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PODCAST. "Bisogna avvicinarsi alla montagna in punta di piedi", la giovane orafa Martina Dondeynaz: "Spieghiamo perché al rifugio non si può avere un mojito"

Giovane orafa, con la sua creatività e la sua fantasia crea gioielli in bronzo con la tecnica della cera aperta, ispirati dalle montagne e dalle terre alte, Martina Dondeynaz è ospita di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni

Pubblicato il - 15 settembre 2024 - 21:00

TRENTO. "Sono andata via ma con la volontà di ritornare perché non ho mai sentito il bisogno di scappare". Queste le parole di Martina Dondeynaz. "Mi piace andare in giro e vedere posti nuovi: sono una persona curiosa e mi interessa uscire da questa cornice, però poi è sempre bello tornare: qui ci sono le mie radici".

 

Giovane orafa, con la sua creatività e la sua fantasia crea gioielli in bronzo con la tecnica della cera aperta, ispirati dalle montagne e dalle terre alte (Qui approfondimento su L'AltraMontagna), Martina Dondeynaz è ospita di "Da Quassù", il podcast de il Dolomiti realizzato da Marta Manzoni.

 

La 25enne abita in Valle d’Ayas e non ha mai voluto lasciare le terre alte, Dondeynaz ha studiato oreficeria a Roma e poi è tornata in val d'Aosta. "La montagna è stereotipata negli eccessi come lo sci e il turismo di massa con i relativi problemi: per esempio le colonne di macchine. Ma ci si dimentica di quello che c'è in mezzo e che meriterebbe di essere scoperto".

 

E nella capacità di compiere un passo indietro per rispettare la montagna rientra anche il discusso impianto del vallone di Cime Bianche, che si trova in fondo alla Val d’Ayas, ai piedi del massiccio del Monte Rosa. "Forse nel 2024, per la direzione che ha preso il mondo, la priorità non è costruire un nuovo collegamento: si potrebbero usare questi soldi e queste opportunità per qualcosa di più sostenibile sul lungo periodo".

 

I problemi sono altri, soprattutto legati alla mobilità. "Vivere in montagna non è facile e un problema sono gli spostamenti. Non sempre si possono operare delle scelte sostenibili: ci vorrebbero più pullman e una migliore organizzazione ma si può lavorare in questo senso". E a chi si avvicina alle terre alte il consiglio è di "prendere questa decisione per la passione e non per la moda perché magari si vede qualcosa sui social. Bisogna entrare in questo mondo in punta di piedi per integrarsi e per portare qualcosa di proprio perché un posto c'è già e ci sono anche delle dinamiche da rispettare. Non si deve portare lo stile di vita della città sulle montagne: non sarebbe giusto".
 

In val d'Aosta Dondeynaz ha aperto la sua attività, il suo brand di gioielli si chiama Armaù. "Per raccontare la montagna e le sue emozioni a 360 gradi. Ho scelto il bronzo perché è un materiale resistente che può essere usato ogni giorno".

 

E la sua esperienza da rifugista. "I nostri clienti conoscono i luoghi che frequentano, ma può capitare qualcuno invece che è più impreparato: cerchiamo di essere gentili e di spiegare perché non si può avere un mojito o perché ci si deve legare sul ghiacciaio. Un rifugio non è un albergo e le cose importanti sono quelle semplici".

 

La montagna le ha insegnato molto. "Una volta sul Pelmo mi è venuto male all'anca e pioveva forte. Eravamo in giro da più giorni e mi sono trovata da sola senza un modo per tornare indietro. Lì ho capito che dovevo mettere un piede dopo l'altro, se un problema è troppo grande si può dividere in segmenti per superare le difficoltà: la montagna ti può dare molti spunti e quella è stata una grande lezione. Poi essere soli è diverso da sentirsi soli, spesso vado con i miei tempi e i miei pensieri: ogni tanto può fare bene e diventare una risorsa", conclude Dondeynaz. 

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