Guerra in Ucraina (che c'è chi associa al Medio Oriente): due manifestazioni per due piazze. Ma al ''non nel nostro nome'' preferiamo ''il Trentino non vi lascia soli''
Direttore de il Dolomiti
Due manifestazioni per due piazze. In entrambe la parola ''pace'' sarà quella più pronunciata, scritta, ribadita, auspicata. In un caso, però, si chiederà il ''Cessate il fuoco in Palestina e in Ucraina'' (Piazza Duomo ore 17 sabato 24 febbraio) nell'altra si manderà, invece, un messaggio di solidarietà vera alle vittime di una barbarie immane che dura da 2 anni sotto il titolo: ''Ucraina, il Trentino non ti lascia sola'' (sono vari eventi ma alle 14.30 ci sarà un sit-in in Piazza Dante mentre alle 10.30 si terrà un incontro imperdibile in Regione con Domenico Quirico, Marina Sorina, Augustyn Babiak e Giovanni Kessler con Paolo Ghezzi a moderare l'evento).
In questi giorni, 2 anni fa, cominciava la guerra in Ucraina. In Italia, dopo un appoggio iniziale compatto e deciso, il fronte del 'tutti uniti contro l'invasore' si è settimana dopo settimana sciolto tra un ''perché per colpa loro ci tocca pagare le bollette più alte'' e un ''beh ma cosa vogliono fare questi ricacciare indietro Putin? Si proceda a trattare e si cessi il fuoco''. Per non parlare dei benaltristi da ''ritorno al passato'': ''Beh ma gli americani cosa hanno fatto negli ultimi 100 anni, la guerra va avanti dal 2014, la Nato è cattiva da sempre con chi non fa parte della Nato'' e via di seguito. Tutto pur di spostare il fuoco dall'oggi, da quel che sta succedendo ora, da quel che si pensa debba succedere da qui alla fine della guerra. Il ''cessate il fuoco'' è diventato il mantra di chi chiede agli ucraini di farla finita per una ragione o per l'altra in un modo o nell'altro, come se fosse loro la colpa di voler resistere all'invasione di un autocrate criminale e pericoloso.
Sabato 24 a Trento in Piazza Duomo il Forum trentino per la Pace e i diritti umani, Cgil, Cisl e Uil del Trentino, Acli, Arci, Anpi del Trentino si riuniranno proprio per chiedere questo: ''Cessate il fuoco in Palestina e in Ucraina'' tra l'altro associando le due tragedie che sono accumunabili solo ed esclusivamente per il fatto che in entrambi i territori si muore e si combatte. Per il resto le differenze sono abissali: da un lato c'è stato un eccidio mostruoso avvenuto il 7 ottobre con oltre un migliaio di innocenti che sono stati massacrati nei modi più terribili che mente umana possa concepire e che ha scatenato una reazione bellica per molti osservatori spropositata ma in qualche modo inevitabile a fronte di quanto accaduto e del fatto che Hamas ha ancora in mano almeno un centinaio di ostaggi israeliani.
Dall'altra parte abbiamo uno stato sovrano, democratico (nel bene o nel male), alle porte dell'Europa che dall'oggi al domani è stato invaso dall'esercito russo secondo un piano di conquista di stampo paranovecentesco con carrarmati, aviazione e truppe di terra e di mare che dovevano semplicemente distruggere quanto e chi resisteva all'occupazione. Chiedere il cessate il fuoco in Palestina e in Ucraina non è la stessa cosa. Il cessate il fuoco ''congela'' le situazioni, le blocca, permette alle parti di riprendere fiato, curarsi, rafforzarsi, rinsaldarsi. E se il cessate il fuoco in Palestina (e in Israele perché non lo si dice più di tanto ma se Israele bombarda e massacra migliaia di persone a Gaza su Israele ogni giorno piovono razzi dal Libano e dalla stesa Gaza causando altre vittime) è a questo punto sacrosanto (anche se finché ci saranno degli ostaggi in mano ad Hamas sarà difficilmente realizzabile) chiedere un cessate il fuoco puro e semplice in Ucraina significa consegnare le porzioni di territorio oggi controllate dai russi a Putin e al suo progetto di espansione egemonica.
I manifestanti di Piazza Duomo spiegano che saranno in tanti a ribadire che tutto ciò avviene ''non nel nostro nome''. Gli ucraini sicuramente combattono in nome proprio, per salvarsi la vita, per assicurarsi un futuro, per assicurarlo ai loro figli e alle loro figlie. Non se ne avranno troppo a male se da Trento qualcuno manifesterà dicendo loro che in qualche modo si dissociano dall'atto di resistenza che stanno compiendo. Se scenderanno in piazza per dirgli, dall'Italia, di farla finita (sperando che l'autocrate criminale e pericoloso, dall'altra parte, faccia lo stesso). La speranza, però, è che l'altra piazza sia altrettanto piena. Che la solidarietà abbia ancora un valore nell'Occidente del disimpegno dell'io' che vince su tutto. Che la resistenza a un'invasione insensata e spietata trovi il sostegno di tanti, tantissimi. Perché se c'è chi dice ''non nel nostro nome'' c'è anche chi dice ''Ucraina, il Trentino non ti lascia sola''.
Come diceva quello? ''Per quanto voi vi crediate assolti/ siete per sempre coinvolti''. E allora si chieda la pace tutti insieme: la si chieda ad Israele e a chi Israele vorrebbe che scomparisse e la si chieda a Putin. Non la si chieda agli ucraini che da due anni combattono e muoiono proprio per la pace quella che avevano prima dell'aggressione, quella che si meritano all'interno del loro Paese, unito e libero.