''Una drammatica esperienza per un legame di convinta adesione agli stessi ideali e valori nei quali ci riconosciamo'', la Resistenza in Trentino
Vive da sempre in Trentino, si occupa professionalmente di storia, pratica sport di resistenza ed è appassionato (ancora) di politica...
E' in una giornata d'agosto del 1938 quando Ferdinando Tonon sbarca nel piccolo porto di Ventotene per scontare i cinque anni di confino. A condannarlo era stata la Commissione provinciale per i provvedimenti di polizia il 23 giugno, due mesi dopo l'arresto avvenuto il 28 aprile 1938. Così si legge in un rapporto del Prefetto di Trento: “arrestato a Mezzolombardo, perché sorpreso ad affiggere manifesti inneggianti al comunismo e recanti l'emblema “falce martello”, e perché trovato in possesso di uno statuto sociale riferentesi alla costituzione di una cellula comunista in S. Michele all'Adige, e di libri sovversivi”.
Ferdinando ha appena 19 anni. Nelle sue “memorie” racconta dei suoi compagni di confino. Ricorda in particolare l'esponente socialista Eugenio Colorni e sua moglie, la berlinese Ursula Hirischmann, così come Sandro Pertini. Proprio a Ventotene Colorni scrisse insieme ad Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi il “Manifesto per un'Europa libera e unita”, un documento fondamentale non solo per la Resistenza, ma per lo sviluppo dell'idea federalista europea.
“Nonostante l'opprimente persecutoria vigilanza, l'imperante settarismo di quel periodo”, l’anno di confino passato a Ventotene fu “un momento formativo fondamentale di acculturamento e di radicamento della mia scelta definitiva di vita politica".
La nuova destinazione, siamo nell'agosto del 1939 e rapidamente ci si sta avvicinando allo scoppio della Seconda guerra mondiale, è Miglionico, paese della Basilicata che oggi conta circa 4.000 abitanti. Anche per questo trasferimento, come quello che da Trento lo aveva portato a Ventotene, il viaggio è caratterizzato dal caldo opprimente, dalla fame, dalle notti passate nei vari penitenziari lungo il tragitto. Siamo ben lontani dalla celebre e criticata frase: “Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino”. Miglionico è in provincia di Matera a qualche decina di chilometri da Aliano, il paese dove venne confinato Carlo Levi e dove ambientò il romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli”.
L'ormai ventenne Ferdinando rimase colpito dalle condizioni di quell’area del Mezzogiorno: un mondo di arretratezza e di miseria, caratterizzato dall'analfabetismo, la disoccupazione, il caporalato. Fu un’esperienza che lo rese ulteriormente consapevole della posta in gioco, in particolare a partire dalla centralità della questione agraria e dall’insieme di problemi che pesavano sul presente e il futuro dell’Italia.
A Miglionico si creano e si consolidano le amicizie. Con altri confinati, alcuni veri e propri maestri di questa speciale “scuola di formazione politica”, ma anche gente del posto. Tra i quali una ragazza di nome Titina.
Nel febbraio del 1940 il confino termina. Ferdinando rientra a casa. Prosegue la sua attività presso l'Istituto di San Michele, dove entra in contatto e in stretta collaborazione con lo sperimentatore Rebo Rigotti. L'entrata in guerra dell'Italia è però alle porte. La chiamata alle armi arriva il 3 gennaio 1941: viene assegnato all'11° reggimento Alpini, Btg Trento.
E' fortunato. Rimane in servizio a Trento e a Trento, dopo il tragico bombardamento della Portela del 2 settembre 1943, è impegnato nel lavoro di scavo tra le macerie. In particolare si dedica al pietoso lavoro di recupero delle salme: sono quasi tutti bambini visto che l'edificio sul lato nord della Chiesa di Santa Maria Maggiore ospitata una struttura sanitaria pediatrica.
Vi è poi l'8 settembre. La mattina del 9 con gli scontri e la fulimante azione tedesca contro i militari italiani di stanza in città. Più di una cinquantina gli uomini che perirono negli scontri, nel tentativo di opporre resistenza agli ex-alleati.
