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De Laurentis: "Da aprile non sarò più il presidente degli Artigiani. Ma il terzo mandato va approvato per il futuro"

Ieri a Pergine il numero 1 dell'associazione ha ritirato la proposta di inserire il terzo mandato nello statuto: il rischio "personalizzazione" era troppo alto. "Ma è una battaglia di libertà e andrà riproposto. Io comunque fino ad aprile resto alla guida e sarò al lavoro fino all'ultima ora dell'ultimo giorno"

Di Luca Pianesi - 27 ottobre 2016 - 17:51

PERGINE. "Ho sempre detto che avrei concluso con la scadenza naturale del mio mandato. E ieri per non spaccare l'assemblea ho chiesto esplicitamente di ritirare la mozione. La mia è una battaglia di libertà da riprendere a partire da gennaio quando non ci saranno più possibilità di fraintendimento". Era stata effettivamente caricata in maniera eccessiva di attese e di tensioni l'assemblea straordinaria dell'Associazione artigiani convocata ieri sera a Pergine per modificare lo statuto. Tanti i punti all'ordine del giorno ma uno su tutti era all'attenzione di soci e organi di stampa: l'eventuale superamento del limite dei due mandati quadriennali per le cariche associative. Il che per molti si traduceva in "De Laurentis è a fine secondo mandato, ora si fa modificare lo statuto per farsi altri quattro anni da presidente".

 

Per qualcuno sembrava diventata una sorta di sfida all'O.k. Corral dove regolare dissapori e vecchie ruggini e allora il numero 1 degli artigiani ha deciso di fare un passo indietro anticipando tutti. "Questa norma va cambiata non per me ma per il futuro dell'ente - spiega De Laurentis - perché con il limite il rischio che entrando nella seconda tornata si tirino i remi in barca e si rallenti, tanto non c'è il voto dopo a giudicare l'operato di nessuno, è troppo alto. L'elezione è una procedura che garantisce qualità ed equilibrio anche a tutto il mandato. E poi ci dovrebbe essere la libertà di scelta degli associati di decidere di affidarsi a diversi candidati. Non la timida attesa di chi è troppo debole per proporsi e attende che i rivali più forti scadano nel loro mandato".

 

Ieri, comunque, tutta la serata si è sviluppata nell'attesa di arrivare a quel fatidico punto. Un punto che per vedere l'approvazione e la conseguente modifica dello statuto necessitava del voto di una maggioranza qualificata dell'assemblea (i due terzi). Bisognava quindi quanto meno raggiungere il numero legale di 232 soci per discutere la questione (la metà più uno dei 462 delegati). Le operazioni, però, si sono fatte da subito farraginose. I delegati sono arrivati alla spicciolata, uno alla volta, e se il via era fissato alle 20 i lavori sono cominciati ufficialmente solo alle 21.15 quando tutti e i 232 attori necessari erano tutti presenti. Troppo pochi comunque per garantire il passaggio della norma. E allora De Laurentis ha fatto un passo indietro. Risultava evidente, ormai, che quella riforma era stata troppo "personalizzata". Quasi fosse il referendum costituzionale: non si vota per cambiare o meno la costituzione ma per dire sì o no al Governo Renzi.        

 

"Sbagliato - prosegue De Laurentis - io l'ho sempre detto che non avevo intenzione di proseguire. Ma non perché mollo o cose del genere. Assolutamente. Io non mollo mai, si guarda sempre avanti. Ma ho tantissime cose che mi attendono e ho sempre saputo che, da statuto, la scadenza naturale del mio percorso sarebbe stata tra aprile e marzo 2017. Poi c'è stata una fortissima pressione delle imprese. In tantissimi mi hanno chiesto di restare, di continuare a fare il presidente. Ed è quindi apparso chiarissimo come questa norma andava, comunque cambiata. A prescindere dal mio destino. Ecco che allora, ieri, ho preferito fare un passo indietro, per rispetto della nostra istituzione. Il rischio era che la modifica non passasse e invece adesso potrà essere riproposta dopo la nostra decadenza. A fine anno, infatti, tutte le cariche decadranno anche se fino ad aprile noi proseguiremo con l'amministrazione ordinaria".

 

Game over, quindi? Fine dei giochi? "Questo mai - conclude il numero 1 degli artigiani - io sono ancora il presidente fino ad aprile. E credo che mi ci sentirò anche dopo. Otto anni di lavoro 24 ore su 24 al servizio di questa associazione non si cancellano. Anche se mi attendono mille nuove sfide: dall'azienda alla presidenza della casa di riposo di Arco, dall'Us Arco a tante altre cose. Rassicuro mia moglie. Sul divano non mi ci vedrà ancora per molto tempo. E comunque manca ancora tanto da qui ad aprile. Saranno mesi intensi e non ho intenzione di mollare di un centimetro. Fino all'ultimo giorno, fino all'ultima ora, sarò a lavoro. Vi posso assicurare - conclude sorridendo - che sarò io a spegnere la luce nella sede di via Brennero la sera del mio ultimo giorno alla guida dell'Associazione artigiani". 

 

 

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