“La desertificazione commerciale avanza, servono sgravi fiscali per chi apre nei quartieri più colpiti. Declino del commercio di prossimità colpisce l'intera comunità”
L'allarme arriva dal presidente dei commercianti aderenti a Confesercenti del Trentino, Ivan Baratella, dopo le ulteriori chiusure degli ultimi mesi in cittò: “Il commercio di prossimità continua a perdere imprese e con esso si spengono i quartieri della nostra città”
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TRENTO. “La chiusura dell'Orto di Laura e, pochi mesi prima, quella del The Social Stone in via Gorizia non sono episodi isolati. Sono il segnale di un fenomeno allarmante: il commercio di prossimità continua a perdere imprese e con esso si spengono i quartieri delle nostre città”. A parlare è Ivan Baratella, presidente dei commercianti aderenti a Confesercenti del Trentino, che invita a porre maggior attenzione su un tema, quello della desertificazione commerciale, che s'intreccia in questa fase con una serie di dinamiche, sottolinea, che vanno dalla concorrenza dell'e-commerce alla pressione fiscale.
“Ogni serranda abbassata – scrive Baratella – non rappresenta solo la fine di un'attività commerciale, ma un colpo alla vita sociale e all'identità del territorio. Il Trentino non può permettersi di assistere in silenzio a questa erosione del tessuto urbano”. Per il presidente dei commercianti infatti “la desertificazione commerciale sta avanzando ovunque” e i dati, a livello italiano, sembrano confermare un trend chiaro.
“Dal 2014 al 2024 – sottolinea Baratella – in Italia hanno chiuso oltre 140mila imprese del commercio al dettaglio, di cui quasi 46.500 attività di vicinato essenziali come alimentari, edicole, bar, panetterie e ferramenta. Oggi, 26 milioni di italiani vivono in comuni che hanno perso almeno un'attività di base. Il Trentino non fa eccezione: nel 2024, le imprese iscritte alla Camera di commercio nel settore del commercio sono 7.733, rispetto alle 7.856 del 2023 e alle 8.137 del 2022. I nostri centri si svuotano, intere aree rimangono prive di servizi e punti di aggregazione, con un impatto devastante sulla qualità della vita”.
Le cause di questa crisi, continua, sono evidenti: “Il progressivo invecchiamento della popolazione, il caro affitti che spinge via le giovani famiglie, la concorrenza dell'e-commerce, una pressione fiscale insostenibile e una burocrazia che soffoca chi vuole investire. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: vetrine vuote, strade sempre meno vissute, cittadini costretti a percorrere chilometri per soddisfare i bisogni primari. La politica deve impegnarsi per evitare che il commercio locale scompaia. Servono piani commerciali che delineino in modo attendibile e chiaro l'espansione delle città, nonché una politica di salvaguarda delle tipologie delle attività economiche nei borghi e nei quartieri. È necessario mantenere sempre attive le attività in tutti i settori insediati”.
A livello pratico, conclude il presidente commercianti del Trentino: “Servono sgravi fiscali per chi apre o mantiene un'attività nei quartieri più colpiti, un fondo per la rigenerazione urbana finanziato anche con una tassa sull'e-commerce, maggiore autonomia ai sindaci per adottare misure urgenti di tutela del commercio locale. È fondamentale attuare politiche abitative e urbanistiche che rendano i quartieri più attrattivi per le famiglie e favoriscano un tessuto commerciale diversificato e sostenibile. Non possiamo accettare che le città del Trentino e le sue periferie diventino dormitori privi di servizi. Difendere il commercio di prossimità significa difendere l'anima della città”.