Manifattura, l'allerta: “Bisogna giocare d'anticipo, rischio tempesta perfetta. La politica guardi oltre turismo e opere pubbliche”
L'appello arriva dal segretario della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli, accompagnato dai dati del bilancio 2023 delle società e dei gruppi industriali più significativi in Trentino realizzato dalla sigla sindacale: “C'è il rischio concreto di finire in una tempesta perfetta, con impatti importanti su occupazione e tenuta sociale e ridurre il tasso di innovazione del sistema produttivo”
TRENTO. Manifattura, la Cgil guarda ai dati del 2023 e lancia l'allerta: “Serve giocare d'anticipo per far ripartire gli investimenti e allontanare il rischio crisi”. A parlare è il segretario del sindacato trentino che, sulla base dei dati emersi nel bilancio 2023 delle società e dei gruppi industriali più significativi del Trentino, realizzato dalla stessa Cgil, sottolinea come ci sia il “rischio concreto di finire in una tempesta perfetta, con impatti importanti su occupazione e tenuta sociale e ridurre il tasso di innovazione del sistema produttivo”. Il dato forse più significativo emerso dall'analisi riguarda infatti il fatturato complessivo la cui crescita, dopo due anni di aumenti significativi (+23,8% nel 2021 e +17,8% nel 2022) si è di fatto arrestata, facendo registrare lo scorso anno un +0,8%.
“I segnali di rallentamento di oggi su fatturato e occupazione – dice Grosselli – potrebbero essere solo l'anticipazione di una tempesta perfetta che, complici le dinamiche internazionali, potrebbe abbattersi sulla manifattura trentina. Bisogna giocare d'anticipo. È urgente, allora, che anche la politica, giunta provinciale in primis, ne prenda atto e agisca attuando politiche innovative per sostenere gli investimenti su transizione ecologica e digitale. Il rischio è la marginalità della nostra produzione manifatturiera con impatti più importanti sulla tenuta di occupazione e coesione sociale”.
D'altra parte la situazione a livello internazionale è tutt'altro che promettente: l'elezione di Donald Trump negli Stati Uniti mette gli attori economici europei davanti al serio rischio di dazi potenzialmente pesanti (Qui Articolo) mentre, nel Vecchio Continente, la crisi di governo in Germania è ormai conclamata e la possibilità di elezioni anticipate nel 'motore' economico dell'Unione è concreta. E Grosselli non nascone le proprie preoccupazioni: “I segnali purtroppo ci sono già. L'occupazione nel manifatturiero in senso stretto è in rallentamento e siamo di fronte ad una ripresa della cassa integrazione, con settori in maggiori difficoltà come il cartario, ma anche quello legato al comparto dell'automotive. La scelta di procedere al concordato preventivo per la Marangoni Meccanica è un nuovo importante campanello d'allarme”.
In questo scenario, precisa il sindacato, il Trentino dovrebbe fare propria la 'ricetta Draghi', cioè adottare un pacchetto coraggioso di politiche economiche e industriali che puntino a recuperare competitività e produttività, sostenendo in tutti i modi possibili la transizione digitale e ambientale. “La Cina – dice ancora Grosselli – è già passata avanti e oggi immette sul mercato non solo prodotti a basso costo, ma anche produzioni con contenuti innovativi. L'Europa, senza una svolta, rischia di fare la fine del vaso di coccio e nel nostro piccolo, anche il Trentino, senza politiche lungimiranti rischia di incamminarsi verso un periodo di recessione”. Per questo è fondamentale che, in questo quadro complesso, gli imprenditori si mettano in gioco sfruttando la crisi come occasione per innovarsi in termini di prodotti e processi, ma anche cercando nuovi mercati.
Allo stesso tempo Grosselli scuote la Giunta provinciale, chiedendo di andare oltre la visione di un'economia che si regge solo su opere pubbliche e turismo: “Per sostenere una crescita strutturale del Pil non sono sufficienti, perché a bassa produttività e competitività”. Due fattori indispensabili, invece, anche per costruire risposte sul piano delle retribuzioni: “Il Trentino – dice il segretario provinciale – deve riguadagnare attrattività e può farlo puntando su un alto valore aggiunto del settore lavoro. Vuol dire attrarre risorse umane, in particolare i giovani, con competenza e profili formativi elevati. Per farlo, però, è indispensabile mettere sul tavolo anche adeguate retribuzioni”. La questione salariale, insomma, rimane centrale: “La partita sull'emergenza salariale – conclude Grosselli – è tutt'altro che chiusa. Restiamo convinti sia indispensabile agire sugli sgravi Irap vincolandoli al rispetto della contrattazione di secondo livello”.
L'analisi del segretario della Cgil del Trentino, come anticipato, muove i suoi passi dal bilancio 2023 delle società e dei gruppi industriali più significativi in Trentino realizzato dalla stessa sigla sindacale (46 società metalmeccaniche, 18 chimiche, 7 tessili-abbigliamento, 16 del settore alimentare, 7 del settore cartario-poligrafico, 5 delle costruzioni, 7 gruppi o aziende di settori diversi). Il campione di aziende preso in esame comprende 106 società e gruppi vari (in linea con la media degli anni scorsi) con una dimensione dal punto di vista economico di 7,426 miliardi di euro e 18.325 occupati.
