Ragazzo del 57, giornalista dal 79, troppo piccolo per il 68, ha scansato il 77 ma non la direzione dell’Adige (8 anni 8 mesi e 3 giorni) e la politica (24 mesi in consiglio provinciale tra il 2018 e il 2020)
Ventata veneta con una spruzzata di stelle e strisce alla trentinissima ma ormai internazionale storia di Religion Today, festival dei film che si interrogano sulla vita dell’uomo e il suo eventuale destino oltre questa vita. (Che comincia mercoledì 13 settembre al Cinema San Marco con proiezione-dibattito – introdotto da Katia Malatesta e dal soprascritto – di Jesus Christ Superstar 50 anni dopo l’esordio leggendario nelle sale del 1973)
Lisa Martelli, 49 anni, è la nuova presidente di Religion Today Film Festival, dopo un quinquennio di Alberto Beltrami, consorte dell’ideatrice e storica leader di RTFF Lia Giovanazzi.
Martelli, trevigiana, è una specialista di PR (pubbliche relazioni, non Partito radicale!), esperta di media, marketing e business soprattutto in proiezione nordamericana, assessora alla cultura, biblioteca, rapporti con istituti e associazioni culturali, sportello Europa e pari opportunità nel Comune di Villorba.
Le foto social la mostrano sorridentissima in contesti scintillantissimi, tra Lodo Guenzi protagonista dell’ultimo film di Pupi Avati e Red Canzian dei Pooh… Katia Malatesta, ex direttrice del Festival, è sicura che è una tipa travolgente e che porterà aria nuova, dunque proviamo a non annoiarci con la prima intervista (telefonica, giovedì scorso, 7 settembre 2023).
Martelli come il musicista o come il politico? Parenti?
Non che io sappia. Lombardo uno, toscano l’altro, mio padre è toscano di Prato… che ci sia un romanzo da raccontare? Ma attenzione, il mio Martelli di riferimento è un altro. Ha presente il pianista Bruno Martelli (l’attore è Lee Curreri) di Saranno famosi? Io sognavo di diventare come lui…di diventare un artista, di aprire una scuola d’arte. E la vita mi ha portato a lavorare in una specie di fucina di arti, il centro di ricerca sulla comunicazione Fabrica di Benetton…
Dunque, una Martelli martelliana. Da quale famiglia di Martelli viene?
Mio padre Ado Iginio Martelli era un piccolo imprenditore, non c’è più da 7 anni, si occupava di metalmeccanica. Un grande creativo, ha creato il lanciapalline per i campi da tennis, ha progettato una casa girevole per un emirato, nella sua azienda produceva componenti per fornaci e bruciatori. La mamma è Carolina Gasparini, casalinga. 91 anni. La mia prima sostenitrice, è lei che mi spinge…
Fratelli Martelli?
Una sorella maggiore: Valentina, giornalista Rai e presidente di Forum ITTV, che nasce a Los Angeles per premiare le serie tv italiane che vanno negli Stati Uniti e poi evolve per favorire i contatti B2B (business to business) nell’entertainment, per promuovere il made in Italy…
Veniamo a Lisa Martelli. Data e luogo di nascita.
Treviso 16 maggio (come papa Wojtyla) 1974. Segno del toro. Ma è così importante l’età?
Be’, diciamo che è cronaca. E anche un po’ storia.
Lo dico perché per me l’età è una variabile secondaria. A Fabrica avevamo il limite di 25 anni e mi sono sempre chiesta perché: Oliviero Toscani diceva che, dopo i 25 anni, uno non è più puro… Mah. Un altro grande fotografo, Franco Fontana, mi dice sempre: sono un diciottenne imprigionato in un corpo di novantenne…
Anche io mi sento diversamente ragazzo. Ma torniamo alla scheda anagrafica, Lisa Martelli. Professione?
Sono una PR, orgogliosa di esserlo, perché sotto l’ombrello delle pubbliche relazioni ci sono tutte le possibilità. Ho lavorato molto anche nel music management.
Per noi cronisti d’antan le pubbliche relazioni erano le parenti ricche e fatue del giornalismo.
A me invece la parola “pubbliche relazioni” piace perché ho sempre detestato scrivere comunicati stampa per i giornalisti che poi facevano copia e incolla… Mi piace più leggere che scrivere, e più ancora scrivere per me stessa.
Questo è bello. Cambio tema. La sua è una famiglia tradizionale o queer?
Per ora è tradizionale, ho due figli maschi, adolescenti… mio marito è ingegnere edile.
Religione? Ho letto che si definisce cristiana, che è un concetto più ampio dell’aggettivo “cattolico”…
Non sono maliziosa… e volevo dire semplicemente che vengo da una famiglia cristiana e che in quel solco resto. Ho studiato semantica, glottologia e filologia. Sono aperta a qualsiasi forma di pensiero e di religione, all’agnosticismo…
E anche questo è bello. Il suo maestro o maestra di vita?
I primi maestri sono stati i miei genitori, gli altri maestri sono i giovani creativi che mi sono passati sotto gli occhi in questi 23 anni di Fabrica e hanno contribuito all’apertura dei miei orizzonti, alla mia fame di curiosità, giovani di tutto il mondo che mi hanno nutrito con creatività e determinazione.
Studi universitari?
