Scuola, dalla 'documentazione cartacea' al proibire i cellulari passando per il 'diario' al rapporto con i genitori: che scuola ha in mente Valditara?
Amo raccontare frammenti di vita e tutto ciò che lascia un segno
C'è almeno una cosa positiva che credevo il Covid ci avrebbe lasciato: una riduzione del cartaceo. Ed invece no. Mi limito all'ambito della scuola, alla luce delle dichiarazioni del 10 luglio del ministro Valditara.
Non solo le scuole richiedono alle famiglie la stampa di documentazioni che potrebbero tranquillamente essere inviate in digitale, ma addirittura lo scenario che abbiamo davanti è quello della predilezione del cartaceo anche laddove si potrebbero snellire le procedure con un click. Come nel caso dei permessi, delle giustificazioni o delle autorizzazioni, ad esempio.
C'è poi la questione cellulari: chiunque penso possa essere d'accordo che a scuola non vadano tenuti accesi, ma diverso è se fosse proibito portarli, interferendo così con la gestione familiare e con abitudini per molti ormai consolidate. E cosa ci sarebbe di male nell'utilizzo - programmato e concordato, certo - dello smartphone a scopo didattico? Questo non vorrebbe dire avallare una dipendenza oppure un estraniamento dei nostri ragazzi, ma dare l'opportunità di sperimentare.
Il nostro ministro dell'istruzione e del merito (un articolo a parte meriterebbe solo tale nome) sottolinea come tablet e computer debbano essere usati sotto la guida del docente: mi chiedo, dunque, quale sia la scuola che ha in mente. Se è la scuola dove tutti fanno indisturbati ciò che vogliono, mentre gli insegnanti fanno gli affari propri, siamo lontani anni luce dalla realtà. Per non parlare del Pnrr, e degli investimenti sulle nuove tecnologie, ma in direzione dell'inclusione e dell'innovazione, non dell'isolamento. Con l'insegnante che accompagna, che fornisce gli strumenti, che ha quella funzione di guida che Valditara auspica.
C'è poi il capitolo diario, che non è più quello di una volta e che ha una sua importanza, ma legata non a dei fogli di carta, ma alla responsabilità e all'organizzazione personale. E qui si apre il capitolo genitori e la riflessione su quanto e come si sentano o siano coinvolti nella vita scolastica dei figli. Ognuno può facilmente capire se è un genitore da “Che compiti dobbiamo fare oggi?”, da “Controlla i tuoi impegni!”, oppure un genitore con una delle tante sfumature intermedie. Non credo ci sia una regola generale per essere un buon genitore, così come per essere un buon insegnante. L'importante è cercare sempre di ascoltare l'altro e di leggere le situazioni e le persone con profondità e responsabilità.
Credo, però, che ci siano delle linee guida date alla scuola che possono essere più o meno condivisibili. Per me quella scelta dal nostro ministro, firmando un nuovo decreto, non lo è, perché mostra la contraddizione tra ciò che viene dichiarato, in particolare la riduzione del carico amministrativo dei docenti e la valorizzazione delle relazioni, e ciò che viene previsto nella quotidianità della scuola, dunque il ritorno al cartaceo, che poco ha a che fare col tema centrale del dibattito. Come se, tra l'altro, i nostri studenti non usassero mai carta e penna.
Chissà se l'estate porterà consiglio, almeno in seno alla nostra Provincia di Trento. Al momento l'intervento dell'assessora Gerosa sulla cittadinanza digitale e sul benessere degli alunni rappresenta un ulteriore passo sul delicato tema del rapporto giovani e tecnologie in ambito scolastico. Chissà, inoltre, se qualcuno si preoccuperà di sentire il vissuto degli insegnanti, per prendere una decisione dibattuta e non imposta dall'alto.