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A scuola parliamo di Shoah e intanto negli Usa si promuovono i ''Deportation Flights'': parole e gesti sono importanti, la scuola che posto occupa?

DAL BLOG
Di Idil Boscia - 26 gennaio 2025

Amo raccontare frammenti di vita e tutto ciò che lascia un segno

Sono disorientata. L'immagine dei migranti in catene al confine col Messico mi è arrivata come un pugno nello stomaco. Stiamo parlando di Shoah, a scuola. Non vogliamo sia un parlare isolato, ma la costruzione di un sapere che aiuta al dialogo. Andiamo contro corrente, forse. Può non farlo, la scuola? Può non interrogarsi in profondità sulla direzione che il mondo sta prendendo? Sul significato, oggi, di alcune parole come memoria, discriminazione, benessere?

 

Ho visto ragazzini fare il saluto romano ed offendere usando i termini  omosessuale o ebreo. Sono disorientata perché tutto attorno a noi fa sembrare ogni parola legittima, ogni gesto innocuo, e di fronte a questo tutto che si fa spazio, sento invaso il mio ruolo. Piccolo, sicuramente, ma prezioso. Dove ogni giorno ed ogni momento è un entrare in relazione, un costruire una strada. Accidentata, sì, ma una strada capace di portare lontano, di aprire orizzonti.

 

Sono disorientata da quegli sguardi capaci solo di giudicare e non di incontrare, da quelle dita puntate contro, piuttosto che attive nel tessere legami. Si affollano, assieme ad immagini di scuola e di presente, parole di ieri e di oggi di formatori, esperti, insegnanti, che a vario titolo hanno stimolato la riflessione della scuola. Perché, no, la scuola non può esimersi dall'interrogarsi, come non può dimenticare il proprio ruolo. E se qualcuno non vuole vedere la realtà, sarà quella realtà a venirci addosso con violenza.

 

Saranno le intuizioni e le fragilità dei nostri ragazzi, le loro idee ed il loro sentire, le loro paure ed i loro sogni. Continuerà, la scuola, a seguire le linee che il Ministero di turno stabilirà, ben sapendo cosa si sta facendo e come, cosa funziona e cosa può essere migliorato. Ed io, seppur disorientata, continuerò a credere che la scuola sia un luogo di conoscenza, ma non di una conoscenza trasmessa, bensì di una conoscenza vera attraverso la relazione, che è capacità di leggere il passato ed il presente, di muoversi nel mondo con rispetto e consapevolezza.

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