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Miele proveniente dalla Cina e dal Vietnam 'irregolare', maxi sequestro di 22 tonnellate. Stop a sostanza zuccherina non “Bio” usata per nutrire le api

La sostanza zuccherina non “Bio” (tra zucchero semolato o a velo, in granella, “sporco”, “candito”, in panetti), veniva usata per nutrire le api e produrre miele che invece doveva essere "Bio". Il miele era provenienti non solo dalla Cina e dal Vietman ma anche da  Romania, Ungheria e Turchia. L'operazione a seguito di un controllo ad un operatore vicentino del comparto mellifero

Di G.Fin - 24 gennaio 2025 - 10:03

VICENZA. Miele proveniente da Cina e Vietnam ma anche da Romania, Ungheria e Turchia pronto per essere venduto in Italia senza alcuna tracciabilità ma anche sostanza zuccherina non “Bio” illecitamente utilizzata per nutrire le api dalle quali produrre poi miele con indicazione "Bio". 

E' stato sequestrato oltre 22 tonnellate di miele e oltre 3,5 tonnellate di sostanza zuccherina in una maxi operazione che ha visto impegnata la Guardia di Finanza e  l’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari. 

 

L'operazione è stata portata avanti nell'ambito della tutela del  “made in Italy” e alla "lotta alla contraffazione", con particolare attenzione al contrasto delle irregolarità legate al biologico e degli illeciti nella produzione, importazione e immissione in commercio di miele adulterato o contraffatto.

 

L'ispezione è stata fatta ad un operatore vicentino del comparto mellifero, noto per commercializzare i propri prodotti su tutto il territorio nazionale. Sono stati sequestrati 74 fusti di miele da 300 chili cadauno (per un totale complessivo di 22.200 chili di miele, dal valore stimato di 110.000 euro, proveniente da diversi Stati europei ed extraeuropei, tra cui Romania, Ungheria, Turchia, Cina e Vietnam), in quanto privo di qualsiasi indicazione di tracciabilità. Accanto a questi sono stati sequestrati 3.540 chili di sostanza zuccherina non “Bio” (tra zucchero semolato o a velo, in granella, “sporco”, “candito”, in panetti, per un valore stimato di circa 7.000 euro), illecitamente utilizzato per la nutrizione di api dalle quali produrre miele "Bio" e alla campionatura dei prodotti destinati alla vendita, successivamente inviati al laboratorio analisi.

 


Gli esiti delle analisi esperite sui campioni hanno evidenziato irregolarità di natura amministrativa e penale, rispettivamente per la difformità alle origini botaniche e ai riferimenti qualitativi stabiliti dal decreto legislativo 179/2004 e per la presenza di amido oltre il limite consentito, in percentuali comprese tra l’86 e il 95% del prodotto

 

Ci sono state cinque sanzioni amministrative per la violazione degli articoli 2 e 3 del decreto legislativo 179/2004, sulla scorta dei quali è prevista una pena pecuniaria che va da un minimo di 600 euro a un massimo di 6.000 euro. Un ulteriore sequestro amministrativo di 407 chili di prodotto, la segnalazione all’Autorità giudiziaria berica per i reati di cui agli articoli 515 e 516 del Codice Penale e per l’illecito di cui all’articolo 25 bis 1 del decreto legislativo 231/2001. Vi è stato poi il sequestro penale di 102 chili di miele biologico irregolare, perché non conforme alle disposizioni normative stabilite dalla Direttiva Europea 2001/110/EC e dal medesimo decreto legislativo 179.

 

L’azione ispettiva ha assunto una valenza trasversale rispetto all’intera missione istituzionale della Guardia di finanza, coinvolgendo anche il comparto “Entrate”. Infatti, durante le operazioni ispettive effettuate nel giorno di primo intervento, è stata rinvenuta documentazione extra-contabile relativa a presunte vendite di merce “in nero”.  La  documentazione è stata oggetto di approfondimento  e al termine degli accertamenti è emerso un occultamento di ricavi al Fisco per oltre 43.000 euro (con un'Iva evasa pari a 4.582 euro). Inoltre, è stata individuata un’indebita deduzione di costi d’esercizio, mediante i quali il contribuente aveva tentato di “scaricare” dal reddito le sanzioni amministrative comminate dall'Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari. 

 

Per quanto riguarda l’attività ispettiva mirata al contrasto del lavoro irregolare e “in nero”, gli accertamenti condotti dai finanzieri noventani hanno portato all’individuazione di una lavoratrice impiegata in maniera irregolare. La donna, identificata all’interno dei locali aziendali, era impegnata in attività lavorativa senza che fossero stati adempiuti i prescritti obblighi di assunzione. Sebbene formalmente assunta dalla ditta individuale di uno dei soci, di fatto prestava la propria attività lavorativa nei locali e sotto le direttive dell’operatore economico ispezionato. Alla rappresentante legale della società è stata contestata la violazione relativa all’impiego della lavoratrice “in nero” senza la prescritta comunicazione obbligatoria di assunzione, infrazione sanzionata da 3.600 a 21.600 euro, oltre all’obbligo di regolarizzare la posizione contributiva e assistenziale.

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