Blitz antimafia, dallo spaccio alle estorsioni arrestato un cuoco di 24 anni
L'operazione ha riguardato diverse zone d'Italia, misura cautelare per 87 persone su un totale di 112 indagati, di cui 56 in carcere e 31 da sottoporre ai domiciliari, ritenuti responsabili, a vario titolo di associazione mafiosa, nonché associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi da fuoco e altri reati, fra cui ripetute estorsioni, aggravati dal metodo mafioso. Diverse le regioni interessate nell'operazione
BELLUNO. C'è anche un cuoco della provincia di Belluno, più precisamente di Cortina, fra gli arresti della maxi operazione antimafia che nelle scorse ore è stata portata avanti dai carabinieri di Lecce e che hanno visto coinvolte diverse zone d'Italia.
Ad essere impegnati nell'operazione 470 carabinieri che hanno dato esecuzione a una misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Lecce, su proposta della locale Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 87 persone su un totale di 112 indagati, di cui 56 in carcere e 31 da sottoporre ai domiciliari, ritenuti responsabili, a vario titolo di associazione mafiosa, nonché associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi da fuoco e altri reati, fra cui ripetute estorsioni, aggravati dal metodo mafioso.
L’indagine, condotta dal 2020 al 2024 dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Lecce, è stata convenzionalmente denominata “Sud Est” perché gli elementi indiziari acquisiti hanno messo in evidenza l’esistenza nella provincia di Lecce di un'associazione per delinquere di tipo mafioso, capeggiata da una persona già condannata per mafia e ora detenuta, a cui sono collegati ulteriori 2 gruppi criminali dediti al narcotraffico.
Nel provvedimento cautelare il giudice ha contestato a 18 indagati l’appartenenza all'associazione mafiosa, specificando la forte carica di intimidazione dei gruppi criminali capeggiati da esponenti storici della mafia salentina come il boss Antonio Marco Penza tuttora in carcere, che forte di una storica leadership mafiosa sarebbe riuscito da dietro le sbarre a dare continuità al clan e nel contempo a incrementare il volume dei traffici di sostanze stupefacenti.