Nella partita Cia-Ambrosi v.s. Urzì il commissario fa game-set-match con la vicepresidenza in Trentino e la storico trattativa con l'Svp in Alto Adige
Direttore de il Dolomiti
Nella partita interna di Fratelli d'Italia il risultato è già scritto con buona pace dei dissidenti di casa nostra e dei partitini che gravitano nella galassia leghista: Urzì, per restare ancorati alle imprese del Sinner nazionale, fa gioco-partita-incontro e se invece si preferisce un paragone calcistico segna, vince e si porta a casa anche il pallone. La partita che si sta giocando dentro Fratelli d'Italia è di quelle decisive per il futuro del partito.
Da un lato c'è il partito, quello vero, romano, nel senso buono del termine, centrale, che risponde a precise gerarchie ed ha una linea da portare avanti con una visione di Paese. Dall'altro ci sono politici locali le cui idee sono varie e variabili, che hanno cambiato partiti e movimenti in maniera piuttosto disinibita, che hanno avuto l'intelligenza politica di salire sull'autobus giusto (quello di Giorgia Meloni e del successo elettorale che ne è seguito) ma che hanno, poi, pensato di poter andare al posto di guida ognuno tirando il pullman dalla propria parte usandolo per raggiungere i propri interessi e per realizzare le proprie ambizioni e aspirazioni.
Tutto legittimo solo che non si è fatto i conti con il partito stesso che in questa fase è indiscutibilmente rappresentato dal commissario regionale Alessandro Urzì. Lui si fa interprete sul territorio, dal Trentino all'Alto Adige, della linea di Fratelli d'Italia, è in contatto con i vertici nazionali ed è rispettato a livello romano e i risultati sono indiscutibili. In Trentino ha ottenuto quel che si doveva ottenere per il futuro del partito (e quindi non per questo o per quella), la vicepresidenza, fondamentale non solo per la forma (i patti si rispettano) ma anche per la sostanza visto che Fugatti non potrà ricandidarsi alle prossime elezioni provinciali per raggiunto limite di mandati e se vorrà continuare la sua carriera politica, magari tornando a Roma, dovrà dimettersi un anno prima della fine della legislatura per le nazionali. Per un anno, quindi, Fratelli d'Italia potrebbe governare il Trentino come accadde a Pacher con Dellai nel 2013 gettando le basi per una futura leadership nel centrodestra locale.
In Alto Adige addirittura è riuscito nell'impresa storica di sedersi al tavolo della Svp per governare insieme la provincia. Qualcosa di inimmaginabile fino a pochi mesi fa con la destra italiana sempre tenuta nell'angolo dell'imbarazzo dal resto dei movimenti politici per le idee nazionaliste e ''patriottiche'' portate avanti nel territorio più autonomista che c'è (per aiutare i lettori a capire quanto è diverso l'Alto Adige da qualsiasi altro territorio italiano e forse anche europeo si pensi che dal 1960 ad oggi i presidenti di provincia sono stati 3. In 63 anni hanno governato solo Silvius Magnago, Luis Durnwalder e Arno Kompatscher).
I Cia e le Ambrosi che oggi protestano in Trentino, l'uno venendo da un suo movimento personale, Agire ed entrato in Fratelli d'Italia a fine 2020 e l'altra, prima leghista di ferro e salviniana convinta diventata meloniana nel 2021, sono monadi il cui destino è assolutamente indifferente a un partito nazionale strutturato e forte qual è Fratelli d'Italia in questo momento. Piaccia o non piaccia questa è la situazione e i Daldoss, i Biada e i Girardi eletti poche settimane fa in consiglio provinciale con Fratelli d'Italia pur avendo aderito al partito solo poche settimane prima forse adesso, dopo aver tentato di seguire Cia e le monadi locali tradendo la linea in consiglio regionale (guarda caso agendo in maniera contraria a chi del partito è organico da tempo come Francesca Gerosa in Trentino, Anna Scarafoni e Marco Galateo in Alto Adige), hanno capito dove sono capitati.
Il match tra monadi e partito è ancora in corso e determinerà il futuro di Fratelli d'Italia in Trentino (in Alto Adige è già chiusa perché la linea è quella del partito con Urzì e i consiglieri eletti). Se si trasformerà nel solito movimento autoreferenziale formato da politici locali che fanno il bello e cattivo tempo, tendenzialmente pro bono loro, come accaduto negli anni anche ad altri partiti nazionali di centrodestra e di centrosinistra in provincia di Trento (che si sono sempre più 'trentinizzati' finendo ostaggio di quelle stesse persone che hanno contribuito a forgiarlo in questo modo, simpatiche o antipatiche che fossero) o riuscirà a mantenere una sua autonomia dai personalismi locali e ad esistere a prescindere da chi salirà sull'autobus lo si capirà nei giorni a venire.
Intanto quel che è certo è che il risultato del match Cia-Ambrosi v.s Urzì è già scritto con Cia che è già praticamente fuori e Ambrosi che rischia di fare la stessa fine. Il commissario fa gioco-partita-incontro e alle monadi non resta che scendere alla fermata e armarsi di pazienza nella speranza che passi un nuovo autobus il meno sgangherato possibile.