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In Trentino si sperimenta l'impiantistica Apicale: "L'innovazione incontra la tradizione in viticoltura"

In Trentino ci sono diverse esperienze di installazioni viticole sulla pergola dell’impiantistica Apicale, una recente soluzione per la gestione a verde delle chiome in vigneto

Vigneto in Pisoni
Pubblicato il - 15 novembre 2024 - 13:13

TRENTO. Il Trentino prosegue con le installazioni viticole sulla pergola dell'impiantistica Apicale, un sistema ausiliario applicabile in vigneti già presenti sul territorio il quale essenzialmente consente il sollevamento dei fili presenti sul piano di tali forme di allevamento e su cui cresce la vegetazione durante il periodo estivo.

 

Questa azione è consentita dalla presenza di una traversa ausiliaria posta sulla palificazione portante o sulla traversa principale a seconda del tipo di pergola e avviene tramite un'operazione manuale una volta che la vegetazione in costante crescita supera i fili, presenti per sostenere i germogli verdi.

 


(Vigneto Chardonnay di Alberto Rizzi)

“L' approccio di miglioria viticola proposto da Apicale sul sistema di allevamento della pergola nel rispetto dello sviluppo e soprattutto delle tempistiche biologiche e fenologiche della vite presenta e ha come obiettivo tecnico il tentativo di porre la stessa nelle migliori condizioni possibili per compiere il suo ciclo stagionale - commenta Claudio Frapporti, l’enologo che ha sviluppato questa soluzione coperta nel metodo da brevetto. "Tale conduzione inoltre aiuterebbe noi viticoltori a perseguire tramite un corretto approccio agronomico, studiato ed indirizzato all’ equilibrio vegeto-produttivo, il minor interventismo possibile sulla gestione a verde del vigneto con riflessi importanti e mirati a rafforzare il legame con la successiva trasformazione enologica".

 

In concreto i fili di vegetazione vengono alzati verticalmente e agganciati sull'Apicale costituito da un tubolare vincolato e avente delle molle a "gancio" per l' inserimento e il contenimento dei fili.


(Vigneto Lagrein in Cavit)

Le esperienze di alcune realtà viticole trentine sono una testimonianza degli effetti di tale applicazione sia sul piano vegetativo (parete fogliare) e produttivo (grappoli di uva). Vediamo ora nel particolare alcune osservazioni che abbiamo raccolto durante la stagione 2024.

 

FORADORI

Sulla varietà Teroldego, vite a internodi lunghi ed esigente di spazio per la crescita vegetativa, sono iniziate ancora l'anno scorso le installazioni dell'impiantistica su pergola doppia. Tale soluzione ha permesso di ritardare o posticipare il più possibile eventuali operazioni di cimatura dei germogli uviferi nel rispetto del ciclo e della dimensione biologica della pianta, la quale presenta un percorso gaussiano di sviluppo e crescita vegetativa.


(Foradori - foto di Glauco Canalis)

Infatti, già in allegagione, il momento di formazione degli acini in post fioritura la vite tende lentamente a rallentare la sua cinetica di accrescimento fino ad arrestarsi con l'invaiatura e l'inizio di maturazione delle uve. Rimandare, quindi, da un punto di vista temporale della stagione operazioni cesorie sulla chioma in un momento fenologico in cui la vite non è più cosi strettamente impegnata sul piano vegetativo consente il naturale indirizzamento dei fotosintetati esclusivamente sui grappoli in formazione.

 

RIZZI
Alberto Rizzi viticoltore biologico della Val di Gresta racconta la sua esperienza con la varietà Chardonnay su pergola semplice spezzata.

 

"La soluzione viticola proposta mi ha subito incuriosito. L'obiettivo eno-tecnico proposto da Apicale è corretto, a parità di gradazione zuccherina l'acidità delle uve tende ad aumentare con l'aumento della superfice fogliare. Poiché il fine delle medesime è una base spumante, la riduzione degli interventi cesori sulla chioma ne rappresenta un valido percorso di gestione in vigneto".

