di Angela De Santa – psicologa consulente del sonno
Nella mia attività di trattamento dell’insonnia mi trovo spesso di fronte a pazienti che non vogliono fare uso di farmaci per favorire il sonno, ma utilizzano da diverso tempo, anche anni, la melatonina, convinti che “male non possa fare”. Sicuramente, il fatto che la melatonina sia un ormone prodotto dal nostro organismo e che si possa acquistare in farmacia senza prescrizione medica, favorisce la propensione di qualcuno ad automedicarsi, ma in realtà, come per molti altri integratori, anche l’assunzione di melatonina non è del tutto innocua. Per capirne il motivo dobbiamo fare un passo indietro per approfondire quale sia la sua funzione.
La melatonina è un ormone prodotto principalmente dalla ghiandola pineale, che è situata nel cranio alla base del cervello. La produzione di melatonina avviene su impulso di un’altra zona del cervello (nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo), che scandisce i nostri ritmi biologici e che viene a sua volta influenzato prevalentemente dalla luce percepita dai nostri occhi. In altre parole, se la retina dell’occhio cessa di percepire messaggi luminosi in misura sufficiente, il nucleo soprachiasmatico trasmette alla ghiandola pineale l’impulso di produrre melatonina. Invece, quando la retina cattura la prima luce del giorno, si interrompe la produzione di melatonina ed inizia invece la produzione di altri ormoni, necessari per mantenerci svegli e per attivare molte funzioni vitali. Questo ciclo contribuisce a creare il ritmo circadiano di sonno/veglia della durata usualmente di 24 ore.
Negli esseri umani con un ritmo circadiano normale, i livelli di melatonina aumentano rapidamente col buio e rimangono elevati per tutta la notte fino alle prime luci dell’alba. Questo livello elevato non è necessario solo per addormentarsi, ma anche per godere di un sonno profondo e ristoratore. Al mattino il livello di melatonina cala nuovamente in modo brusco, per consentire al nostro organismo di reagire alla condizione di luce crescente e dunque di svegliarsi. Il processo sopra descritto funziona allo stesso modo in tutti gli esseri umani, ma ciascuno di noi ha però una propensione fisiologica al sonno in una determinata fascia oraria serale o notturna. Questo determina il suo cronotipo. Il cronotipo mattutino (denominata “allodola”), tende a manifestare il picco di sonno durante la prima parte della serata mentre il cronotipo serale (il “gufo”) nella seconda.
Spesso i miei pazienti non sono consapevoli della loro fascia oraria fisiologica e anzi, alcuni non si accorgono di non rispettarla coricandosi molto prima di sperimentare i classici segnali del sonno o cercando di rimanere svegli il più possibile con l’obiettivo di ottenere un sonno più compatto o evitare il risveglio precoce al mattino. Spesso queste persone utilizzano la melatonina come ipnoinducente proprio nel tentativo di controllare l’ora in cui dare inizio al sonno. Pochi sanno però che questa pratica rema contro ad un sonno compatto e di qualità: il rispetto dei nostri ritmi fisiologici è alla base di un sonno ristoratore. Inoltre l’effetto sul sonno della melatonina (sia quella prodotta naturalmente, che assunta) ha bisogno di almeno qualche ora per manifestarsi e quindi l’integrazione con un farmaco a base di melatonina dovrebbe essere praticata almeno un’ora e mezzo/due ore prima di andare a letto. Per analogia con altri farmaci ipnoinducenti, molti assumono invece la melatonina quando vanno a letto e questo ritarda pesantemente l’effetto biologico sull’addormentamento, rischiando di peggiorare la qualità del sonno notturno.
Un ultimo dato degno di nota è che l’integrazione di melatonina può essere utile nei casi in cui i livelli endogeni (cioè prodotti dal nostro copro) sono bassi. Con l’avanzare dell’età i livelli di melatonina endogeni diminuiscono e ciò significa che l’integrazione ha senso solo per le persone avanti con gli anni mentre è quasi sempre superflua per i giovani: alcune ricerche suggeriscono che sia sensato integrarla esclusivamente a partire dai 55 anni. Insomma, per alcune persone l’uso di melatonina può, nel migliore dei casi risultare superfluo ma talvolta diventare anche controproducente. Per questo motivo, chi soffre di insonnia dovrebbe resistere all’impulso dell’auto-medicazione e rivolgersi invece a professionisti esperti, che possono aiutare ad orientarsi nella ricerca di una risoluzione ottimale e definitiva del proprio disturbo del sonno.