Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)
Dimenticato dalla politica, dimenticato dalla Chiesa (eppure alla politica e alla Chiesa ha dato tanto), a quasi tre anni di distanza dalla sua dipartita dal mondo il nostro Pg, Piergiorgio Cattani (24 maggio 1976 – 8 novembre 2020) resta vivo nella memoria dei suoi amici, lettori, estimatori e viene giustamente rievocato da Fondazione Hospice (che ha perso di recente il suo indimenticabile Stefano Bertoldi), organizzatrice del festival “Mortali – Vivere nonostante”, che ha avuto il coraggio di affrontare un tema scomodo ma cruciale: riflettere sui confini dell’esistenza, su quella che è LA fine della vita, vuol dire ripensare IL fine della vita, ed è meglio farlo in tempo, per non sprecarla.
“Per tornare a riconoscere il volto umano della morte e del morire”, i promotori del particolarissimo Festival – Sonia Lunardelli, Elena Camerella e Cristiano Modanese – annunciano una quindicina di incontri da domani all’11 novembre, da non perdere (Qui Articolo) Tutte le info in “Mortali” su Facebook. Pg Cattani ci è stato maestro anche su questo versante. Con un libro-capolavoro del 2015, “Guarigione”, che domani, giovedì 2 novembre, alle 18 all’aula Fbk di via Santa Croce, rileggeremo e ripercorreremo insieme alla filosofa bioeticista Lucia Galvagni, anche lei amica di Pg.
Un libro bellissimo e drammatico (il sottotitolo suona “Un disabile in codice rosso”) che racconta in prima persona ma con un distacco da sapiente cronista la sua esperienza-limite all’ospedale Santa Chiara, la morte sfiorata cinque anni prima di morire davvero, a 44 anni.
È una denuncia della sanità dei protocolli rigidi, che non sa accostarsi a un paziente specialissimo (il Pg cronista e agitatore politico). È una riflessione sulle relazioni umane e sul senso dell’esistenza (il Pg filosofo). È una ricognizione sull’aldilà che ha intravisto, che ha sentito, mettendoci un piede dentro (il Pg teologo). È anche un testo scritto benissimo, anche con humour, come gli scrittori veri sanno fare. E Pg è scrittore vero.
Vi propongo solo un assaggio, di quando uno pneumologo rimane stupefatto dal suo modo di respirare (i familiari e gli amici se lo ricordano bene): “inghiotte” l’aria muovendo la mascella come se stesse masticando qualcosa e tirando fuori la lingua. Tecnicamente, è un metodo chiamato respirazione glosso-faringea, ma Piergiorgio se l’è inventata per necessità vitale di “mangiare”, letteralmente, l’aria, che per la sua malattia degenerativa non riesce a inspirare normalmente, negli ultimi anni costretto a ricorrere al ventilatore quasi 24 ore al giorno.
“...mi potevo distaccare dal ventilatore esclusivamente perché ero in grado di comportarmi come una rana, un anfibio dai polmoni rinsecchiti che inghiottiva e non aspirava aria. … La rana dentro di me, il substrato dell’evoluzione dentro di me, si era risvegliata e mi aveva salvato. … Il mio corpo si era adattato. Avevo rovistato nel retaggio delle ere geologiche, fino al Devoniano superiore, quando erano apparsi i primi anfibi che dal mare stavano per conquistare la terraferma. Dentro di me si risvegliarono vestigia preistoriche”.
“Ogni istante diventa uno sforzo per accaparrare un briciolo di esistenza. Occorre crederci. Crederci, attimo su attimo. Credere a qualcosa”.
E dopo questa fantastica proiezione archeoscientifica, si confessava così, dandoci una indimenticabile lezione per tutti quei giorni in cui ci permettiamo di essere stanchi o tristi o delusi o incazzati col mondo: “Da anni ormai ogni mio respiro è simile a un morso, al faticoso tentativo di agguantare aria. Ogni respiro è diventato una sospirata boccata di ossigeno dopo una lunga apnea. Un ritornare alla luce dopo aver scandagliato gli abissi subacquei”.
“È un atto di volontà. È afferrare vita, inghiottire vita. Strappare ossigeno al tempo. Rottura del destino”.