 

Di certo "non sono mancati gli interrogativi e i dubbi a riguardo, in quanto aggiungendo un filo sul piano della pergola si temeva di creare un sorta di 'cappello' o copertura vegetativa andando a peggiorare in tal modo le condizione microclimatiche sulle file. Questo, in quanto produttore Bio certificato non è stato un pensiero da poco conto. Invece nonostante la stagione particolarmente complicata e difficile a causa del meteo avverso, la soluzione proposta da Apicale ha permesso, a seguito del sollevamento dei fili, di arrivare in invaiatura con delle chiome stabili aventi germogli principali lignificati, guadagnando punti luce in zona grappolo e contemporaneamente aumentando la superfice fogliare fotosinteticamente attiva di circa 50 centimetri, andando a dissolvere ogni dubbio iniziale".

 

"Anzi questo sistema con sorpresa ha persino migliorato le condizioni microclimatiche all'interno della pergola stessa. Inoltre lo spessore di questa superfice fogliare, quella eccedente che viene mantenuta grazie all'impiantistica, mantiene ottime prestazioni. Infatti risulta essere costituita da germogli primari con foglie grandi ed efficienti a differenza invece di un eccesso di germogli secondari (successivi a cimature) più deboli e fragili con internodi corti e foglie più piccole e con minore contributo energetico ma soprattutto più sensibili a infezioni peronosporiche. Un importante effetto collaterale positivo riguarda la qualità delle operazioni di defogliatura meccanica. Il limitato sviluppo di femminelle e il minore affastellamento in zona grappolo, permette di raggiungere migliori gradi di pulizia e la possibilità di poterle eseguire con tempestività nel momento più corretto permette di avere un’adeguata copertura sul grappolo dei prodotti fitosanitari, e quindi un'efficacia maggiore degli stessi che per un produttore Bio questo aspetto è essenziale. Infatti con Apicale si mantengono le chiome più ordinate e meno ingombranti evitando la presenza di tralci in caduta che obbligano ad eseguire anticipatamente delle cimature prima di eseguire le operazioni meccaniche all'interno del vigneto, andando ad allungare i tempi di gestione”.

 

CAVIT
A Cavit (Cantina Viticoltori del Trentino) la scelta è stata di inserire delle installazioni impiantistiche di Apicale in tre vigneti coltivati ciascuno con cultivar differenti ma rappresentanti del patrimonio viticolo Trentino con l' obiettivo di monitorare gli effetti che tale soluzione viticola potesse avere su viti con diverse caratteristiche morfologiche e fenologiche come ad esempio la lunghezza degli internodi e l'epoca di maturazione delle uve ma soprattutto e non meno importante eventuali valutazioni a fini enologici.


(Vigneto Marzemino in Cavit)

 

Sulla varietà Marzemino l' impiantistica è stata applicata ad un vigneto di circa 35 anni coltivato a regime biologico e con un buon equilibrio vegeto-produttivo. La forma di allevamento è una classica pergola spezzata trentina portante tre fili sul tetto della pergola per il sostegno della parete fogliare.

 

Le prime impressioni ricadono sulla gestione della chioma poiché il metodo che prevede il sollevamento dei fili ha permesso di arrivare in fase di maturazione grappolo con una parete fogliare integra senza effettuare interventi di cimatura dei tralci. Già questa è una miglioria interessante su una varietà come il Marzemino che ha degli internodi molto lunghi, questo, infatti consente di arrivare in maturazione con un numero maggiore di foglie dopo il grappolo e inoltre va a inibire lo sviluppo di femminelle che sarebbero facilmente colpite da attacchi tardivi di peronospora una volta sospesi i trattamenti fitosanitari.

