Ridurre la produzione di uva a ettaro o la percentuale di mosto per superare la crisi? Attilio Scienza contesta le proposte dei Vignaioli
Laureato in Scienze Agrarie all'Università di Padova, dal 1961 al 1994 è stato docente all'Istituto Agrario di San Michele
Ridurre la produzione di uva a ettaro o la percentuale di mosto da avviare a fermentazione sono le proposte dei vignaioli del Trentino Alto-Adige per attenuare gli effetti di una crisi delle vendite di vini dopo la cessazione della pandemia.
In pratica: eliminare una parte dei grappoli con la vendemmia verde e ridurre la quantità di succo spremuto dall’uva nella fase di pressatura. Il professore Attilio Scienza, docente di viticoltura all’Università di Milano e buon conoscitore della vitivinicoltura trentina e altoatesina, definisce autolesionistiche le pratiche consigliate dai vignaioli.
Propone in alternativa il massimo sforzo per intensificare la comunicazione verso tutti i potenziali Paesi acquirenti per aumentare in ogni parte del mondo la vendita dei vini in giacenza e di quelli che si ricaveranno dalla prossima vendemmia.
Dal punto di vista fisiologico, dice il professore Scienza, togliere grappoli alle viti ha come conseguenza una riduzione proporzionale della fotosintesi.
In altri termini: la vite si autoregola come un’automobile che passa a seguito della manovra del guidatore dalla quarta alla prima velocità. Anche le cantine sociali dovrebbero respingere la proposta di ridurre la quantità di uva prodotta a ettaro. A meno che non riescano a pagare ai viticoltori un prezzo maggiorato rispetto alla diminuita quantità di uva prodotta.