poco aderente a quella che è diventata la realtà. Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sono state protagoniste di "Sforo olimpico", la puntata di Report andata in onda un mese fa su Rai3 (Qui articolo). Un reportage che ha analizzato varie criticità e contraddizioni dei Giochi a cinque cerchi.
"E' cambiato tutto", dice la giornalista Claudia Di Pasquale, che ha realizzato il servizio con la collaborazione di Giulia Sabella. La giornalista è l'ospite della puntata di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni. "Siamo partiti da quanto è stato presentato nel 2019, un piano che parla di un 90% degli impianti già esistente. Il finanziamento pubblico era ipotizzato in 231 milioni di dollari. Le nuove costruzioni riguardavano il villaggio Olimpico e l'Arena Santa Giulia di Milano ma con l'intervento dei privati. Lo slogan era 'Olimpiadi a costo zero' e si trattava di realizzate solo alcune opere temporanee. Ma è rimasto poco di quel dossier: oggi siamo a 3 miliardi e 600 milioni di euro con tante opere non essenziali ai Giochi".
Anche gli altri impianti, "che ospitano regolarmente gare internazionali e tappe di coppa del mondo sono oggetto di importanti lavori. Fondamentalmente i costi sono lievitati. I due trampolini di Predazzo vengono smantellati e ricostruiti. Stesso discorso per la venue di Anterselva, che ha ospitato i campionati del mondo nel 2020. Poi ci sono una serie di opere che non sono essenziali per le Olimpiadi.
Il servizio era partito dalla tanto discussa pista da bob. Un punto di svolta sembra esserci quando Malagò annuncia che non viene costruita con il placet del Cio, "poi Zaia e Salvini hanno confermato l'impianto di Cortina e bisognerà capire cosa potrà accadere se non si arriva pronti per test event: si rischia di avere i lavori iniziati e le gare spostate all'estero?".
Un'opera discussa e che accentra le principali polemiche. "Sono stati tagliati gli alberi anche in quelle aree dove dovevano essere mantenute le alberature. Questo rappresenta un caso emblematico e simbolico delle Olimpiadi. Nel dossier, infatti, si parla di lavori di ristrutturazione ma è tutto un controsenso e un paradosso".
A mancare anche "la Valutazione strategica ambientale. Ancora non c'è questo documento a livello nazionale e quindi non è stata rispettata questa procedura. Ma le Olimpiadi chiamano in causa le montagne, in particolare le Dolomiti. C'è infatti la previsione di infrastrutture che ricadono in aree a rischio idrogeologico o dove ci sono state frane. Si costruiscono, per esempio, strade in ambienti fragili e i vincoli vengono sorpassati in nome dell'interesse pubblico o del grande evento: si dà il via libera a opere che in tempi normali non verrebbero costruite".
Dal Trentino alla Valtellina, la puntata, però, aveva messo in luce diversi nodi perché "tutte le location presentano molto criticità, ma è difficile anche avere un quadro d'insieme in quanto c'è una certa distanza tra le varie venues. E questo è anche un possibile problema a livello ambientale, di logistica e di trasporti. Tuttavia parliamo di opere con impatto diretto sui cittadini: sono iniziati gli espropri per costruire strade, le persone sono state indennizzate con cifre ridicole e non c'è stata una reale partecipazione nelle scelte: i progetti sono stati presentati ma non è stata lasciata la possibilità di poter incidere".
Le associazioni sul territorio non sono state ascoltate. "Non c'è indifferenza, tanti Comitati si espongono per raccontare quello che succede e sono in prima linea. Il Comitato a San Vito di Cadore, per esempio, è stato denunciato dal Comune perché non si devono permettere di andare contro l'opera. In generale verso queste realtà c'è un clima di ostilità e vengono osteggiate dalle autorità. Si trovano a subire le decisioni e non è scontato che le comunità possano avere benefici da questi interventi per le Olimpiadi".
Non solo i costi sballati, più in generale ci sono diverse criticità. "Si cancellano aree agricole di pregio e si perdono pezzi di bosco per costruire tante strade, molti parcheggi e nuove cabinovie. Se andiamo a urbanizzare in modo eccessivo queste zone fragili si cambia la fisionomia di un paesaggio da preservare e perderemo la bellezza intrinseca dei luoghi. C'è un uso distorto delle regole". E le opere sono in ritardo: "Faremo le Olimpiadi con i cantieri?".