Droga, allarme dipendenze, “In Trentino sistema vecchio e inefficace”. Samaden: “Servono Serd privati convenzionati e nuovi approcci per affrontare le emergenze”
Le persone seguite dall'Unità Operativa Dipendenze sono in continuo aumento, "ma il sistema in Trentino è obsoleto e fatica a rispondere adeguatamente alle nuove emergenze". Federico Samaden, esperto del settore e incaricato nel 2019 dalla Giunta provinciale di studiare il problema delle dipendenze, ha portato avanti un progetto che lo ha visto coinvolto in numerosi incontri con le scuole
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TRENTO. Sostanze sempre più potenti e diffuse, adolescenti in difficoltà, un sistema di intervento obsoleto e una società adulta disorientata.
Il fenomeno delle dipendenze giovanili è in costante crescita, ma siamo davvero pronti ad affrontarlo? Federico Samaden, esperto del settore e incaricato nel 2019 dalla Giunta provinciale di studiare il problema, lancia un allarme chiaro: il tempo sta per scadere. Senza un cambio di rotta radicale, il rischio è di trovarsi di fronte a un'emergenza ingestibile.
I dati: una crisi che va oltre la dipendenza
Negli ultimi anni, il Trentino non si discosta dal trend nazionale. “Abbiamo assistito a un aumento delle solitudini, un problema che va ben oltre i numeri delle dipendenze”, spiega Samaden a Il Dolomiti. “La solitudine è la miccia che innesca processi di chiusura in sé stessi, e sempre più adolescenti restano intrappolati nelle proprie paure”. Un disagio che non può essere affidato esclusivamente al settore sanitario o alla psichiatria.
“La droga, in tutto questo, non è il problema ma la conseguenza”, sottolinea Samaden. “Le sostanze sono una risposta sbagliata a un disagio reale: il bisogno di trovare un posto in una società che offre sempre meno punti di riferimento”. Il crollo dei modelli educativi e la mancanza di figure adulte capaci di guidare le nuove generazioni hanno reso la società più fragile. “Se non ricostruiamo un tessuto sociale capace di prendersi cura dei giovani, le conseguenze saranno inevitabili”.
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Secondo i dati forniti dalla Provincia in risposta a un'interrogazione del consigliere del Partito Democratico Alessio Manica, il numero di persone seguite dall'Unità Operativa Dipendenze è aumentato di oltre 300 unità tra il 2015 e il 2023.
L'incremento più marcato, di circa 200 utenti, si è registrato nel periodo 2021-2023, in concomitanza con il post-pandemia. Le fasce d'età più colpite sono quelle tra i 25 e i 39 anni, ma l'allarme riguarda anche i più giovani.
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Il nuovo allarme: il Fentanil incombe
Da oltre 30 anni, la disattenzione verso l'aspetto educativo e l'assuefazione a stili di vita irresponsabili hanno impoverito il sistema di contrasto alle dipendenze. Ora, un nuovo allarme si staglia all'orizzonte: il Fentanil. “Siamo in ritardo di dieci anni rispetto agli Stati Uniti”, avverte Samaden “ma l'onda del Fentanil sta arrivando”. Un farmaco cento volte più potente dell'eroina, economico, facile da reperire e devastante.
“Il sistema attuale non è pronto ad affrontare un'emergenza di questa portata”, afferma l'esperto. I modelli di intervento sono antiquati, i tempi di accesso ai servizi troppo lunghi. “Un ragazzo che inizia a fumare cannabis a 14 anni può rapidamente perdere il controllo: viene bocciato, si sente emarginato, si chiude nel digitale e passa a sostanze sempre più pesanti. Ma nessuno interviene in tempo”. Oggi, le droghe sono alla portata di tutti, con prezzi livellati verso il basso. “Con cinque euro, un ragazzino di 14 anni può procurarsi una dose. E questo è il risultato di un sistema che ha permesso che accadesse”.
Un sistema inadeguato
In Trentino, il modello di gestione delle dipendenze è vetusto. “In Lombardia, la collaborazione tra pubblico e privato ha dato risultati concreti. I Serd privati convenzionati, collegati a comunità con esperienza sul campo, funzionano bene. Questo meccanismo di competizione virtuosa obbliga tutti a migliorare il proprio operato”, spiega Samaden.
Diversa la situazione in Trentino. “Qui il sistema è ancorato a un unico Sert, con tempi di attesa insostenibili. Abbiamo mai visto un'analisi obiettiva, condotta da un ente esterno, sull'efficacia dei trattamenti e dei percorsi di recupero? No. Io ci ho provato, ma sono stato bloccato”, denuncia Samaden.
“Non sono soddisfatto del lavoro che ho fatto: avrei voluto fare di più, ma non sono riuscito a portare a decisioni importanti. E dobbiamo smetterla con il mito che ‘il Trentino è migliore degli altri’, perché nella gestione delle dipendenze non eccelliamo affatto”.
Soluzioni concrete: luoghi di tregua e Stati Generali delle Dipendenze
Tra le proposte di Samaden c'è la creazione di “Luoghi di tregua” per i ragazzi. “Oggi, un adolescente con i primi problemi di droga non ha alternative: o la comunità, o un trattamento ambulatoriale. Ma nel quotidiano continua a fare le stesse cose, senza alcuna interruzione del suo stile di vita”. La soluzione? Spazi educativi dove i giovani possano staccarsi dal loro ambiente e dalle loro abitudini nocive, per praticare sport, stare a contatto con la natura, studiare e rielaborare la propria situazione in un contesto protetto. “Se non interrompiamo le abitudini negative, non possiamo sperare in un cambiamento”.
Un'altra proposta riguarda l'organizzazione degli “Stati Generali delle Dipendenze”. “Abbiamo bisogno di un momento forte per ripensare le politiche di intervento e trovare nuove soluzioni, invece di ripetere sempre gli stessi schemi che non portano a risultati”.
Infine, una riforma del Serd. “Servono privati convenzionati e spazi dedicati ai minori. Non possiamo continuare con un sistema vecchio e inefficace. L'emergenza droga non aspetta”.