Dalle telecamere al "cliente modello" che non deve entrare con armi nei locali: la sicurezza secondo il Governo che scarica (ancora) tutto su bar, ristoranti e attività
Il ministero dell'Interno ha pubblicato un decreto con le linee guida per i pubblici esercizi. I dubbi di Confesercenti: "La sicurezza è una priorità e chiediamo azioni ma il protocollo non sembra facile da attuare"
TRENTO. "La sicurezza è una priorità e continuiamo a chiedere azioni". A dirlo Massimiliano Peterlana, vice presidente vicario di Confesercenti del Trentino, presidente Iniziative turistiche per la montagna e presidente Iniziative Confesercenti. "Tuttavia il protocollo tocca aspetti davvero complessi, alcuni difficili da interpretare ma soprattutto da applicare".
L'ultimo decreto del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, introduce delle linee guida per migliorare la sicurezza e prevenire "atti illegali" all’interno e vicino a bar, discoteche, alberghi, stabilimenti balneari e sale giochi.
Dalla garanzia di un'illuminazione adeguata nell'area di attività al "codice di condotta" con le regole che i clienti devono rispettare, il dispositivo prevede diversi interventi per implementare la sicurezza nell'area dei pubblici esercizi. L'adozione delle linee guida comporta dei vantaggi come la possibilità di evitare una chiusura automatica del locale o la sospensione delle licenze in caso di disordini.
Le linee guida sono state, però, criticate dalle associazioni di categoria a livello nazionale tanto che il governo è intervenuto per chiarire che l'adozione è facoltativa. "Il tema è veramente complesso", spiega Peterlana. "La valutazione dopo una prima lettura è che applicare il protocollo non appare semplice".
Il protocollo è stato elaborate sulla base delle indicazioni contenute nell'articolo 21-bis, convertito in legge nel 2018, in cui si spiega che ci possono essere accordi a livello locale tra le prefetture e le organizzazioni degli esercenti per introdurre "specifiche misure di prevenzione". Accordi che prevedono una maggiore cooperazione tra gli esercenti e le forze di polizia.
Ma ci sono tanti punti delicati. "Le linee guida prevedono che gli esercenti posizionino, con costi sostenuti in proprio, videocamere di sorveglianza all'esterno di un locale", continua Peterlana. "I video devono poi essere messi a disposizione delle forze dell'ordine se necessario. Ma non è un'azione semplice e ci sono da soppesare tutti gli aspetti legati ai passaggi legali e alla privacy".
Tra le altre cose il "codice di condotta", da affiggere dentro i locali e diffuso in internet, il cliente modello non porta nel locale armi, così come strumenti che potrebbero ferire altre persone, ma anche sostanze stupefacenti, non usa spray urticanti, non danneggia il locale, evita comportamenti molesti e non ostruisce le uscite di emergenza.
Se la definizione di "cliente modello" appare ineccepibile, la verifica è un punto di domanda. "Un conto è chiedere la carta d'identità per non somministrare alcolici ai minorenni ma non possiamo perquisire le persone e comunque i controlli dovrebbero avvenire all'ingresso e non già all'interno del locale: una microazienda dovrebbe quindi assumere personale dedicato a queste mansioni, con tutti i rischi del caso. Poco chiaro anche il riferimento allo spray urticante che una ragazza si porta appresso per la sicurezza personale".
Tra le misure è prevista la nomina di un "referente della sicurezza per il locale": una persona incaricata di dialogare con le forze di polizia. Più nello specifico questa figura dovrebbe comunicare alle forze dell’ordine quando ci sono eventi in cui si prevede partecipino molte persone.
"I pubblici esercizi sono già sentinelle sul territorio ma non si possono sostituire alle forze di polizia. Il prossimo passo è quello di ascoltare e confrontarci con la base associativa e con la sede nazionale per poi fornire un feedback e dare una risposta sulle linee guida", conclude Peterlana.