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Si paga anche per gli spettacoli gratuiti in biblioteca per leggere due storie ai bimbi ma suona strano se le star si preoccupano dei mancati incassi della Siae

La lobby Siae è riuscita a far crescere in continuazione, grazie a opportune modifiche legislative anche dell’ultimo momento, le occasioni per incassare. Perché, se le basi dell’economia ci insegnano che lo scopo delle aziende è di fare profitto, quello della Siae è di “incassare”, comunque
DAL BLOG
Di Francesco Morandini - 15 July 2020

Delle mie passioni (la politica, la scrittura e la biblioteca) mi è rimasta integra, o quasi, solo la seconda. La biblioteca era a scadenza e la politica è da tempo “scaduta” pur restandomi brandelli di interesse a livello locale

Nei giorni scorsi m’è capitato di sentire al tg nazionale un appello del presidente della Siae (la Società italiana autori e editori) Giulio Rapetti Mogol, preoccupato per gli effetti della pandemia sugli incassi di questo ente che è un ente pubblico autonomo, ma che agisce come un’azienda privata. Gli avevano fatto eco Al Bano e Gino Paoli che, anche loro, poveri non sono. Apprezzabile comunque il Fondo di solidarietà di 500 mila euro per acquistare 2.500 pacchi alimentari, distribuiti agli associati in condizioni di indigenza, di invalidità o in precarie condizioni di salute durante il lockdown, ma che la Siae sia un carrozzone poco trasparente resta un dato che ci pare fuori discussione.

 

“L’Espresso", qualche anno fa definiva la Siae “opaca e vorace” o “un vecchio carrozzone che perde pezzi” poiché un numero sempre maggiore di autori si era avvicinata a Soundreef. Quanto la Siae sia un carrozzone lo sanno coloro, come il sottoscritto, che hanno dovuto farci i conti (letteralmente) per 40 anni. E ne abbiamo viste di tutte. Comportamenti diversi da un’agenzia all’altra, assenza di certezze, accompagnate dalla sensazione di trovarsi ogni volta in balia dell’agente di turno non essendo esperti di diritti d’autore e non riuscendo a confutare sempre le loro “interpretazioni”.

 

La lobby Siae è riuscita a far crescere in continuazione, grazie a opportune modifiche legislative anche dell’ultimo momento, le occasioni per incassare. Perché, se le basi dell’economia ci insegnano che lo scopo delle aziende è di fare profitto, quello della Siae è di “incassare”, comunque. Prima le fotocopie, i cd e dvd vuoti, poi le letture per bambini (prima che l’Aib, l’Associazione italiana biblioteche) riuscisse a evitare almeno il pagamento per quelle fatte in biblioteca.

 

Tant’è che se leggo due storie ai bambini nel cortile della biblioteca, o in una sala attigua, si pone l’interrogativo: sono da considerarsi letture fatte in biblioteca? E quindi esenti? Oppure devo lasciare alla Siae un centinaio di euro per raccontare quattro favole? Il caso si è presentato mentre stavamo scrivendo queste righe. La biblioteca ha organizzato infatti una serie di letture per bambini in occasione del centenario della nascita di Gianni Rodari.

 

Dove farle? In biblioteca, ma è meglio all’esterno, nel giardino, visti i problemi di contagio da coronavirus. In fondo il giardino come le sale riunioni fanno parte della biblioteca, e il buon senso e l’attenzione alla salute dei bambini dovrebbero favorire questa scelta. Macché, l’agenzia di Moena sembra irremovibile. Se non si è dentro le mura si paga. Le prime si faranno comunque all’interno in qualche modo, ma per la pioggia. Purtroppo, se si è sprovvisti di avvocato, si soccombe puntualmente.

 

Se capita poi, per esempio, di spostare in biblioteca delle letture previste nel bosco, a causa del cattivo tempo, ti chiedono anche una dichiarazione del sindaco che attesti e dichiari le condizioni atmosferiche di quel pomeriggio. A parte il sindaco meteorologo, di casi simili ne potremmo produrre in abbondanza. Fra tutti ne basta uno. La biblioteca di Predazzo con le Comunità di valle e alcune associazioni locali, e il contributo della Provincia, aveva organizzato alcune presentazioni di libri all’interno di un progetto sull’Alzheimer.

 

A Predazzo era venuta la scrittrice e docente di Filosofia a Parigi, Michela Marzano, per parlare del suo bellissimo romanzo “Idda” in cui racconta, tra l’altro, il rapporto con l’alzheimer della suocera. Il fatto che l’autrice leggesse alcuni brevi passaggi del suo libro, è costato agli organizzatori circa 170 euro, quasi di più delle spese della Marzano, la quale peraltro è caduta dalle nuvole, incredula. Il tutto con tanto di modulo in cui si specificava che sono stati letti brani, del suo libro, per un totale di circa 2 minuti. E' andata pure bene poiché qualche tempo fa eravamo stati fermamente invitati a riportare sul modulo le pagine e le righe lette dall’autore.

 

Fatto sta che per l’incontro successivo gli organizzatori hanno raccomandato all’attrice/autrice Gianna Coletti, che presentava il suo “Mamma a carico”, di non leggere neanche una riga del suo libro. La stessa Coletti s’è poi indignata quando, dopo lo spettacolo ispirato ai contenuti del libro, ha scoperto che bisognava pagare 400 euro di Siae in quanto spettacolo gratuito e rappresentato in una sala molto capiente pur con un ridotto numero di spettatori. Insomma, si paga meno Siae se si fa pagare lo spettatore.

 

Ho provato a sentire alcuni bibliotecari trentini che sono trasecolati. Ciò significa che ogni agente (forse per la percentuale?) agisce come gli pare. In quel momento avrei voluto autodenunciarmi poiché ho organizzato centinaia di presentazioni di libri in cui l’autore si è citato leggendo, ma non ho mai pagato la Siae. E così, credo, centinaia di operatori culturali.

 

Ecco perché, sentire le lamentele in pandemia calante, di Mogol, Al Bano e Paoli che di diritti Siae ne incassano e tanti (le star meno fortunate si fermano a 500 mila euro) mi è suonato storto. Se per alimentare i guadagni milionari di qualcuno bisogna spennare chi cerca di far cultura davvero. Beh, un po’ di disobbedienza civile ci sta.

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