Il significato delle parole, la gentilezza: è una terapia reciproca del buon umore ed è necessaria per creare una vera comunità
Dovremmo imparare dai fiori
a farci strada
con gentilezza,
donando il nostro profumo
a chi incontriamo.
Oppure dalle farfalle
che volano leggere
per portare colore
nel Mondo:
è così che lo tingono di Bellezza.
E potremmo anche imparare dal Sole:
ogni giorno sorge
senza stancarsi mai,
nemmeno nei giorni più grigi,
e bacia di luce tutto ciò che incontra.
Si parla tanto di gentilezza, spesso la si pretende, ma non possiamo esigerla; se imparassimo a dare maggiore attenzione ai nostri piccoli passi da fare, piuttosto di guardare le azioni altrui, la cortesia diverrebbe una sana abitudine per tutti. Se ci esercitassimo ogni giorno a essere gentili con l'altro, ad aprirci verso chi incontriamo per strada, mettendo da parte i nostri malumori, potremmo scoprire quanto siamo vicini l'uno con l'altro.
Vi siete mai resi conto che viviamo in una società individualista? Si parla così tanto del sé e del proprio benessere, che ci dimentichiamo di chi abbiamo di fronte. E, a volte, di chi abbiamo accanto. Mai dobbiamo ritenerci più importanti di qualcuno, mai! Possiamo semplicemente porci sul medesimo piano e confrontarci attraverso l'ascolto privo di giudizio.
“L'occidentale cresce convinto che la libertà sia il principio basilare dell'uomo, che è inseguendo la personale felicità che ci si realizza;” scrive Ilaria Imai Messina nel suo libro WA, la via giapponese all'armonia (vallardi editore): “eppure in Giappone è possibile scoprire che la gioia, quella duratura, la fa soprattutto l'ambiente in cui si vive, la comunità sconosciuta ma complice che ci accoglie.
E' la pulizia delle strade, il sorriso che si mostra dovunque, il garbo del contatto, la bellezza di una città curata nei suoi dettagli, l'esattezza dei mezzi, la precisione degli orari, il fatto soprattutto che – esclusi casi eccezionali – non ci si innervosisca uscendo di casa per via di sconosciuti che collidono nelle nostre vie e ci impongono la loro individualità. Siamo troppi in questo mondo, e vivere tanto vicini deve spingerci necessariamente a rivalutare il concetto di 'individualismo a tutti i costi' (che troppo spesso si traduce in una libertà sfrenata ed egoista).
Meglio scendere a patti con la soddisfazione del momento, meglio cedere il passo, evitare di sbuffare se qualcuno inavvertitamente ci urta, fare in modo di arrivare in tempo al lavoro così da rassicurare colleghi e clienti, non chiedere sconti ma confidare nella giustezza di un prezzo, raccogliere una cartaccia anche se non siamo stati noi a farla cadere.
''Solo così, nell'edificazione di una gioia generale, si può sperare di vivere bene''. Dobbiamo renderci conto che la pratica alla gentilezza condivisa è una terapia reciproca del buon umore ed è necessaria per creare una vera comunità (= insieme di persone unite tra di loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni) e vivere bene. Insieme.