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Una 'nuova' croce su Cima Giner, se ne sentiva la mancanza. Pronto ad apporre una stele con la scritta: ''La cattiva notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno''

DAL BLOG
Di Giacomini Alessandro - 25 November 2024

Giacomini Alessandro, ha sostenuto, sotto ogni forma, l'indipendenza del pensiero e delle azioni sia dell'uomo sia dello stato nei confronti di qualsiasi chiesa o fede religiosa. Attualmente collabora con MicroMega.

Non saranno installate nuove croci sulle montagne”, cosi si esprimeva  il tribunale supremo della montagna, il Cai (Club Alpino Italiano). La ragione era più che ragionevole: stop alle nuove croci, perché sono anacronistiche ma soprattutto non rappresentano tutti gli scalatori, precisando che “quelle che già sono in vetta non verranno toccate”. Insomma nessun problema con quelle che ci sono ma non ne servono di nuove. Sul punto era intervenuto anche il noto alpinista Reinhold Messner: “Le montagne sono di tutti, nessuno ha il diritto di metterci il cappello”.

 

Ricordando poi che è stato solo recentemente, post Seconda guerra mondiale, che si è iniziato a portare croci sulle vette e a farlo furono soprattutto i movimenti giovanili cattolici dei paesi di montagna. La Chiesa cattolica da sempre promuove la posa di croci sulle montagne, a voler dimostrare e manifestare la sua presenza, senza rendersi conto che, al contrario, dimostra tutta la sua debolezza. Nel frattempo, però, nel parco naturale Adamello brenta, presso la maestosa e inconfondibile cima piramidale del Giner, ove vige un panorama a 360 gradi sulle dolomiti è divinamente apparsa, sul finire di questa estate, una seconda croce in ferro.

 

Il territorio catastale dovrebbe essere quello Trentino del comune di Ossana, ora ci si chiede cosa si debba fare dal punto di vista burocratico per ergere un manufatto di dimensioni significative e quali siano le procedure. Perché le cime delle montagne hanno un valore estetico naturale assoluto e insuperabile, sono di una bellezza compulsiva, la salita, l'attesa della vetta, la fatica e poi l'esplosione di gioia che si somatizza nel corpo per il raggiungimento della sommità come fosse un virus benefico, ma che viene sempre più spesso limitata da un elemento avulso.

 

La continua marcatura del territorio con simboli religiosi rappresenta un elemento estraneo e degradante nella salvaguardia del paesaggio e in qualche modo anche dell'ambiente. Le cime delle montagne devono essere libere e neutre da qualsiasi simbolo anche per evitare che chi ama la montagna ogni qualvolta arrivi in cima ad una vetta abbia la chiara sensazione di essere un ospite. Per non parlare del pericolo, in tempi di derive ideologiche, estremismi e 'guerre di religione' che la montagna venga usata come palcoscenico di ambizioni personali nell’imporre, come hanno fatto aggressivamente le convinzioni religiose, altri simboli.

 

Quindi, lungi dall’essere una provocazione, ma nel rispetto reciproco di chi ha ragioni sufficienti ed argomenti filosofici per non credere nell’esistenza di Dio e di chi ha una visione del superamento stesso nella credenza del divino, sarà mia premura, ogni qualvolta vi sarà una nuova marcatura di carattere religioso, apporre sulla stessa cima una stele di uguali dimensioni del manufatto ecclesiale, con tale dicitura: ''La cattiva notizia è che Dio non esiste, quella buona è che non ne hai bisogno''.

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