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Da Gerosa a Bisesti ecco perché per cambiare qualcosa nella scuola (che è sempre meno ''la migliore del mondo'') ci voleva il centrodestra

DAL BLOG
Di Luca Pianesi - 02 February 2024

Direttore de il Dolomiti

La scuola italiana necessita di cambiamenti radicali. La leggenda che sia in qualche modo la migliore del mondo o d'Europa è appunto una leggenda che un Paese immobile qual è il nostro si racconta da qualche mezzo secolo ma che non regge più alla prova dei fatti.

 

Il mondo è cambiato radicalmente e l'Italia, come arcinoto, è quella che si ritrova con meno giovani laureati d'Europa (peggio fa solo la Romania: se, infatti, la media europea di giovani laureati è del 41% in Italia è il 28%) con l'abbandono scolastico che è il terzo più alto del Continente (l’Italia con una percentuale del 12,7% viene infatti dopo Romania - 15,3% - e Spagna - 13,3% mentre la media Ue è del 9,7%) un livello decisamente sotto media europea per giovani che finiscono le scuole secondarie (in Italia il 62,7% dei 25-64enni ha almeno un titolo di studio secondario superiore, contro il 79,3% della media Ue27, l’84,8% della Germania e l’82,2% della Francia). Si dirà: beh la scuola non funziona per far laureare i giovani e nemmeno per diplomarli ma è un buon viatico per il mondo del lavoro? Sbagliato l'Italia ha il terzo dato (qui per approfondire tutti i numeri) più alto d'Europa per disoccupazione giovanile (il 23,7% dei giovani è disoccupato) e fa meglio solo di Spagna (32,1%) e Grecia (28,5%) mentre in Europa la media è al 13%.

 

Tutto questo per dire cosa? Che ben vengano i cambiamenti, i tentativi, gli esperimenti. Tutto purché le cose non restino così come sono anche per colpa del centrosinistra (blocco che più conservatore, su questi temi, non potrebbe essere, ormai da qualche decennio) che negli anni di governo del Paese e del Trentino è stato più attento a non toccare gli interessi degli insegnanti (da sempre buon bacino di voti) che a fare gli interessi del sistema. E allora oggi cosa accade? Che governa il centrodestra, che sa che tanto i voti lì non li becca comunque e allora ha la possibilità di cambiare qualcosa, per davvero, di provare a portare qualche novità (e magari finirà poi pure per prendere i voti). Era meglio lo facessero quelli di centrosinistra? Forse, ma non l'hanno fatto e allora adesso, con la situazione che c'è, non si può più aspettare.  

 

Bene ha fatto Bisesti quando ha deciso di tenere le scuole per l'infanzia aperte a luglio (che in estate si facciano ancora tre mesi di ferie continuative è totalmente antistorico e difficilissimo da sostenere per qualsiasi famiglia mentre da decenni si ragiona sullo spalmare lo stesso numero di giorni di riposo su tutto l'anno) e su questa strada bisognerebbe proseguire per cambiare sempre di più i calendari scolastici di qualsiasi livello d'istruzione. Bene ha fatto Gerosa in questi giorni a provare a gettare un sasso nello stagno e ad agitare le acque sicuramente sul tema della ''disconnessione'' (assurdo che i ragazzi e le ragazze siano appesi a comunicazioni che arrivano sui registri elettronici a chissà quale ora. Un modello che, tra l'altro, deresponsabilizza lo studente che un tempo con i compiti segnati sul diario era responsabile di quel che veniva comunicato in classe e doveva riportare a casa mentre ora il peso è scaricato su palmari, connessioni e famiglie) ma anche su quello dei compiti a casa.

 

D'altronde siamo tra i pochi Paesi d'Europa ad avere ancora un modello da fine '900 in questo ambito (come purtroppo in tanti altri). Uno studio di Repubblica su il Timss 2919 era giunto alla conclusione che analizzando i dati relativi alla quarta elementare, i compiti a casa degli insegnanti italiani ai propri alunni risultano 3,3 volte superiori rispetto a quelli assegnati ai bambini francesi e superiori del 50% di quelli assegnati ai bambini spagnoli e finlandesi. In Germania da qualche anno si discute di abolirli e nei paesi scandinavi (spesso citati, questi davvero, come modelli da imitare come sistemi di istruzione) è noto come i compiti a casa siano ridotti al minimo (in Svezia durante le vacanze non esistono in Norvegia, spiega Orizzonte Scuola, gli studenti delle scuole superiori non possono avere più di 2,5 ore di compiti a casa al giorno QUI PER APPROFONDIRE). Ma sono dibattiti che vanno avanti da decenni anche in Italia.

 

Dalle aperture a luglio alla questione compiti e disconnessione sono tutti temi che dovrebbero essere sul piatto dell'agenda politica di ogni partito e la chiusura a riccio del centrosinistra, quasi come fosse un riflesso condizionato, una difesa automatica, ideologica, a prescindere da considerazioni e riflessioni (addirittura sostenuta da concetti quali ''deriva autoritaria'', ''intercessione della politica nella scuola'', ''fascismo'' e compagnia piangente) non rende giustizia a un dibattito che invece dovrebbe essere aperto e concreto.

 

Bisognerebbe dire: bene tu vuoi fare così, ma miglioriamo le proposte. Bene questa è la tua idea, ma facciamo anche questo e anche quest'altro. Per troppi anni non si è fatto niente (e i ''no'' di questi giorni alla circolare di Gerosa che nulla impone ma, appunto, apre un dibattito, dimostrano che a parti invertite si continuerebbe a non fare niente). Non ci si stupisca, ora, se qualcuno o qualcuna prova a fare qualcosa. Per dare un futuro a quella che un tempo era la scuola migliore del mondo (così ci si raccontava) e che oggi forma giovani non pronti al confronto proprio con il mondo. 

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