"Neo-regionalismo", per dare forza a questa prospettiva che unisca Trento e Bolzano dobbiamo ripercorrere la nostra storia
Vive da sempre in Trentino, si occupa professionalmente di storia, pratica sport di resistenza ed è appassionato (ancora) di politica...
Ho avuto recentemente occasione di presentare un libro interessante e documentato sulla questione altoatesina. Si tratta del volume scritto da Maurizio Ferrandi relativo alle cronache parlamentari della questione altoatesina (1918-1943).
Un punto di osservazione particolare quello dei dibattiti parlamentari nell'Italia che da liberale sta scivolando verso la dittatura fascista e dove in Austria, in modo inesorabile, la progressiva crisi del parlamentarismo favorisce l'esito autoritario verso il fascismo e il nazismo. Tante sono le informazioni che si possono ricavare da questo punto di vista.
La prima, innegabile, è la rilevanza del nazionalismo che riesce a condizionare il dibattito e il suo esito. La questione altoatesina (a partire dalla decisione di fissare il confine al Brennero) è la cartina di tornasole per misurare la subalternità o la scarsa capacità di resistenza delle principali culture politiche al paradigma nazionalista. Unica eccezione è quella socialista, di quel movimento socialista protagonista dell'opposizione alla guerra e avversario del militarismo.
La seconda è apparentemente più domestica e meno generale. Riguarda il legame strettissimo tra la questione altoatesina e quella trentina. Esemplare il dibattito del 21 luglio 1921. Si tratta di un'ora di acceso confronto nell'aula di Montecitorio.
Si discute di bilancio, ma è incredibile ritrovare nella stessa Camera dei deputati esponenti di quello che fu il governo austriaco nel 1917, nello specifico l'ex-ministro degli interni Toggenburg, e gli altri rappresentati sudtirolesi quali Karl Tinzl, futuro prefetto dei nazisti a Bolzano tra il '43 e il '45 ed esponente della Svp nel dopoguerra, e il deputato nativo di Luserna Nicolussi Rent.
In rappresentanza dei trentini intervengono il laeder dei popolari Alcide De Gasperi, che nel 1917 sedeva nel Parlamento di Vienna, e il socialista Silvio Flor.
In un'aula ancora segnata dai durissimi interventi di Benito Mussolini e della destra nazionalista italiana i nostri deputati "regionali" si affrontano tornando indietro nel tempo, con accuse, controaccuse, difese d'ufficio. Tra trentini e sudtirolesi le parti, apparentemente, si sono invertite rispetto agli anni dell'Impero.
Ripercorre quelle pagine di storia non è semplicemente un esercizio intellettuale. Molte persone, tra Bolzano e Trento, considerano fondamentale assumere una posizione "neo-regionalista". Per poterlo fare in modo incisivo è di una qualche utilità seguire la genesi della questione altoatesina nei suoi rapporti con quella trentina. Ma vorrei tornare prossimamente sul tema.