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Se l'Alto Adige non fosse passato dalla Baviera all’alleato regno napoleonico d’Italia e Hofer fosse stato fucilato a Monaco anziché a Mantova?

In un articolo che la rivista “Mondoperaio” pubblicherà a fine maggio 2021 ho provato ad elencare i dilemmi che ancora ci intrigano per una definitiva valutazione. Inserisco specificatamente questa notazione dalla nostra terra di confine, il Trentino Alto Adige, quando scrivo che Napoleone lasciò – sempre tra luci e ombre – un’impronta problematica
DAL BLOG
Di Nicola Zoller - 06 maggio 2021

Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico

"Vergin di servo encomio/e di codardo oltraggio": duecento anni fa per il 5 maggio 1821 Alessandro Manzoni scrisse "un cantico/che forse non morrà" dedicato a Napoleone Bonaparte, quando il grande Còrso spirò nella lontana Sant’ Elena, dov’era stato relegato. E Manzoni – che con Napoleone "folgorante in solio" non cadde nell’adulazione – ora può continuare a parlare con equanimità, mentre altri lanciavano impietosi insulti, magari dopo averlo omaggiato in precedenza. Manzoni tenta un bilancio, ma si arresta: "Fu vera gloria?" si chiede, e risponde: "Ai posteri l’ardua sentenza". Eppure anche per noi che posteri siamo, risulta difficile una sentenza e, tra luci ed ombre, continuiamo ad avere difficoltà a fare un bilancio equilibrato. Manzoni – intuendo subito la grandezza del dilemma – aveva lasciato a noi quel compito: ma a distanza di due secoli la sentenza deve essere ancora emessa.

 

In un articolo che la rivista “Mondoperaio” pubblicherà a fine maggio 2021 ho provato ad elencare i dilemmi che ancora ci intrigano per una definitiva valutazione. Inserisco specificatamente questa notazione dalla nostra terra di confine, il Trentino Alto Adige, quando scrivo che Napoleone lasciò – sempre tra luci e ombre – un’impronta problematica. Sconfitta a Austerlitz nel 1805, l’Austria fu costretta a cedere l’antico Tirolo alla Baviera –  alleata napoleonica –  che impose una innovativa modernizzazione delle leggi, dei costumi e delle stantie consuetudini religiose locali; contro la Baviera si accese una resistenza guidata da Andreas Hofer  che alla fine venne sconfitto e l’Austria – dapprima sostenitrice della rivolta – fu costretta nel 1809 a cedere alla Baviera il Salisburghese oltre al Tirolo, che passò di seguito per la parte comprendente Trento e Bolzano dai bavaresi all’alleato regno napoleonico d’ Italia

 

Nella guerra fratricida tra popoli di comune origine linguistica e identitaria – la Baviera a maggioranza cattolica e il cattolicissimo Tirolo – si era alla fine giunti ad un accomodamento, con la Baviera che aveva assicurato pace e amnistia ai tirolesi: sennonché Hofer azzardò un ultimo scontro sul colle di Bergisel; definitivamente battuti, abbandonati dall’Austria, per molti tirolesi seguì la catastrofe e diversi di essi vennero giustiziati. Hofer nel gennaio 1810 fu rintracciato in alta val Passiria, tradotto a Mantova e lì fucilato il 20 febbraio: pare che le sue ultime parole siano state proferite contro “Franz”, Francesco I imperatore d’Austria, per il suo cedimento a Napoleone.

 

Comunque nel corso dei decenni successivi nacque il mito hoferiano, celebrato come un eroe, sia tirolese che “tedesco-nazionale”, come riferisce una spigliata pubblicazione edita con il sostegno della Provincia di Bolzano da Raetia e curata da tre autori di diversa provenienza - A. Barducci, S. Mahlknecht, S. Zangrando – intitolata “Time zap - curiosando nella storia tirolese da duemila a cento anni fa”.  Certo che se il Sud Tirolo non fosse passato dalla Baviera all’alleato regno napoleonico d’Italia e Hofer – battuto dai tedesco-bavaresi – fosse stato fucilato a Monaco di Baviera anziché nell’italica-napoleonica Mantova, tanta retorica nazionalistica pantedesca sarebbe svaporata. Ma la polemica antinapoleonica restò incessante, inglobando tematiche tradizional-religiose e nazionalistiche: e di Napoleone – vessatore delle autonomie delle popolazioni locali in nome dei grandi principi universalistici della rivoluzione francese – si riesumò l’originario tradimento che avrebbe consumato a danno del popolo còrso e del leader dell’indipendenza della Corsica Pasquale Paoli.

 

Quest’ultimo non gli avrebbe mai perdonato di aver abbandonato le originarie posizioni della famiglia Buonaparte a favore dell’indipendenza corsa, per poi ridurre la sua terra natale a colonia francese e a francesizzare lui stesso il suo nome e cognome, da Napoleone Buonaparte a Napoléon Bonaparte. Più ombre che luci, dunque.

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