Ca’ Foscari, lingue straniere, specializzazione in storia americana.
Lei è una trevigianamericana… E le piacciono le schiacciate.
Sì, amo il volley e ci ho giocato sette anni. Alle superiori potevo passare in serie C con Reggio Emilia. Ma mio padre ha detto: i Martelli sono fatti per lo studio e non per lo sport. Così, in prima liceo, ho vissuto le sliding doors, mi sono questionata… adesso gioca a volley il mio figlio più piccolo…
Sliding doors, questionarsi… lei esprime una formazione molto yankee…
No, in realtà è trasversale, ho studiato anche storia africana, ho letto molto sull’Oriente, ho iniziato a studiare l’arabo…
Brava. E politicamente corretta. Fin qui. Torniamo ai Benetton: che cosa significano per lei? Cultura d’impresa?
Non solo. Per me prima era solo una grande azienda delle nostre parti, come Stefanel o Diesel. Non volevo fare l’insegnante e ci sono andata… ho scoperto in Luciano Benetton una grandissima filantropia non compresa, anacronistica. Fabrica è un esempio di totale filantropia nel senso che l’azienda non ha beneficiato di Fabrica. Il signor Luciano ha un vero amore per l’arte e adora i giovani… E quanto ha fatto per le agenzie delle Nazioni Unite: abbiamo sviluppato tantissimi progetti e così mi sono avvicinata al mondo della comunicazione sociale… Un uomo di grande intelligenza.
Lei ora è assessora comunale a Villorba, con un sindaco di Lega/FDI, Francesco Soligo, di professione tecnico Benetton, in perfetta linea con la maggioranza nazionale: lei come si definisce, politicamente?
Sono un’assessora tecnica. Non mi definisco, sono una traversale. La Liga Veneta nasce proprio da queste parti. E Luca Zaia è uno dei politici di destra più apprezzati universalmente. Ma non sono di destra né di sinistra. Simpatizzo con molte idee della destra e con molte idee della sinistra.
Perdiana. Ma allora che cosa pensa della guerra della Russia all’Ucraina?
Mi colpisce soprattutto umanamente. Da un punto di vista delle motivazioni bisogna scavare: per capire la guerra di oggi è fondamentale focalizzare la prima e la seconda guerra mondiale. Per dire che cosa è giusto e che cos’è sbagliato. È un conflitto che poteva risolversi a un tavolo diplomatico.
Peccato che qualcuno a Mosca ha deciso diversamente. Ho capito. Ma torniamo al Festival. Com’è che una trevigianamericana diventa presidente di Religion Today a Trento?
Con la famiglia Beltrami avevamo avuto contatti a Fabrica, anche con il direttore del Festival Morghen… Ho fatto da chaperon, Lia è stata ospite del festival di mia sorella negli Usa. Poi lei mi ha invitato a un evento in Vaticano… è nata una relazione d’amicizia e di stima.
Porterà una ventata di…?
Non di Veneto, tranquilli. Direi un nuovo sguardo, mantenendo l’attitudine del Festival.
Idee per la prossima edizione?
Le nuove arti: il fumetto, l’animazione, la tecnologia, ne parla anche il papa. E anche nomi e persone che magari al Festival sono sfuggite… con la mia rete di contatti.
Lei ha detto pure che sarete attenti ai giovani e alla silver age, che certo suona bene: ma abbiamo paura ormai a parlare di vecchiaia? Non è trendy?
La parola “vecchiaia” ha un’accezione così brutta, qui in Italia, non siamo come il Giappone… Certo mi piacerebbe valorizzare quest’età e le sue dimensioni, in un Paese longevo oltre ogni aspettativa… E poi dei giovani si parla troppo male, non vanno trascurati in un Festival come questo.
Resterà il direttore Andrea Morghen?
Scelta confermata, ci troviamo benissimo: una persona squisita, molto professionale, che mi aiuterà a capire…
Religion Today ci spalanca il mondo: qual è il viaggio più affascinante che ha fatto e quello che vorrebbe fare?
A diciotto anni ho girato con mia sorella negli Usa, un viaggio di iniziazione alla Kerouac, alla Giovane Holden ma senza depressione… Vorrei molto viaggiare nell’Africa subsahariana, in quella difficile, e mettere il piede dentro il Medio Oriente. È quello che non ho ancora fatto: ma anche verso Trento è un viaggio.
Invece, visto che è esperta di serie Tv, qual è la serie che non si può non aver visto?
Resto su Fame. Saranno famosi.
L’ultimo libro letto?
Un saggio sull’Alzheimer… la storia del processo di Norimberga… E Gisella di Cassola.
Il film più bello mai visto?
Il Gesù di Zeffirelli, continua a farmi piangere… il Gesù dei miei pensieri è così…. Jim Caviezel è grande nella Passione di Cristo di Gibson, ma non è quello che amo di più.
Il regista o la regista che ama di più?
Jane Campion… al netto di Rossellini. Anche Sofia Coppola, seppure un po’ più pop.
Bravissima la Campion. Un film (mai nato) che le piacerebbe dirigere?
Lo sa che questa domanda mi spiazza?
Grazie della schiettezza, Lisa Martelli. Ha tutto il tempo per pensarci, in effetti. I film sono una cosa seria. Non si possono mica improvvisare. E in bocca al lupo per Religion Today.