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Voucher, Ianeselli e De Laurentis: "Anche in Trentino la situazione è fuori controllo". Bort: "Ma lo strumento è valido"

Mentre la Cgil si appresta a proporne (con uno dei sui tre referendum) l'abolizione il segretario del sindacato e il presidente degli Artigiani sono concordi nel bocciare lo strumento di pagamento. Confcommercio la pensa diversamente: "Se ci sono abusi si correggano le norme ma non si butti via tutto" 

Di Luca Pianesi - 16 dicembre 2016 - 14:28

TRENTO. Voucher sì, voucher no. Anche in Trentino il dibattito è aperto su quello che doveva essere uno strumento utile per regolarizzare i cosiddetti lavori e "lavoretti" integrativi (alcuni esempi? Le lezioni scolastiche a casa, la raccolta delle mele, lavori da commesso o cameriere, a spot e a chiamata) ma che da più parti, ormai, sembra venga utilizzato come sistema di pagamento sostitutivo. "La situazione è fuori controllo anche da noi - ci spiega Franco Ianeselli segretario della Cgil del Trentino - doveva servire a far emergere il lavoro nero ma in realtà vengono utilizzati per sostituire il lavoro dipendente. Ovviamente senza le tutele e le garanzie che deriverebbero da contratti veri".

 

"E' vero ne abbiamo sentore anche noi artigiani - aggiunge Roberto De Laurentis presidente dell'Associazione Artigiani - e penso che questo andazzo sia molto penalizzante per tutto il mondo del lavoro. Chi utilizza i voucher per sostituire il lavoro dipendente non lo fa con una logica di formare il suo lavoratore e quindi tenerlo con sé, farlo crescere. Noi artigiani dobbiamo ragionare in maniera diversa. Le imprese non sono solo uno strumento economico ma sono un luogo dove tutti insieme si cresce e si migliora. A Trento sono fioriti ristoranti e pizzerie, in questo periodo. Possibile che ogni volta che ci si va non si trova mai due volte lo stesso cameriere? Il voucher se usato per regolarizzare lavoretti a spot e stagionali poteva essere un ottimo strumento. Ma sta diventando un modo per sostituire i contratti veri. Un vero e proprio abuso".

 

E anche i dati sembrerebbero confortare le tesi di Ianeselli e De Laurentis, almeno su scala nazionale. In questo 2016 al boom di voucher, infatti, è seguita la brusca frenata delle assunzioni. I dati elaborati dall'Osservatorio sul precariato dell'Inps, infatti, certificano che le assunzioni di datori di lavoro privati nel periodo gennaio-agosto 2016 sono state 3.782.000, con una riduzione di 351.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-8,5%). Un rallentamento a cui ha fatto da contraltare alla vendita di 96,6 milioni di voucher (del valore nominale di 10 euro) destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, il che si traduce in un incremento, rispetto ai primi otto mesi del 2015, pari al 35,9%

 

Ma come funzionano? Il voucher vale 10 euro (e suoi multipli tipo 20 e 50 euro) di questi 7,5 rappresentano il netto, 1,3 euro sono i contributi Inps, 0,7 contributi Inail, 0,5 euro come compenso del concessionario Inps per la gestione del voucher. Ogni lavoratore, in un anno, può guadagnare al massimo 7.000 euro netti con questo strumento. Le prestazioni rese nei confronti di imprenditori commerciali e liberi professionisti non possono superare i 2.020 euro netti per ciascun committente, fermo restando il limite di 7.000 euro netti, (9.333 euro lordi). Per prestatori percettori di misure di sostegno al reddito il limite economico è di 3.000 euro complessivi per anno civile, con riferimento alla totalità di committenti, che corrispondono a 4.000 euro lordi.

 

"In realtà io penso che quello del voucher sia uno strumento utile se ben usato - spiega Giovanni Bort presidente di Confcommercio -. Con un coltello ci puoi tagliare il pollo o fare delle stragi. Non è lo strumento in sé che è sbagliato. Casomai è come lo si utilizza. Quindi ben vengano dei correttivi normativi che ne limitano gli abusi. Ma è stata una misura che in realtà ha sostenuto il reddito di tante persone e che ha permette ai giovani di avvicinarsi al mondo del lavoro. Nei settori del turismo e della ristorazione, poi, è molto utile e fa emergere anche il nero. Questo Paese ha bisogno di strumenti agili e snelli anche nel mondo del lavoro. Altrimenti non si va più avanti. C'è poco da fare. Tutti si lamentano che non cresciamo ma se non si produce è difficile crescere. Non stronchiamo anche le poche strategie che possono portare un po' di crescita. Casomai regolamentiamole meglio".

 

Intano il tema voucher sì, voucher no, sarà oggetto di uno dei tre referendum proposti dalla Cgil (proposte che l'11 gennaio verranno valutate dalla Corte Costituzionale). Questi i tre temi, infatti, che il sindacato vorrebbe sottoporre al giudizio del popolo: per quanto riguarda la materia degli appalti prevedere che in caso di violazioni nei confronti del lavoratore rispondano sia la stazione appaltante che l'impresa appaltatriceripristinare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori abrogando la norma del Jobs Act che ha liberalizzato i licenziamenti economici; eliminare lo strumento dei voucher. "Ai referendum affiancheremo la legge di iniziativa popolare da discutere in Parlamento che introduca una nuova Carta dei diritti dei lavoratori universale. L'idea - conclude Ianeselli - è quella di dare nuove forme di tutela anche ai lavoratori autonomi. Dobbiamo uscire dalla logica dipendenti e autonomi. I lavoratori sono lavoratori e meritano tutele e diritti in quanto tali". 

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