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“Fare accordi con i dittatori significa dare loro la forza di fare ciò che sta facendo Putin in Ucraina”: al Festival dell'Economia, la premio Nobel per la Pace Karman

Per l'apertura del Festival dell'Economia di Trento è intervenuta oggi nella sala del Palazzo della Regione la premio Nobel per la pace Tawakkul Karman, per l'incontro “La violenza come arma per risolvere i conflitti”. In dialogo con la giornalista Maria Latella, l'attivista nata nel 1979 in Yemen non risparmia critiche severe alla politica estera di molti Paesi occidentali: “Le uniche popolazioni con cui dovete allearvi sono le democrazie: non sostenete i dittatori”

Di F.S. - 02 giugno 2022 - 13:53

TRENTO. “Sappiamo cosa voglia dire una guerra e siamo solidali con la popolazione ucraina: questo però è il risultato di politiche stupide dei governi occidentali, perché fare accordi con i dittatori significa dare loro la forza di fare ciò che Putin sta facendo in Ucraina. Non bisogna mai fidarsi dei dittatori”. Sono queste le parole dell'attivista yemenita e premio Nobel per la pace Tawakkul Karman al Festival dell'Economia di Trento. L'attivista nata nel 1979 ha partecipato nella giornata d'apertura della 17esima edizione della kermesse dello scoiattolo all'incontro “La non violenza come arma per risolvere i conflitti”, insieme alla giornalista Maria Latella, e non ha risparmiato critiche severe alla politica estera di molti Paesi occidentali: “Le uniche popolazioni con cui dovete allearvi sono le democrazie, non sostenete i dittatori”.

 

Durante l'incontro Karman ha raccontato anche la sua storia: nel 2005, ad appena 26 anni, l'attivista ha fondato “Giornaliste senza catene”, impegnandosi per l'affermazione delle donne e delle libertà di stampa in Yemen. Nel 2011 è stata poi protagonista della rivoluzione scoppiata nel contesto delle “primavere arabe”, che secondo la premio Nobel non sono state un fallimento”, ma hanno anzi permesso di destituire diversi dittatori nel giro di pochi anni. “La speranza c'è ancora – ha detto – nei Paesi arabi c'è impegno e le persone si sacrificano in prima persona per lottare contro i peggiori dittatori del mondo”.

 

Quella di Karman è una storia di impegno e di lotta, nonostante le detenzioni e le minacce, nonostante una vita separata dalla sua famiglia. “La rivoluzione non è finita – ha detto la premio Nobel – ci sono ancora troppe forze controrivoluzionarie che possono contare sull'appoggio di Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi”. Chi si sacrifica ogni giorno per la libertà, ha spiegato Karman, non si aspetta l'intervento militare dei Paesi occidentali: “Ma è frustrante vedere come le democrazie fanno alleanze con i dittatori. Noi chiediamo solo che non vengano stipulati accordi con chi uccide tutti i giorni gli yemeniti, chiediamo che non si vendano armi a chi è colpevole di questo massacro”.

 

Dopo aver raccontato della vittoria del premio Nobel nel 2011 (“all'improvviso ho visto persone cantare e danzare intorno alla mia tenda e dicevano 'abbiamo vinto il Nobel': noi, insieme, lo abbiamo vinto”) Karman ha concluso con un messaggio di speranza: “La lotta contro le dittature ha un prezzo molto alto. Ma non avremo paura, saremo noi a decidere il nostro destino. Il popolo yemenita arriverà alla democrazia”.

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