Morti sul lavoro, il Trentino Alto Adige è la “peggiore” regione d’Italia: per quattro anni consecutivi in “zona rossa”
Pubblicato un nuovo studio dell'Osservatorio Vega Engineering di Mestre: il Trentino-Alto Adige si conferma la regione più a rischio di incidenti mortali sul lavoro, finendo in "zona rossa" per tutti e quattro gli anni oggetto dell'analisi di Vega
TRENTO. Un nuovo studio dell'Osservatorio Vega Engineering di Mestre ha gettato luce sull'allarmante situazione degli infortuni mortali sul lavoro in Italia nel quadriennio 2021-2024.
L'analisi, basata sull'incidenza delle morti rispetto alla popolazione lavorativa, rivela un trend preoccupante, con un aumento nel 2024 dopo un calo iniziale legato alla pandemia.
La "zonizzazione a colori" elaborata dall'Osservatorio mette in evidenza le disparità regionali: il Trentino-Alto Adige purtroppo si conferma la regione più a rischio, finendo in "zona rossa" per tutti e quattro gli anni oggetto dell'analisi di Vega; mentre è la Sardegna a distinguersi come regione più sicura, rimanendo sempre in "zona bianca".
Una disparità che evidenzia l'importanza di considerare l'incidenza delle morti, piuttosto che i numeri assoluti, per comprendere fino in fondo la gravità della situazione.
L'analisi rivela anche che le donne sono meno a rischio dei colleghi uomini, sebbene abbiano un'incidenza maggiore di infortuni in itinere. I lavoratori stranieri, invece, presentano un rischio doppio rispetto agli italiani.
I settori più colpiti? Costruzioni, attività manifatturiere, trasporti e magazzinaggio e commercio, con un aumento preoccupante nel settore delle costruzioni nel 2024: dopo un calo iniziale nel 2022, gli infortuni mortali sono tornati a crescere a ritmi serrati.
“Il risultato più evidente dell’analisi, come accade sempre nelle nostre rilevazioni, è quello che mette in luce il rischio di morte maggiormente elevato nelle regioni con una popolazione lavorativa meno numerosa – spiega Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering di Mestre – ed è questo, forse, un dato troppe volte sottovalutato. Infatti, si tende spesso a definire l’emergenza attraverso i numeri assoluti, dimenticando come l’incidenza della mortalità sia il valore più realistico attraverso il quale realizzare la geografia degli infortuni mortali ed arrivare a scelte risolutive più incisive sia a livello imprenditoriale che istituzionale”.