I neo-banditi: una categoria di giovanissimi cresciuti tra risacca economica e sconvolgimento tecnologico che oggi sperimenta una nuova dimensione di annullamento etico, il sur-nichilismo
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Nella storia del diritto occidentale il termine “bandito” è stato utilizzato per indicare quel complesso di penalità nelle quali incorrevano le persone condannate ed espulse dalla società che potevano esser impunemente offese ed uccise da chiunque.
Ci stiamo per addentrare in una vasta palude dove si trova tutto ciò che dovrebbe rimanere al di fuori del mondo normato della civiltà. Proprio il bando “maggiore” nel diritto germanico in seno al Sacro Romano Impero indicava quel tipo di bando che implicava la «privazioni della santità umana» e faceva considerare come fuori della legge e fuorgiudicati quelli che ne erano colpiti. Lo stato verso di loro non riconosceva più né doveri né diritti.
I neo-banditi attuali: Roma, Coriandolo, Savona, Torino, Napoli, Palermo e altri episodi, migliaia, che non emergono semplicemente perché non superano il muro effimero della morte. Questi sono episodi che esulano il nostro senso di giudizio calibrato sul quotidiano e basato su un frame decisionale che valuta l’azione da compiere soppesando con un metodo induttivo le conseguenze, i vantaggi, i pericoli. Al di fuori di queste nostre basi incontriamo in certi gesti un assurdo che però non può essere liquidato come pura violenza insensata.
Non si tratta nemmeno di nichilismo perché esso implica un passaggio attraverso e una conoscenza dei valori tradizionali i quali vengono poi negati per essere superati, i valori tradizionali nel nichilismo hanno una loro ben precisa funzione dialettica perché è verso il loro annullamento che il nichilismo si muove.
La generazione che ha allevato quelli che qui si definiscono come neo-banditi è una generazione di rottura, che ha già perso ogni misura e fondatezza nei confronti dei valori e della tradizione, non valori particolari o speciali ma semplicemente valori universali umani e etici. Una generazione quella dei genitori di questi esseri dispersi, la quale è la prima che vive principalmente nella solitudine, nella confusione emotiva, che guarda e trasmette sui social filmati e foto dei propri figli, una generazione che nella sua componente più anziana si logora nella nostalgia del boom economico e degli anni 90 ed è spesso dispersa e rancorosa verso un presente molto diverso dalla propria gioventù.
La balia che ha dato un orizzonte ideale al quale aggrapparsi ai figli di questa generazione perduta, è stato l’universo dei social. la virtualità di questa esistenza ha prodotto un’ulteriore mancanza: quella del contatto mediato dalle regole di convivenza con le altre persone. Ciò ha prodotto quindi la mancanza emotiva di una necessità che legasse e connettesse in un universo di senso le azioni, i desideri e il posto nel mondo di questi bambini originati in un grande vuoto precedente.
Questa virtualità di una vita allevata nella mancanza di guide ha potuto rendere attuale una nuova dimensione etica e culturale nella quale queste giovanissime persone, in parte vittime, si trovano implicate, quella sur-nichilista.
In questa nuova dimensione del quotidiano il gesto, l’azione, il desiderio, lo scopo, l’affetto, l’empatia, la cura, la religione, la veglia, il sogno, il denaro, l’esistenza, tutto quello che dovrebbe comporsi e autoreplicarsi all’interno di una società umana funzionante e sana, viene a mancare.
Se il nichilismo aveva a che fare con il rapporto verso valori tradizionali i quali si sarebbero dovuti superare per essere soppiantati positivamente da una concezione del mondo materialista, ma volta all’emancipazione collettiva, oggi invece molte persone nate loro malgrado in un universo, quello dei loro genitori, nel quale il nichilismo negativo era già effettivo senza che quelli avessero scelto di aderirvi, si sono trovate a doversi allevare da sole spesso attorniate da adulti immersi nell’individualismo di un’emancipazione economica che li ha privati di tutto per lasciargli solo un po' di denaro in più, ma sempre meno.
