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"Ecco i volti e i nomi degli stupratori di Rimini". La bufala al quadrato che viaggia anche in Trentino. Gli avvocati riminesi: "Denunceremo chi l'ha diffusa"

La Voce del Trentino ha copiato un articolo di Libero parola per parola firmandolo Andrea Tumiotto eppure era una terribile fake news. Foto segnaletiche di quattro persone che nulla centravano con il terribile stupro di qualche giorno fa. Il web anche qui si scatena ("castrazione chimica", "un pezzo alla volta con la sega circolare") ma era tutto falso. Abbiamo raggiunto gli avvocati dei ragazzi: "I giornalisti dovrebbero seguire una deontologia e un ordine professionale dovrebbe vigilare attentamente"

Di Luca Pianesi - 03 settembre 2017 - 08:03

TRENTO. "Abbiamo già depositato la denuncia nei confronti di chi ha diffuso immagini e nomi su Facebook ora faremo la stessa cosa con le testate giornalistiche che hanno pubblicato una notizia di cui era facilissimo verificarne l'attendibilità”. A parlare è l'avvocata Sonia Raimondi di Rimini. Il riferimento è a quella terribile fake news che in Trentino è stata rilanciata dalla solita Voce del Trentino. Titolo: "Rimini, le facce degli stupratori della turista polacca. Ecco le facce degli 'schifosi subumani'". Sotto la foto segnaletiche di quattro nordafricani e attacco del pezzo che recita "gli inquirenti di Rimini hanno in mano i volti dei quattro stupratori che sabato sera hanno violentato una turista polacca di 26 anni in spiaggia a Miramare". 

 

"Ecco gli schifosi subumani", ma non sono loro. La foto risale al 2016, ed è di proprietà di Rimini Today, che abbiamo contattato negli scorsi giorni, e si riferisce a un'operazione delle Forze dell'Ordine contro lo spaccio sulla riviera romagnola. I quattro, quindi, erano imputati in un processo per droga. Niente a che fare con il terribile stupro di gruppo di cui si parla tanto in questi giorni (di ieri la notizia che dietro ci sarebbe una baby gang composta da due marocchini di 15 e 16 anni, un nigeriano di 20 e un quarto minorenne congolese). Insomma solita bufala? Forse peggio, perché c'è bufala e bufala. C'è la notizia completamente inventata (tipo quella di un bambino morto che è stato trovato in un bidone a Trento Nord) che almeno necessita di una certa fantasia creativa e c'è quella che è altrettanto falsa, tendenziosa, pericolosa ma che è addirittura copiata e cerca di scaricare la responsabilità su un'altra fonte. La chicca, infatti, è che l'articolo è identico, parola per parola a quello di libero.it (che loro stessi citano) eppure è firmato da tale Andrea Tumiotto. Quindi il colpo questa volta è doppio. Ci si firma un pezzo altrui che in più è pure una bufala e mentre Libero toglie la foto dei quattro, La Voce le tiene su tutt'ora con tanto di nomi e cognomi (si veda in fondo all'articolo i due screenshot).

 

L'effetto, sul territorio, però è il solito. La rete è così e con un click si finisce per trasformare quattro volti in stupratori. Si rischia di mettere a rischio la vita stessa di persone che non centrano nulla perché la furia della folla o peggio, di qualche singolo esaltato, può diventare devastante. E i creduloni che si affidano alle voci false e bugiarde ci sono, eccome, come dimostrano la sfilza di "castrazione chimica", "nel dubbio sparategli", "affiggetele ovunque" "saprei ben io cosa fargli...finché ti implorano di finirli" "un pezzo alla volta con la sega circolare...questi vermi" di commento al post della Voce, su Facebook.

 

Il più incredibile è quello di Gloria che a chi prova a dire che è una bufala risponde con questo capolavoro: "Quelli che dicono che le foto segnaletiche sono 'vecchie' ... sono x caso parenti degli stupratori, gestori di coop oppure dei buonisti nullafacenti? .....evitate commenti idioti!"

 


 

Ma facciamo un passo indietro: la notizia-fake è stata ripresa da un tweet di Alessandro Meluzzi, ex deputato di Forza Italia. E' lui che usa la frase “schifosi subumani”, è lui che riprende un post di una giornalista (del Giornale) pubblicato sulla pagina Facebook personale. Poi arriva Libero. La mattina del 30 agosto, dopo che i social scambiano questa falsità per ore e ore, ci pensa Enrico Mentana a spiegare che si tratta di una fake news: “L'ex parlamentare Meluzzi pubblica le foto dei quattro stupratori di Rimini, e le reazioni sono quelle stesse dei giorni scorsi. Il fatto è che quelle foto riguardano arresti compiuti diversi mesi fa in un'operazione anti-spaccio”.

 

Il giornalista, che ormai ha ingaggiato una battaglia contro quelli che definisce 'webeti' e contro le bufale, scrive così: “La giustizia e l'informazione sono cose serie: si indaga, si individuano gli elementi di prova e si cercano i possibili colpevoli. Si ricostruiscono le loro storie e poi si può commentare, anche nel modo più duro, ma non strumentalmente”.

 

Ma la strumentalizzazione in questi casi porta frutti, porta clic, aumenta il risentimento popolare, la bile tracima e le condivisioni su Facebook raggiungono vette mai viste. In fondo, anche Joseph Göbbels lo diceva: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”. I quattro nordafricani sbattuti in prima pagina esistono in carne e ossa. Non saranno stinchi di santo ma non hanno violentato nessuno e non si meritavano di essere sbattuti, e tenuti, in prima pagina. Esistono, sono esseri umani e hanno dei diritti, ad esempio quello di tutelare la loro onorabilità.

 

Noi abbiamo cercato di risalire la corrente. Siamo partiti da Rimini Toaday e siamo arrivati agli avvocati dei quattro ragazzi "sbattuti in prima pagina". L'avvocata Sonia Raimondi ci ha spiegato che alcuni di loro le hanno già dato mandato di procedere nei confronti di chi ha pubblicato le immagini e i nomi per diffamazione. Stessa cosa, sollecitato e consigliato dall'avvocata Ninfa Renzini, farà un altro di loro.

 

“Abbiamo già depositato la denuncia querela nei confronti di chi ha diffuso immagini e nomi su Facebook – ci ha spiega Raimondi – ora faremo la stessa cosa con le testate giornalistiche che hanno pubblicato una notizia di cui era facilissimo verificarne l'attendibilità”. L'avvocata Renzini, che provvederà a breve a consigliare il suo assistito a sporgere denuncia, dice questo: “Io, da legale, sono tenuta ad agire secondo una deontologia che il mio ordine professionale giustamente esige. Anche i giornalisti dovrebbero seguirne una – conclude – e anche in quel caso un ordine professionale dovrebbe vigilare attentamente”. 

 

QUI SOTTO GLI SCREENSHOT DELLE DUE PAGINE DELLA VOCE DEL TRENTINO E DI LIBERO CHE RIPORTANO IL TESTO PRATICAMENTE IDENTICO.

Le foto segnaletiche con nomi e cognomi sono stati da noi, ovviamente, coperti. Su Libero, come si può vedere, non ci sono più.

 


 


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