 

Con tale gestione della vegetazione della chioma risulta migliorata la distribuzione e l'efficacia dei trattamenti fitosanitari sia in maniera diretta, in quanto la presenza di tralci verdi in ricaduta sulla fila spesso possono chiudere lo spettro di irrorazione dei fitofarmaci, sia in maniera indiretta favorendo una migliore esposizione dei germogli all' aria e alla luce ostacolando l' insidiarsi di malattie fungine e di muffe.

Sulla varietà Lagrein in vigneto biologico oggetto dell'installazione il carattere vigoroso della cultivar è stato gestito e controllato negli anni ma gli interventi di cimatura considerati comunque deleteri si sono sempre dimostrati necessari sulla gestione della chioma. In seguito all'alzata dei fili sulle traverse ausiliarie di Apicale la copertura dei tali germogli in crescita sul piano della pergola è stata ridotta e contemporaneamente l'integrità dei germogli uviferi è stata rispettata, condizioni queste importanti sulla maturazione tecnologica e fenolica (aromatica) delle uve. Un posizionamento superiore dello spazio di crescita delle parete fogliare ben separata dalla fascia grappolo ottimizza l'irraggiamento e l'areazione su entrambi le componenti fisiologiche.

 

Sulla varietà Chardonnay l' impianto del vigneto è ancora molto giovane ma a seguito delle alzate dei fili di vegetazione e aver visionato l' aumento della superfice fogliare a disposizione delle viti per il compimento del loro ciclo biologico una prima interessante osservazione potrebbe ricadere anche sul piano radicale delle stesse. Infatti recenti studi mostrano come l'aumento del volume radicale sia direttamente proporzionale all'ampiezza dell'apparato fogliare.

 

Tutto ciò potrebbe a lungo termine, nel periodo di vita del vigneto stesso, mitigare l'effetto della variabilità metereologica stagionale creando un apparato radicale profondo ed efficiente. A seguito dell’esperienza di questa stagione proseguiranno le valutazioni e approfondimenti da parte del comparto tecnico di Cavit.

 

PISONI

In Pisoni le installazioni dell' impiantistica hanno riguardato vigneti a varietà Rebo e Chardonnay e ha permesso sostanzialmente di aumentare lo spazio per il contenimento della vegetazione in crescita evitando o riducendo al minimo i tagli ai germogli uviferi.

 

Le prime considerazioni di Pisoni in particolare ricadono sull' apparato fogliare dove sicuramente la pressione fitosanitaria, con riferimento alla peronospora, in una stagione cosi difficile è stata più contenuta infatti la presenza di foglie mature più resistenti alla penetrazione del fungo ha creato e mantenuto chiome verdi e operose sul piano fotosintetico.


(Azienda agricola Vallarom)

VALLAROM

L'esperienza biennale di Apicale su Pinot Nero in Vallarom ha permesso di verificare una migliore gestione della parete fogliare in vigneto e il rispetto dell'integrità dei germogli uviferi accompagnato a un controllo della vigoria ha portato le viti verso una tendenza di minor sviluppo di femminelle o germogli secondari.

 

Un effetto questo molto interessante per le realtà viticole biologiche dove magari gli eccessi di vigoria risultano di difficile controllo e spesso deprezzanti sul piano qualitativo e sanitario dei grappoli.

 

Molto bene, conclude Vallarom, l'aumento dell'areazione sui grappoli presenti sotto il piano della pergola per effetto del sollevamento della parete fogliare, ne evince sicuramente la possibilità di essere mirati e a bersaglio nei trattamenti cioè raggiungere con maggiore copertura i grappoli.

 

Positivo sicuramente l'irraggiamento sulle uve in termini di maturità fenolica, cioè sul contenuto polifenolico degli acini e soprattutto sulla concentrazione degli antociani sulle bucce. Sulla questione enologica già con l'annata '23 interessante e meritevole di approfondimenti i risultati riscontrati sul piano acidico dei vini ottenuti.

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