Questi ragazzi nuotano in un universo sur-nichilista, senza punti di appoggio, dove tutto appare concesso sino all’omicidio per divertimento, alla rapina per passatempo. Questi neo-banditi altro non sono che il prodotto di una cornice attuale umana e politica, che sembra aver perso totalmente il senso della realtà e di quelle che sono le leggi semplicemente di natura e si avvia così verso implosione sicura. Le giornate dei neo-banditi sono passate tra il delirio di onnipotenza, la menzogna calcolata e la baruffa, tra lo sbeffeggio del mondo, la noia, il mutismo affettivo e la sessualità strumentalizzata.
L’origine di questa devastazione etica va ritrovato in quello che crediamo ancora sia un buon modello culturale, quando in realtà ha le fondamenta nel terreno sabbioso dell’inadeguatezza e dell’infantilismo incarnati proprio nelle persone che dovrebbero trasmettere i codici culturali essenziali alle nuove generazioni.
Nasce dunque oggi una progenie di esseri slegati da tutto, liberissimi nel senso più eticamente negativo, nascono i figli sur-nichilisti di quella generazione il cui sbandamento è evidente anche nelle figure politiche che sceglie e propone. Se vanno riconosciute responsabilità personali anche quelle collettive lo devono essere.
Questi nuovi esseri umani, giovanissimi, sono quindi in incipit banditi dalla possibilità di un’esistenza umanamente compiuta, essi sono strutturalmente inadeguati perché nascono al di fuori di una cornice classica di significazione del gesto umano. Il loro essere banditi nasce prima di tutto come sentimento di questo loro stato di estraneità il quale si realizza poi in azioni efferate le quali provocano di riflesso una reazione bandente nei loro confronti, una reazione però più volta a non volere vedere nella realtà nella quale si sopravvive la causa di queste azioni per paura di essere sopraffatti dalla sua vacuità.
Queste gesta più che essere bandite e censurate a livello di inconscio collettivo e personale pretendono di essere analizzate perché sono sintomatiche di una situazione sociale nella quale viviamo e che dobbiamo necessariamente concettualizzare per comprenderla e categorizzarla, curarla.
La cura verso questo vuoto totale non può essere racchiusa nel pittoresco e trasognante proto conservatorismo nel quale la generazione che ha messo al mondo i tanto disprezzati banditi sur-nichilisti vorrebbe rifugiarsi per resuscitare le mitiche “tradizioni” e dormire almeno un’ultima notte solitaria, sbarrata e tranquilla nei villini bifamiliare con le inferriate alle finestre.
Roma: nella città eterna, con sullo sfondo una controversa dinamica, un carabiniere viene accoltellato a morte da un 19 enne per 80 euro. L’arma è una baionetta in dotazione all’esercito americano con 18 cm.
Coriandolo: baby gang utilizza spray al peperoncino in una discoteca per creare il caos e derubare le persone presenti: 6 morti, 5 adolescenti e una donna che lascia 4 figli. La baby gang tenta anche, secondo le testimonianze, di derubare i soccorritori.
Torino: gang usa spray al peperoncino per derubare i tifosi accalcati in piazza per guardare assieme la finale di Champions League: 1672 feriti, 2 persone morte, una delle quali dopo 17 mesi di lunga agonia.
Savona: per gioco viene lanciato un cassonetto della spazzatura dalla strada, a 20 metri di altezza dalla spiaggia. Un bambino di 12 anni in spiaggia con la famiglia è colpito alla testa e versa in condizioni disperate e rischia danni celebrali permanenti. Il principale indagato è un ragazzo piemontese di 17 anni.
Palermo: un gruppo di ragazzini tra i 13 e 15 anni bruciano per gioco un uomo senza fissa dimora, l’uomo morirà per le ustioni.
Varese: baby gang sequestra, segrega in un garage, picchia e tortura per ore un coetaneo 15 enne per un debito di qualche euro.