Le Poste Italiane venerdì 4 incrociano le braccia
Le sigle sindacali hanno indetto uno sciopero per protestare contro la privatizzazione e l'imposizione del recapito a giorni alterni. Slc Cgil e Slp Cisl organizzano un pullman per Mestre che partirà alle 6.45 dal casello autostradale di Trento sud con tappa a Rovereto sud
TRENTO. Venerdì 4 novembre i 1.100 lavoratori trentini di Poste Italiane incrociano le braccia contro una privatizzazione che vuole esclusivamente "fare cassa" e contro l'imposizione del recapito a giorni alterni. La mobilitazione è indetta a livello nazionale da Slc Cgil, Slp Cisl, Failp Cisal, Confsal Comunicazioni e Ugl Comunicazioni e sono previsti manifestazioni in tutta la penisola.
I lavoratori della provincia parteciperanno al presidio di Mestre davanti alla sede di Poste nordest: le segreterie provinciali di Slc Cgil e Slp Cisl organizzano per questa occasione il collegamento con un pullman che partirà alle 6.45 dal casello autostradale di Trento sud e farà tappa a Rovereto sud alle 7.15. Nella giornata di venerdì in Trentino sarà garantito il funzionamento degli uffici di Trento centro, Rovereto centro, Cavalese, Fiera di Primiero, Malè, Moena, Cles, Tione, Riva del Garda e Borgo Valsugana.
In Trentino dal 2010 ad oggi sono stati chiusi 15 uffici sul territorio e in molte zone periferiche il servizio è in affanno. La situazione potrebbe peggiorare con l'avvio della distribuzione a giorni alterni prevista nel piano di riorganizzazione di Poste italiane: “La riorganizzazione - spiega Daniela Tessari di Slc Cgil del Trentino - della divisione Poste Comunicazione Logistica deve avvenire con investimenti mirati alla qualità del servizio, all'efficienza delle consegne, alla valorizzazione della straordinaria rete logistica dell’azienda. C’è una enorme fetta di mercato da intercettare e solo piani in quel senso garantiranno in futuro la solidità di Poste e il mantenimento dei livelli occupazionali”.
I sindacati contestano anche il progetto di privatizzazione del Ministero dell'Economia e chiedono al governo “che l’impresa non sia totalmente privatizzata, che sia mantenuta l’unicità aziendale, che si utilizzino gli utili di bilancio per continuare a migliorare i servizi e le condizioni di lavoro. Poste Italiane non si svende e, per il servizio che rende al Paese, deve rimanere a maggioranza pubblica”.
Le sigle di categoria chiedono al management “di dare attuazione al piano industriale con serietà” e contestano “l’attenzione esclusiva riservata al segmento finanziario: Poste è anche un’azienda logistica di primaria importanza nel panorama italiano e vuole continuare a esserlo”.