Psicosi orso, ora si attaccano anche le statue. Ma i plantigradi sono storia del Trentino. Dai simboli dei Comuni alle sculture, a Zuclo si brinda con l'orso Pol
Direttore de il Dolomiti
E' bello l'orso di Martalar costruito a Molveno. Ed è bello il messaggio che vuole trasmettere (''Opera - ha spiegato l'autore a il Dolomiti - che suggerisce di guardare con stupore alle meraviglie che ci circondano ma anche di avere rispetto e consapevolezza del luogo in cui ci troviamo dove l'umanità è piccola nei confronti della natura"). E diciamola tutta, è anche più coerente con l'immagine del Trentino e con la sua storia rispetto al bellissimo Drago Vaia di Lavarone o all'Haflinger imperioso che si alza su due zampe realizzato a Strembo.
Se il drago, infatti, è roba per storie fantasy e miti medioevali l'Haflinger è roba da altoatesini. L'Avelignese o Haflinger è una razza di cavalli che deve il proprio nome al paese di Avelengo, in Alto Adige, Hafling, in tedesco, e infatti appare anche sullo stemma del paese. E guarda caso l'orso di Molveno si trova a pochi chilometri di distanza dal comune di Andalo che nel suo stemma ha, udite udite, un orso.
Già perché l'orso è figura chiave della storia del Trentino, ben più radicata di moderni rurali alpini che alimentano intolleranza e ignoranza e strumentalizzano paure e dolori. Scandalizzarsi di una statua di un orso in Trentino è come stupirsi che in Italia ci siano tante chiese.
Ad Andalo c'è un'altra statua di plantigrado simpatico e sorridente, di legno, dalla quale partono gli scivoli per i bambini. Poi un'altra ancora si trova in pieno centro del paese, simbolo, appunto, del Comune.
E che dire del ''Rock the Bears - Paganella Music Festival'', la kermesse di musica indipendente che è stata creata in questi anni ai piedi delle Dolomiti di Brenta? Se vogliamo, poi, in quelle zone c'è anche il Parco Adamello Brenta che ha come simbolo, sorpresa, l'orso. E se dalla montagna scendiamo in città eccoci a Trento, alla rotonda della funivia, quella che accoglie turisti e visitatori: in mezzo un plantigrado azzurro che ricorda come questa sia terra di orsi (e non per niente i trentini ''orsi'' si sono sempre definiti, prima che si scatenasse questa assurda psicosi).
E poi c'è la mitica Bolghera calcio, storica squadra della città. Simbolo? Un orsotto con tra le zampe un pallone.
L'orso c'è (ce lo abbiamo rimesso) e non se ne andrà ormai. Quel che si deve fare, semmai, è pretendere che gli esseri umani, quelli che devono fare la loro parte, i politici in primis che, guarda caso, sono i più interessati ad alimentare proteste e scontri perché non si cerchino i veri colpevoli di questa mala gestione, adeguino il territorio e mettano in sicurezza la popolazione (e non con i pallettoni ma con i bidoni antiorso, prima di tutto, perché finché i plantigradi li avvicineremo ai centri abitati con i nostri rifiuti sarà impossibile parlare di gestione).
Intanto mentre si scatenava la polemica sull'Orso Vaia costruito a Molveno tra favorevoli e contrari a Zuclo, antico borgo montano nel comune di Borgo Lares, nelle Giudicarie si festeggiava la Notte Fucsia. Attrazione della serata la statua di un orso simpatico con boccalone di birra. Tantissime le persone che si sono fatte selfie e foto abbracciate al divertente pupazzo (ribattezzato orso Pol ''che l'acqua non vol''). Nessuno grida allo scandalo, per fortuna. Forse è davvero il caso di abbassare il livello di drammatizzazione. L'orso non è argomento tabù. Non lo deve essere. Altrimenti cosa dovremmo fare vietare le immagini di orsi in ogni dove? Dal più classico pupazzetto per bambini al cinema, passando per i cartoni animati per arrivare alla scienza e alle fotografie. Si sta davvero passando il segno sfociando nell'irrazionalità più pura.
Ah per la cronaca l'evento della Notte Fucsia è organizzato dalla Pro Loco di Zuclo. Il loro simbolo? Un orso.
Già perché quando Zuclo faceva ancora comune il suo simbolo era? Un orso.
E nel simbolo del nuovo comune di Borgo Lares che comprende Zuclo cosa c'è? Un orso.