Spariscono scarpe, fiocco e cartello ''Non sei sola''. A chi dà fastidio la panchina rossa in val di Fassa?
Delle mie passioni (la politica, la scrittura e la biblioteca) mi è rimasta integra, o quasi, solo la seconda. La biblioteca era a scadenza e la politica è da tempo “scaduta” pur restandomi brandelli di interesse a livello locale
La notizia che l’associazione “la Voce delle donne” ha predisposto, in tutta Fiemme e Fassa, delle “panchine rosse” con tanto di fiocco e scarpe scarlatte per ricordare la giornata del 25 novembre dedicata alla lotta per l’eliminazione della violenza alle donne, era una bella notizia. Una di quelle “buone notizie” che trovano a volte lo spazio di un trafiletto o anche più, a seconda dei giornali.
Un bell’impegno comunque allestire due dozzine di panchine con decine di scarpe rosse. Ma tutto questo non fa tanto notizia. Non come lo fa la sparizione, il giorno dopo a Fontanazzo di Fassa, di una di queste panchine, anzi, non della panchina, ma delle scarpe, del fiocco e del cartello con la scritta “Non sei sola”, su cui l’associazione “La voce delle donne” ha voluto ricordare anche il numero di telefono cui le donne di Fiemme e Fassa possono rivolgersi, non solo per problemi di violenza, ma per qualsiasi necessità o richiesta di aiuto. Uno sportello d’ascolto, insomma, che ricordiamo: 348 0035423.
Dopo la sparizione è partito un dibattito che non poteva non fare notizia. Già, perché qualcuno dovrebbe prendersela con un simbolo universalmente riconosciuto? Qualche uomo colpito duramente dalla legge per i suoi comportamenti violenti? Qualche misogino incallito? Qualche autonomista ladino indispettito da donne estranee venute ad imbrattare i lindi arredi urbani al cospetto delle Dolomiti? Le ipotesi si sono accavallate.
Il sindaco di Mazzin getta acqua sul fuoco sostenendo che da quelle parti non tutti riconoscono i segni dell’emancipazione femminile. Insomma, quattro scarpe rosse buttate lì potrebbero essere finite in un bidone delle immondizie, assieme alle imprecazioni di chi, ligio all’invito “tieni pulita la tua città”, ha pensato bene di non attendere l’operatore ecologico del Comune. Però quel fiocco e quel cartello ben esposto, difficile scambiarli per immondizia o, nel migliore dei casi, per oggetti abbandonati.
Nessuno ha pensato però che forse “c’è del marcio a Fontanazzo” dove ora si profila un giallo: né immondizia né azione contro le donne, ma bensì un dispetto verso la promotrice dell’azione dimostrativa. Lo sostiene lei stessa, l’interessata, capogruppo di minoranza in Comune. Un dispetto, un’azione dimostrativa per questioni private, forse politiche? Un giallo che, è il caso di dire, si tinge di rosso.
In attesa che gli Sherlock Holmes fassani trovino il bandolo della matassa, ci piace pensare a quello che - ci ha ricordato una donna molto femminista – era accaduto ad una sua amica qualche anno fa in una delle Ville di Fiemme. Alcune bambine furono colpite da quelle belle scarpe rosse che brillavano incustodite sui cubetti di porfido, evidentemente abbandonate dai proprietari, e se le portarono a casa, felicissime. Scarpe brillanti con i tacchi a spillo, non ne avevano mai possedute, chissà cosa potevano farne.
La delusione le colse però quando arrivò mamma che spiegò loro alcune cose. Se ne tornarono assieme alla panchina riportando, deluse, il maltolto. Ma impararono qualcosa perché mamma gli spiegò bene il significato di quelle scarpe rosse “abbandonate”. Quelle calzature erano servite davvero a qualcosa. Così è servito, ancor più, il gesto dell’ignoto e forse inconsapevole “asportatore” di scarpe, che col suo atto ha dato ancor maggiore visibilità e “voce” all’iniziativa delle donne fiemmesi e fassane.