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Disagio giovanile e disturbi del comportamento alimentare: un incontro per aiutare i genitori ad ascoltare una “generazione di silenzi”

L’appuntamento è sabato 8 marzo alle 17 a Palazzo Crepadona. L’incontro “Generazione di silenzi” organizzato dall’associazione Margherita Fenice è un appuntamento dedicato soprattutto ai genitori, ma aperto alla cittadinanza, per capire come ascoltare i giovani e affrontare il loro disagio, spesso silenzioso

Di Sandy Fiabane - 05 marzo 2025 - 19:59

BELLUNO. L’appuntamento è per sabato 8 marzo e vedrà la presenza di esperti di spicco nel trattamento dei disturbi giovanili. Il relatore sarà Stefano Vicari, docente dell’Università La Cattolica di Roma e primario di neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù. Interverranno poi Aldo Gatto, direttore del Dipartimento di salute mentale (Dsm) dell’ULSS 1 Dolomiti i e dell’U.O.C. psichiatria di Belluno, e Stefano Bertomoro, fondatore del Coordinamento nazionale per la cura dei Disturbi del comportamento alimentare (Dca) e presidente dell’associazione Fenice ODV di Portogruaro.

 

Per l’occasione abbiamo intervistato Virginia Giuffrida, presidentessa dell’associazione Margherita Felice, per fare il punto sulla situazione del disagio giovanile in Provincia di Belluno.

 

L’incontro si occuperà di disagio giovanile. Perché l’avete chiamato “generazione di silenzi”?

 

Perché il silenzio è spesso il tema centrale nell’ambito del disagio giovanile: non è semplicemente assenza di parole, ma può anche essere segno di sofferenza o difficoltà di giovani che non riescono neanche a comunicare i loro problemi ed emozioni. Noi adulti spesso li vediamo in silenzio, ma in realtà vorrebbero dirci tante cose che o non riescono a comunicare o che noi stessi non riusciamo a sentire e interpretare, per cui l’incontro è rivolto soprattutto ai genitori.

 

Tuttavia siamo partiti da un’indagine svolta dalla Consulta Provinciale degli studenti con le Scuole in Rete e il Distretto scolastico, nella quale si evidenzia una situazione di disagio giovanile sul nostro territorio.

 

Cos’è emerso da questa indagine?

 

L’indagine ha coinvolto 3 mila studenti, che rappresentano il 40% della popolazione scolastica, ed è emerso che il 37% si dichiara solo e il 68% afferma di avere improvvise sensazioni di paura. Questo porta a situazioni di disagio e comportamenti a rischio, tra cui anche i Disturbi del comportamento alimentare (Dca) di cui si occupa la nostra associazione.

 

Solitamente, in occasione del 15 marzo, giornata del Fiocchetto Lilla per la cura dei Dca, abbiamo sempre organizzato degli incontri ma quest’anno, sulla scia di questi dati, abbiamo voluto affrontare il tema del disagio giovanile in maniera più ampia perché sono in aumento ad esempio anche i casi di consumo di alcol e il gioco d’azzardo tra i giovani.

 

Rispetto ai Dca, avete notato una crescita dei casi durante il lockdown e dopo la pandemia?

 

Sì, post pandemia i casi sono aumentati di oltre il 30%. Adesso i numeri si sono stabilizzati, ma non siamo tornati ai livelli pre pandemia. Noi nasciamo come gruppo di mutuo aiuto e ai nostri incontri continuano ad arrivare genitori e familiari di ragazzi in cura o che, al contrario, faticano a intraprendere un percorso di cura.

 

Facciamo incontri ogni due settimane e cerchiamo, con l’aiuto di uno psicologo, di condividere tutte le problematiche legate alla presenza di un familiare affetto da questo disturbo.

 

C'è una diffusione del fenomeno anche tra i ragazzi?

 

Tendenzialmente i Dca coinvolgono maggiormente le ragazze, anche nel bellunese. Ci sono però stati dei casi di ragazzi legati soprattutto a una nuova forma di disagio chiamata “vigoressia”, cioè il voler essere perfetti fisicamente e a ogni costo: questo porta a un controllo ossessivo della massa magra o delle calorie ingerite, ma nasconde comunque uno stato di sofferenza profondo perché la persona tende a fuggire ogni occasione di socialità per paura di sgarrare.

 

Infine, il recente caso che ha coinvolto una ragazza 19enne anoressica di Montebelluna: riscontrate ancora poca consapevolezza e sensibilità su cosa siano realmente i Dca?

 

Assolutamente sì, è una sorta di stigma per cui non si capisce che, trattandosi di malattie legate alla psiche, l’aspetto fisico - che non sempre si nota, come nei casi di bulimia - è solo la punta dell’iceberg di una situazione più profonda di sofferenza. Vogliamo quindi far capire che si tratta di vere e proprie malattie e come tali vanno curate e seguite. Inoltre, purtroppo, i tempi del percorso di cura sono lunghi, ma vanno affrontati uscendo dall’idea che si tratti di una sorta di colpa.

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