''La notizia della speleologa nella grotta, i soccorsi e il linciaggio mediatico raccontano una società che ha perso l'empatia e che riduce tutto a un calcolo economico''
L'esploratore Alex Bellini interviene sulla vicenda di Ottavia Piana e su come la rete l'ha criticata in ogni modo. Alla shitstorm di chi è sempre pronto a criticare dal divano di casa sua (e di chi lo fa automaticamente su qualsiasi argomento quindi non tanto perché la vicenda è straordinaria per l'impresa che stava compiendo la speleologa che in quanto tale non si stava divertendo ma stava 'lavorando' per la comunità) fa da contraltare, però, la solidarietà di una società sempre pronta a mettersi a disposizione fattivamente per salvare e soccorrere tutti senza giudicare o chiedersi perché
BERGAMO. Gli insulti sui social si sono sprecati non c'è che dire. Si è andati dal più classico ''fatele pagare le spese dei soccorsi'' (da giorni sono in azione ci sono 126 tecnici del Soccorso alpino e speleologico che stanno lavorando per portarla in salvo) a commenti molto peggiori anche perché era la seconda volta che la speleologa rimaneva bloccata nella stessa grotta. A sostegno di Ottavia Piana interviene l'esploratore italiano, diventato noto al pubblico per le sue imprese estreme, Alex Bellini che commenta: ''Questa storia, in altre parole, parla di noi, di una società che ha smarrito il senso del rischio, della scoperta e dell’errore, di una comunità sempre più incline al giudizio e sempre meno pronta a tendere la mano. Una società bloccata, essa stessa, in una grotta''.
La vicenda è nota ormai. La speleologa bresciana Ottavia Piana è rimasta bloccata a circa 600 metri di profondità nella grotta "Bueno Fonteno" in Val Seriana e da quasi due giorni si procede al suo recupero (QUI ARTICOLO). Un'operazione difficilissima che, al contrario di quanto dichiara Bellini, mostra quanto la società sia pronta e attrezzata ad aiutare chi si trova in difficoltà. Ci sono fior fiore di professionisti e volontari che ogni giorno si attivano per aiutare anche chi si mette nei guai nei modi più diversi, senza giudicare e senza chiedersi perché mettendo anche in pericolo la propria vita e la propria incolumità. E alla fine è questa la parte di società che merita attenzione e che la porta avanti fattivamente.
Poi c'è l'universo mondo che, come su qualsiasi argomento, si lancia in critiche e polemiche di ogni tipo e natura. E' una parte di società che non aggiunge nulla all'esistenza altrui, se non appunto critiche sgrammaticate e polemiche patetiche e sulla vicenda di Ottavia Piana, come dicevamo, si è scatenata. ''Penso che la notizia di Ottavia Piana, la speleologa italiana bloccata nella grotta, i soccorsi e il linciaggio mediatico raccontano più della nostra società che della speleologa stessa - scrive Alex Bellini -. Questa vicenda mette in luce una società pronta a giudicare chiunque esca dai binari della normalità. Ma dietro questo giudizio si cela la società del “non rischio”, ossessionata dal controllo e dalla prevedibilità e chi cerca di rompere questa bolla viene considerato irresponsabile''.
''La vicenda evidenzia anche la sempre più grande mancanza di empatia. La domanda è sempre la stessa: “Perché noi dobbiamo pagare per gli errori degli altri?” - prosegue l'esploratore - . L’idea di collettività e solidarietà viene ridotta a un calcolo economico, mentre ci si dimentica che il rischio fanno parte della natura umana. Che società sarebbe se nessuno volesse correre rischi? Me lo sapete dire? Questa storia, in altre parole, parla di noi, di una società che ha smarrito il senso del rischio, della scoperta e dell’errore, di una comunità sempre più incline al giudizio e sempre meno pronta a tendere la mano. Una società bloccata, essa stessa, in una grotta. Nel mito della caverna di Platone, gli uomini sono prigionieri in una grotta, costretti a guardare solo le ombre proiettate sul muro da oggetti illuminati da un fuoco alle loro spalle. Queste ombre rappresentano per loro la realtà, perché non conoscono altro. Solo chi trova il coraggio di liberarsi dalle catene e uscire dalla grotta può scoprire il mondo esterno, la vera realtà, illuminata dal sole. Tuttavia, chi torna nella grotta per raccontare ciò che ha visto viene deriso o persino condannato, poiché la massa non vuole abbandonare illusioni e certezze, che se da un lato la limitano, dall’altro la rassicurano''.
Un'analisi senz'altro molto personale e che parla, forse, più dello stesso Bellini che della vicenda in oggetto. Ottavia Piana in quanto speleologa, infatti, stava facendo quel che sa fare e non stava semplicemente ''correndo dei rischi'' tanto per correrli o per mettersi alla prova. Anzi come ha spiegato Sergio Orsini, presidente della Società Speleologica Italiana (Ssi), al Fatto Quotidiano, qualche giorno fa l’attività degli speleologi è una missione per la collettività: ''Gli speleologi lavorano per la società per restituire gratuitamente dati sul sottosuolo a enti pubblici e di ricerca''. Dunque il tema dell'ossessione del ''controllo e della prevedibilità'' c'entrano poco in questa storia e anche nella tempesta di insulti conseguente.
Semplicemente c'è una parte di società che insulta a prescindere, sempre, comunque e chiunque. L'unica certezza è che questa è una parte di società che non conta niente, improduttiva, polemica, maleducata. Quelli che contano sono quelli che si impegnano, fanno, agiscono e si prodigano per gli altri. Il resto sono solo parole.