Socialista dal 17° anno d'età, continua a dedicarsi allo studio del pensiero progressista e democratico
Volgendo al termine quest’anno problematico, il 2024, mi rifugio in un ricordo intimo, quello per la morte di un amico, conosciuto dall’adolescenza fino alla maturità. Parlo di Tiziano Bianchi, morto a Brentonico in contemporanea con la madre Lidia Passerini nel luglio 2024. Tiziano, 59 anni – persona colta, dotato di ampie conoscenze e di una capacità di scrittura davvero ammirabile – era stato a lungo corrispondente del giornale “l’Adige” e quindi conosciutissimo nel campo dei mass-media provinciali e non solo, per poi dedicarsi con passione al mondo enologico e dei produttori di vino. Con un taglio sapientemente critico aveva curato recentemente la pubblicazione di un libro dedicato ad un grande direttore della Ca’vit, Nereo Cavazzani, chiamandomi a scriverne un commento finale.
Sì, perché eravamo amici (lui in un articolo mi definisce “il vecchio amico, l’amico di sempre, quello con cui per tutta la vita fingi di litigare”) e spesso collaboravamo insieme nel costruire testi di varia umanità. Ecco, però quel “fingi di litigare” racconta solo in parte la verità: con Tiziano si litigava davvero, tanto erano distanti talvolta le nostre posizioni, lui entusiasta estremista, io più cauto riformista. Lo animava un fuoco interiore che incuteva talvolta spavento, ma poi tutto si stemperava, le nostre posizioni si ammorbidivano e tutto finiva in un “evviva” lungo e cordialissimo.
Quel fuoco tuttavia ruminava sempre e travalicava dalla discussione culturale per finire agli affetti familiari, precisamente all’affetto sconfinato per Lidia, la madre centenaria. La vicinanza amorevole, quasi assillante, con la madre ne era diventato un emblema, tanto da non potersi separare da lei che qualche ora. Così quando a 101 anni la madre muore, muore anche lui, non solo nello spirito ma proprio corporalmente.
Tiziano Bianchi non era credente, ma – con quello che abbiamo appena detto – pensiamo che avrebbe accettato di unirsi alla preghiera cristiana della madre Lidia, come hanno fatto tanti altri uomini privi di certezze, illuminati dal dubbio e dallo scetticismo. Molti di quest'ultimi ebbero e accettarono un funerale religioso (noti alla nostra memoria personaggi come Michel de Montaigne e Leonardo Sciascia), credevano che tutto è relativo, quindi era ragionevole attenersi alle tradizioni del territorio in cui si viveva, tradizioni né migliori né peggiori di altre. Quindi non è apparso sconveniente seguire la religione dei padri e delle madri, in questo caso della mamma Lidia.
Una condizione che anche noi, "intellettuali di mezza montagna" come insieme ci piaceva definirci, seguiremo con rassegnata devozione, sperando di corrispondere almeno in parte a quella descrizione che don Daniele Laghi nella sua misurata e dotta omelia ha fatto di Bianchi, definendolo portatore a suo modo del messaggio di giustizia evangelica e buon conoscitore delle beatitudini in senso laico. Arrivederci Tano, controverso eppure dolce compagno di vita e di pensieri...