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Le società egualitarie sono assai poco comprensive verso coloro che sono al di sopra o al di sotto della media

DAL BLOG
Di Nicola Zoller - 23 October 2024

Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico

Fernando Savater, filosofo spagnolo, parla a suo figlio del bene e del male, con passione e insieme con humour. Così viene presentato Etica per un figlio, un saggio che propone - come ricorda Gianni Vattimoun’etica laica, senza sussulti e senza miti. Se si pensa che il nostro paese è caduto preda di un moralismo estremo e mendace proprio mentre questo libro vedeva la luce (1992), diventa allora obbligatorio, per noi lettori, soffermarsi sull’ultimo capitolo del libro, dedicato - appunto - alla politica.

 

Cosa scrive Savater? Parole che tutti dovremmo provare a meditare, riga per riga. Innanzitutto si domanda se l’etica e la politica hanno qualcosa in comune. Per quanto riguarda il loro scopo - risponde l’autore - sembrano fondamentalmente imparentate. L’etica è l’arte di scegliere quello che conviene di più a noi singoli individui, alla ricerca di vivere nel modo migliore possibile. L’obiettivo della politica è quello di organizzare al meglio la convivenza sociale, in modo che ciascuno possa scegliere ciò che gli conviene. Dato che nessuno vive isolato (e trattare umanamente i nostri simili è la base per vivere bene), chiunque si ponga la preoccupazione etica di vivere bene non può disinteressarsi della politica.

 

Sarebbe come pretendere di star comodo in una casa senza voler saper nulla dei rubinetti, dei topi, del riscaldamento, dei calcinacci che cadono e possono far crollare l’intero edificio mentre dormiamo. Chiaro? Non del tutto, o meglio, non per tutti. “La politica è una vergogna. I politici non hanno morale”. Savater richiama queste battute per domandare al figlio quante altre cose del genere abbia sentito ripetere migliaia di volte. Allora - continua il padre filosofo - la prima norma è quella di diffidare di tutti quelli che credono di avere l’obbligo sacrosanto di lanciare tuoni e fulmini morali contro la gente in generale, i politici, le donne, gli ebrei, i farmacisti o il puro e semplice essere umano preso in quanto specie. L’etica non è un’arma da lancio né una munizione per sparare cannonate sul prossimo e colpirlo nella stima di se stesso. E ancor meno sul prossimo in generale, come se gli esseri umani fossero fatti in serie come le ciambelle.

 

L’etica serve soltanto a tentare di migliorare se stessi, non a fare una predica di belle parole al vicino, e l’unica cosa che l’etica sa per certo è che il vicino, tu, io e tutti gli altri, siamo fatti artigianalmente, uno per uno, con amorevole diversi-ficazione. Perciò a chi ci ruggisce nell’orecchio: “Tutti i... (politici, neri, capitalisti, australiani, pompieri e quello che si vuole) sono degli immorali” si può rispondere gentilmente: “Pensa per te, stupido!” o qualcosa di simile.

 

Ma allora - si interroga Savater - perché i politici hanno una così brutta fama? In fin dei conti in una democrazia siamo tutti politici, direttamente o in rappresentanza di altri. La cosa più probabile è che i politici assomiglino molto a coloro che li votano, forse anche troppo; se fossero molto diversi da noi, molto peggiori o straordinariamente migliori, è certo che non li voteremmo per rappresentarci nel governo. Solo i governanti che non arrivano al potere per mezzo di elezioni generali (come i dittatori, i leader religiosi o i re) basano il proprio prestigio sul fatto di essere considerati diversi dagli uomini comuni.

 

Dato che sono diversi dagli altri, credono di avere il diritto di comandare senza sottomettersi alle urne e assicureranno molto seriamente che il “vero” popolo sta con loro, che la “piazza” li appoggia con tanto entusiasmo, che non è neanche necessario contare i loro sostenitori per sapere se sono molti o meno di molti.

 

Invece coloro che vogliono raggiungere le cariche pubbliche per via elettorale - constata Savater - fanno di tutto per presentarsi al pubblico come gente comune, molto “umana”, con le stesse debolezze, gli stessi problemi e piccoli difetti della maggioranza del cui consenso hanno bisogno per governare. Naturalmente propongono idee per migliorare la gestione della società e si considerano capaci di metterle in pratica con competenza, ma sono idee che qualsiasi persona deve poter comprendere e discutere, così come devono accettare anche la possibilità di essere sostituiti se non sono tanto competenti quanto hanno detto o tanto onesti come sembrava. Tra questi politici ve ne saranno di puliti e altri con la faccia di bronzo e profittatori, come capita tra i pompieri, i professori, i sarti, i calciatori e in qualsiasi altro ambiente. Ma allora - incalza il nostro filosofo - da dove viene la loro cattiva fama?

 

Per cominciare, occupano posti particolarmente in vista e privilegiati nella società. I loro difetti sono più pubblici di quelli di altre persone, e inoltre hanno maggiori occasioni di incorrere in piccoli e grandi abusi rispetto alla maggioranza dei cittadini. Anche il fatto di essere conosciuti, invidiati e addirittura temuti non li aiuta ad essere trattati con equanimità. Le società egualitarie, e cioè democratiche, sono assai poco comprensive verso coloro che stanno al di sopra o al di sotto della media: colui che emerge viene voglia di prenderlo a sassate, e chi va a fondo viene calpestato senza tanti complimenti.

 

Ecco dunque, in conclusione, i consigli di Savater al proprio figliolo: non stare a sentire quelli che ti dicono che il mondo è politicamente invivibile, che va sempre peggio, che nessuno può vivere bene in condizioni tanto ingiuste, violente e aberranti come quelle del presente; le stesse cose le hanno dette in tutte le epoche e a ragione, perché le società umane non sono mai state “dell’altro mondo”, come si suol dire, sono sempre state di questo mondo e perciò piene di difetti, di abusi, di delitti; però in tutte le epoche ci sono state persone capaci di vivere bene o perlomeno impegnate a tentare di vivere bene.

 

Nessun sistema politico - aggiunge Savater - è così cattivo che in esso non vi possa essere nulla di buono: per avverse che siano le circostanze, la responsabilità finale dei propri atti ce l’ha ognuno di noi e il resto sono alibi. Allo stesso modo, nasconde la testa sotto la sabbia chi sogna un sistema politico perfetto (“utopia”, lo chiamano di solito) in cui tutti quanti sarebbero automaticamente buoni perché le circostanze non permettono di fare il male. Purtroppo il male sarà sempre alla portata di chi voglia il male, ma per quanto male vi sia in giro vi sarà sempre del bene per chi voglia il bene.

 

Addio, amico lettore, cerca di non passare la vita nell’odio e nella paura”: così, con queste parole di Stendhal, ci saluta il nostro moderno mentore, il professore di etica Fernando Savater, che ha parlato ad un figlio perché anche noi potessimo intendere.

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