Ferdinando Tonon decide di entrare nella Resistenza trentina con il nome di battaglia “Marino”. Sceglie la clandestinità. Il 30 dicembre 1944 incontra alla stazione dei treni di Trento Mario Pasi. Scrive Ferdinando: “Lo trovo molto deciso, rude e più sferzante del solito. Sollecita il mio impegno e quello dei compagni del campo Rotaliano e Lavis a iniziare azioni militari contro le forze tedesche. Faccio presente le difficoltà oggettive, ma lui insiste nelle direttive: attaccare il nemico giorno e notte con qualsiasi mezzo dovunque si trovi". Pochi giorni dopo è incaricato di rappresentare il Partito in seno all'appena costituito Comitato di Liberazione di Trento. Tonon sostituisce Giuseppe Ottolini, destinato ad essere il primo Prefetto della liberazione. Grazie a questo nuovo incarico, di assoluto prestigio politico ma di grandissima responsabilità, conosce direttamente l'altra grande figura della Resistenza trentina, il capo del Cln Giannantonio Manci.
Il primo semestre del 1944 è dedicato all'organizzazione delle prime formazioni partigiane. Tonon entra in contatto con le formazioni della Val di Fiemme, della Val Cadino, della Valle di Non, ovviamente con i partigiani di San Michele all'Adige con il quale costituisce il “distaccamento Trento della divisione Gramsci”, attivo dall'inverno del '44 fino alla primavera '45.
Numerose le azioni compiute da questo distaccamento di 14 uomini guidato dal bresciano Pietro Ferrari: operazioni di sabotaggio, sostegno alla missione alleata Vital, aiuto dato all'evasione dal campo di lavoro forzato di San Michele della Tod dove 17 prigionieri francesi e alcuni aviatori americani riuscirono a trovare la fuga.
Ma la lotta partigiana non è solo azione militare è anche costruzione di contatti, incontri, momenti di crescita politica. Numerosi sono i nomi che Fernando incontra nella sua vicenda partigiana. Manlio Silvestri, “Monteforte” di Padova, già reduce miliziano della guerra di Spagna, Angelo Peruzzo di Borgo, Armando Bortolotti, che guidava i partigiani della Val Cadino. Tutti e tre catturati dai tedeschi e impiccati a Sappada il 29 luglio 1944. Così come Giovanni Parolari e Andrea Mascagni, chiamato a sostituire Tonon all'interno del Cln quando l'organismo direttivo della Resistenza venne ricostruito dopo gli arresti e l'eccidio del 28 giugno 1944.
Proprio ad Andrea Mascagni, “Fausto Corsi”, Ferdinando Tonon, a nome dell'Anppia, ha dedicato un appassionato intervento il 24 aprile 2003 in occasione della cerimonia di conferimento dell'Aquila di San Venceslao.
“Con lui ho avuto in quella drammatica esperienza, come con altri compagni di lotta, un legame di convinta adesione agli stessi ideali e valori nei quali tuttora ci riconosciamo. Un'adesione totale che, a distanza di 60 circa, vista con gli occhi di oggi, appare acritica per non dire fideistica; ma questa era la nostra forza contro il nemico dichiarato della libertà.”
Proprio concludendo il suo intervento, che Fernando mi ha consegnato insieme ad altra documentazione sulla sua vita partigiana, affermava: "Mi pare doveroso sottolineare quanto spesso viene ignorato, la lotta partigiana nel Trentino ha potuto svilupparsi – superando innumerevoli difficoltà di ordine storico, sociale e ambientale – in virtù dell'apporto dell'antifascismo antecedente la Resistenza vera e propria, e dei giovani combattenti accorsivi. E, pur non avendo assunto la dimensione di massa di altre regioni, il contributo di sangue e di vite umane (in rapporto alle forze in campo) è stato tra i più elevati del Paese.”
Parole, idee, concetti molto precisi. Poco incline alla retorica. Capaci di testimoniare le qualità di questa figura: la rivendicazione dell'antifascismo come scelta fondativa dell'impegno democratico, la capacità di leggere criticamente le proprie posizioni, in modo laico (per l'appunto “un'adesione totale, acritica per non dire fideistica”), ma anche la consapevolezza di aver dato molto al nostro Paese e anche al nostro Trentino.
Con tanti sacrifici, rinunce, dolore. Con qualche salutare riflessione maturata in decenni di vita democratica, di impegno politico e professionale. Ma anche con tantissima voglia di costruire futuro.