Libertà di pensiero, non-violenza, tolleranza: il pluralismo porta con sé tante imperfezioni: "Se tenti di arrivare a una società perfetta sarai di certo contro la democrazia, ma non realizzerai nulla"
Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico
Nel paragrafo finale di questa nota c’è un potente richiamo all’attualità. Ma intanto cominciamo dall’inizio per parlare di questo libro di Karl Popper dedicato a “La società aperta e i suoi nemici”.
Il presupposto è che non vi può essere una società perfetta. Il futuro non è chiuso, già determinato: è aperto, afferma l’autore. “Noi siamo cercatori, la vita è scettica - dal verbo greco che significa cercare - sin dall’inizio. La vita non è mai soddisfatta delle condizioni in cui si trova”.Così in campo scientifico noi non potremo mai raggiungere la certezza: “Tutto ciò che possiamo fare è esaminare autocriticamente le teorie che abbiamo noi stessi costruito”, cercando di contraddirle.
Proprio così: “E’ importante cercare di spingere la propria teoria a un punto tale che essa possa essere confutata. E' appunto questo - aggiunge Popper - che in effetti ha fatto Einstein nella sua teoria generale della relatività”. La scienza è ricerca della verità mediante critica. Questo è il consiglio di Popper allo scienziato: “Ogni volta che puoi essere critico, sii critico... fai esperimenti in modo critico e sii critico nei riguardi dei tuoi esperimenti”. Questa può essere la strada più proficua per migliorare la situazione della scienza, restando sufficientemente socratici, sufficientemente consapevoli - cioè - che “non sappiamo nulla”.
Popper declina il suo pensiero sul piano politico promuovendo una società basata “sull’esercizio critico della ragione umana”, una società aperta “a continue proposte e alla critica”, quindi “una società che non solo tollera ma stimola la critica dei singoli e dei gruppi”. Alternativa a questa società aperta è la società chiusa, “la società totalitaria concepita e organizzata secondo norme organiche e tribali non modificabili”. È lo stato pietrificato di Platone, rigidamente diviso in classi e dominato dai filosofi-re. È’ lo stato dell’ideologia storicistica - con le sue ferree leggi che pretenderebbero di dirigere e spiegare la storia degli uomini - e dei suoi “falsi profeti” Hegel e Marx. Spiega il professore Dario Antiseri nell’introdurre quest’opera: “La filosofia hegeliana - che fa perno sull’idea di un inesorabile sviluppo dialettico e sul presupposto dell’identità tra il reale e il razionale - non è, secondo Popper, se non la giustificazione e l’apologia dello stato prussiano e del mito dell’orda”.
A Marx, Popper riconosce la capacità di indagare su molte questioni e la volontà di soccorrere i più deboli. Ma le sue profezie non sono risultate vere. Continua Popper: “Egli sviò un gran numero di persone intelligenti portandole a credere che la profezia storica sia il modo scientifico di approccio ai problemi sociali. Marx è responsabile della rovinosa influenza del metodo del pensiero storicista nelle file di coloro che vogliono far avanzare la causa della società aperta. Invece l’approccio fallibilista - secondo cui noi impariamo dai nostri errori piuttosto che dall’accumulazione di dati - può mostrare che il ruolo del pensiero è quello di realizzare delle rivoluzioni per mezzo di dibattiti critici, piuttosto che per mezzo della violenza e della guerra; che fa parte della grande tradizione del razionalismo occidentale combattere le nostre battaglie con le parole invece che con le spade”.
Considerare oggi questi valori troppo ovvi è uno dei pericoli che minacciano le democrazie. Libertà di pensiero, non-violenza, tolleranza: il pluralismo porta con sé tante imperfezioni, è imprevedibile, è aperto. Il contrario della società chiusa: “se tenti di arrivare ad una società perfetta sarai di certo contro la democrazia, ma non realizzerai nulla di migliore”. Quanti presunti eroi e profeti di perfezione hanno infestato le nostre vite.