Bimbo di 7 anni in fin di vita per il formaggio contaminato, per il giudice è stata una cooperazione colposa degli imputati. Le motivazioni del risarcimento da 1 milione
Le motivazioni con cui il giudice ha condannato al risarcimento di 1 milione l'ex presidente del caseificio sociale di Coredo e il casaro nella terribile vicenda del piccolo Mattia, il bambino in stato vegetativo da 7 anni per aver mangiato un formaggio contaminato
TRENTO. Una cooperazione colposa, una condotta omissiva e la sostanziale certezza che la causa è da attribuire all'aver mangiato il formaggio contaminato. Sono le motivazioni con cui il giudice ha condannato al risarcimento di 1 milione di euro l'ex presidente del caseificio sociale di Coredo Lorenzo Biasi e il casaro Gianluca Fornasari nella terribile vicenda che riguarda Mattia Maestri, il bambino in stato vegetativo da 7 anni.
A luglio la sentenza d'appello aveva confermato quella di primo grado con il giudice Rigon che, al termine della discussione, aveva respinto gli appelli degli imputati, accogliendo invece la richiesta di risarcimento presentata dagli avvocati Paolo Chiariello e Monica Cappello che assistono la famiglia Maestri (Qui articolo). Nel dettaglio, a favore del bambino andranno 600 mila euro mentre ai genitori Giovanni Battista Maestri e alla moglie Ivana rispettivamente 200 mila euro
I due imputati erano stati condannati per lesioni personali gravissime dopo che nel 2017 Mattia Maestri, che allora aveva 7 anni, aveva mangiato del formaggio contaminato dal batterio Escherichia Coli prodotto dal caseificio e aveva contratto la Seu (Sindrome Emolitico-Uremica) che l'ha ridotto in uno stato "vegetativo insanabile".
Le motivazioni evidenziano l'atteggiamento inerte dei due imputati rispetto alle carenze igieniche all'interno dei caseificio con il manuale delle struttura sottoscritto dal responsabile del sistema di autocontrollo (Fornasari) con il presidente che prevede l'obbligo di garantire l'igiene della filiera produttiva e la salubrità del prodotto al consumatore finale.
A Biasi è stata anche contestata una condotta omissiva colposa perché non ha impedito l'evento mediante la dovuta vigilanza. Nel dispositivo si valuta anche il dolore, immane, causato ai genitori e lo stravolgimento delle abitudini di vita per far fronte all'assistenza del figlio. Inoltre le testimonianze e le indagini, condotte dal servizio veterinario provinciale e dai carabinieri del Nas, hanno consentito di escludere decorsi causali diversi e alternativi rispetto al consumo del formaggio.
Il padre di Mattia, Giovanni Battista Maestri, da allora non è intervenuto tanto per il risarcimento quanto per una battaglia per "salvare gli altri bambini". La richiesta, in primis, è di una legge che vieti la somministrazione a piccoli under 10 anni di prodotti a lette crudo (Qui articolo).