Il dato complessivo per quanto riguarda il fatturato è in leggera crescita rispetto all'anno precedente (+0,8%), ma nel 2022 il fatturato delle aziende era cresciuto sul 2021 del 17,8% e nel 2021 del 23,8% sull'anno precedente. Al netto insomma dell'atteso 'rimbalzo' post-pandemico, dopo due anni di crescita rilevante l'aumento dei ricavi si è di fatto fermato. “La dinamica – scrive la Cgil – presenta differenze nei diversi settori: alimentare (+6,2%), metalmeccanico (+6,2%), costruzioni (+18,9%), chimico (-10,1%), tessile (-2,5%), cartario/grafico (-23,6%) mentre i gruppi hanno registrato un calo del 22,4%”. In termini generali, a fronte di una crescita media dello 0,8%, il Pil provinciale è cresciuto dell'1,3% a livello reale e del 6,6% a livello nominale: “58 società su 106 hanno registrato una crescita dei ricavi, per 48 si è registrato un calo o una situazione di stabilità”.
Il bilancio complessivo presenta poi un utile di 360 milioni di euro, pari al 4,9% del fatturato: “Sono in attivo tutti i settori ad eccezione del tessile – dice il sindacato – l'utile netto è del 6,7% del fatturato, nelle costruzioni del 9,4%, nel chimico del 5,8%, nell'alimentare del 2,6%, nel tessile del -0,5% e nel cartario è del 4,3%; i gruppi sono al 6,9%. Nel 2022 l'entità complessiva degli utili del campione era di 327 milioni di euro, pari al 4,3% del fatturato. Le aziende in utile nel 2023 sono 96, quelle in perdita sono 10. Per le aziende del campione dunque, il primo indicatore di redditività continua a essere positivo migliorando rispetto all'anno precedente”.
Il margine operative delle aziende campione (la differenza tra il valore della produzione e i costi prima della gestione finanziaria) è stato invece di 481,7 milioni di euro, pari al 6,5% del fatturato: “E' leggermente migliorato rispetto al 6,3% dell'anno precedente – continua la Cgil – per quanto riguarda i diversi settori, il margine operativo è dell'1,3% nel tessile, del 3,8% nell'alimentare, del 7,9% nel chimico, dell'8,3% nel meccanico e del 5,4% nel cartario, i gruppi sono al 13,2%, le costruzioni al 14,1%. Sono 99 le società con margine operativo positivo, mentre per 7 è negativo”.
Tra gli altri indicatori analizzati anche il costo del lavoro, che ammonta a 962,2 milioni di euro (pari al 13% del fatturato contro il 12,7% del 2022): “L'incidenza del costo del lavoro per le aziende trentine resta contenuta, seppur in leggera crescita. La frenata del fatturato, infatti, ha avuto l'effetto di incrementare il costo del lavoro. Nei diversi settori il costo del lavoro oscilla tra il 10,1% del settore alimentare e il 19,1% del chimico; è il 15% nel cartario, il 14,8% nelle costruzioni, il 12,3% nel meccanico, l'11,5% nei gruppi e il 10,8% nel tessile”. In crescita poi il tasso di profitto (il rapporto tra utile netto e capitale investito dall'imprenditore), pari all'11,4% nel 2023 contro il 9,8% nel campione 2022.
“L'indicatore continua quindi a rimanere elevato – continua la Cgil – e per quanto riguarda i singoli settori è pari al 6,2% nell'alimentare, al -1,1% nel tessile, al 12,5% nel chimico, al 9,2% nel cartario, al 16,9% nel meccanico, al 14,5% nelle costruzioni e al 13% nei grandi gruppi”. Gli indici di produttività e redditività rimangono poi significativamente positivi e migliorano rispetto all'anno precedente: “Va anche detto – precisa il sindacato – che sui dati incidono situazioni di alcune aziende particolarmente brillanti e altre particolarmente negative. Il dato medio non rende, però, fedelmente un quadro dove convivono situazioni con forti problemi e realtà di eccellenza”.
“Delle 106 società esaminate – si legge nel report – 96 hanno fatto utili e 10 hanno chiuso il bilancio in perdita: le aziende in perdita sono 2 nel settore meccanico, 3 nel chimico, 3 nel tessile, 1 nel cartario e 1 nei gruppi. Hanno aumentato il fatturato 58 aziende, mentre per 48 c’è stata una diminuzione dei ricavi; 99 aziende hanno un margine operativo positivo, 7 lo hanno negativo, quindi sono in perdita ancora prima degli oneri finanziari e delle tasse: 1 nel settore meccanico, 1 nell’alimentare, 1 nei gruppi, 2 nel tessile e 2 nel chimico. Queste sono le aziende che si trovano nelle condizioni di maggiore difficoltà. Sono 99 le aziende del campione che pagano oneri finanziari in misura inferiore al 4% del fatturato”.
L'analisi, infine, ha preso in considerazione anche il confronto del saldo occupazionale nelle aziende del campione, ad esclusione dei gruppi: “Nel 2023 si registra un aumento dell'1%, pari a 182 occupati in più. Su 99 aziende in 40 l'occupazione è cresciuta, in 59 è diminuita o è rimasta stabile. L'incremento dell'occupazione è stato comunque più contenuto rispetto all'anno precedente. Nel 2023 le ore di cassa integrazione ordinaria sono state 1.201.77, 209.871 ore di cassa straordinaria”.