"Lo hanno ucciso sparandogli alla testa". Le testimonianze di stupri ed esecuzioni di civili raccolte da Amnesty in Ucraina. Noury: "Tutto questo non può rimanere impunito"
Sono tante le testimonianze di crimini di guerra commessi in Ucraina, tra cui anche il trasferimento forzato in Russia e bombardamenti di obiettivi civili. Noury: "Conosciamo già gli assedi e le rappresaglie delle forze russe, come è già successo in Cecenia, Georgia e in Siria"
TRENTO. “Ci hanno spinti dentro e hanno chiuso la porta. Un minuto dopo l’hanno aperta e hanno chiesto a mio marito se avesse delle sigarette. Lui ha risposto che erano due settimane che non fumava. Allora prima gli hanno sparato al braccio destro, poi alla testa”. Inizia così il racconto di una donna di 46 anni di Bohdanivka, quando le forze russe sono entrate nel villaggio il 7 o l’8 marzo e hanno posizionato i loro veicoli blindati nelle strade.
La sera del 9 marzo la donna, che viveva col marito, una figlia di 10 anni e la suocera, ha sentito degli spari provenienti dalla finestra del piano inferiore. Lei e il marito hanno gridato che erano civili e non avevano armi, ma due dei soldati russi sono entrati in casa spingendoli nel locale caldaia. “Non è morto subito – ha proseguito la donna – dalle 21.30 alle 4 del mattino dopo respirava ancora anche se non era cosciente. Lo supplicavo, dicendogli: ‘Se mi senti, muovi un dito’ ma non reagiva. Quando ha respirato l’ultima volta mi sono girata verso nostra figlia e le ho detto che il papà era morto”.
Questa è solo una delle decine di testimonianze raccolte e verificate da Amnesty International, che da più di sessant’anni opera in difesa dei diritti umani e che dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina si è mobilitata per monitorare i crimini di guerra che si stanno compiendo.
Tante le storie di stupro, una forma di violenza considerata un’arma di guerra. “Abbiamo raccolto delle testimonianze diree di donne e ragazze – racconta il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury a Il Dolomiti – una decina fino a ora, soprattutto nella regione di Kyiv o delle persone sfollate da Mariupol”.
Una violenza utilizzata per terrorizzare non solo le donne e ricattare gli uomini, ma anche per cambiare l'equilibrio demografico e l’etnia: “Basti pensare alla guerra in Bosnia, - prosegue il portavoce – dove dal 1992 al 1995 si parla di un numero che va dai 25 mila fino a 50 mila casi”.
In Ucraina ancora non si può confermare che questo sia un fenomeno di massa “ma non mi sorprenderebbe se i numeri aumentassero. Stiamo tenendo sotto controllo la situazione sia all’interno del Paese che all'esterno, da chi è riuscito a fuggire”.
Un’altra testimonianza è quella di una donna sopravvissuta, dopo che il marito era stato vittima di un’esecuzione extragiudiziale. Il 9 marzo due soldati russi sono entrati nella sua abitazione, racconta, hanno ucciso il marito e l’hanno stuprata ripetutamente con le armi puntate contro mentre il figlio piccolo era nascosto in un locale caldaia. Fortunatamente madre e figlio sono riusciti successivamente a scappare.
Sono storie di terrore quelle dei civili ucraini, anche quando vedono passare i carro armati russi con la lettera “Z” lungo le strade. “Dopo che i carri armati se n’erano andati via – riporta Kateryna Tkachova, 18 anni, nascosta in cantina dai genitori, che invece decidono di scendere in strada - ho scavalcato la recinzione della casa dei vicini per vedere se erano ancora vivi. Mia madre era a terra, sulla schiena, da un lato della strada; mio padre era dall’altro lato, a testa in giù. Si vedevano grandi fori sul suo cappotto. Il giorno dopo sono andata a recuperarli: mio padre aveva sei grandi fori, mia madre uno più piccolo all’altezza del petto”. I genitori di Kateryna erano in abiti civili e privi di armi.
Soltanto qualche giorno fa nella città di Bucha, a pochi chilometri da Kyiv, dove sarebbero circa 300 i civili uccisi dall’esercito russo in ritirata (Qui l'articolo). Ai margini delle strade c’erano i resti dei corazzati distrutti ma anche molti corpi di persone in abiti civili.
“Le immagini parlano chiaro - continua il portavoce - cadaveri con le mani legate dietro la schiena e con un colpo alla nuca lungo le strade, addirittura fosse comuni. C’è il timore che possa essere superato da crimini ancora più gravi, questo perché conosciamo già gli assedi e le rappresaglie delle forze russe, come in Cecenia, Georgia e attacchi arei in Siria”.
Tra i crimini più efferati che sono emersi, anche il trasferimento forzato di ucraini in Russia e bombardamenti di obiettivi civili, tra le quali infrastrutture pubbliche, come scuole e ospedali: “In totale si sta parlando di alcune decine di episodi molto gravi – conclude Noury – Tutto questo non può rimanere impunito non bastano le denunce della stampa, ma continuare nella raccolta di prove, i responsabili dovranno essere puniti”.