Coronavirus e quelli che..''ci rubano il Natale''. Ma ci siete o ci fate?
Delle mie passioni (la politica, la scrittura e la biblioteca) mi è rimasta integra, o quasi, solo la seconda. La biblioteca era a scadenza e la politica è da tempo “scaduta” pur restandomi brandelli di interesse a livello locale
Questa storia del Natale rubato, mi fa impazzire. Sarebbe da chiedere ai vari para-negazionisti e dintorni “Ci siete o ci fate?”. Ma davvero credete o volete far credere che il problema degli italiani in questo momento sia trascorrere il Natale con chi ci pare, bevendo Ferrari e strafregandocene di tutto e di tutti come qualche giorno fa invitava veementemente nella sua diretta online il giornalista del Giornale e conduttore televisivo Nicola Porro? Sembra che qualsiasi decisione che il governo prende, debba necessariamente mettere le mani da qualche parte. Prima erano le tasche degli italiani adesso gli slogan sono “giù le mani dal Natale!”, “volete rubare il Natale ai bambini!” e chi più ne ha più ne metta. E non parliamo dei capelli strappati per l’anticipo della Messa di mezzanotte (che da molte parti si celebrava già prima in anticipo).
Sembra che i nostri parenti, gli affetti più cari, i nonni e gli zii si debbano vedere per forza a Natale (magari spesso “solo” a Natale!). E andare a trovare il nonno dopo la Befana o a metà dicembre toglie qualcosa al nostro e al loro affetto? E’ davvero un problema passare il Natale con la propria famiglia, piccola o grande che sia, senza dover invitare amici parenti e conoscenti a cenoni luculliani? Ebbene, questo Natale, sarà il Natale dei single, anzi sarà la rivincita dei single, delle persone sole che, proprio per quella montatura mediatica e pubblicitaria che inizia a novembre e finisce a gennaio e fa durare il Natale per due/tre mesi, proprio per quell’attesa spasmodica di un evento, sospeso fra orgia consumistica, abbuffate e atteso (e deluso) momento quasi catartico, renderà più lieve la “solitudine” dei single, di coloro che il Natale lo passavano da soli anche senza Covid e senza Dpcm, senza Conte e senza Speranza. Si, anche senza speranza, (con la s minuscola) se non quella di una pranzo della Caritas o della Comunità di S. Egidio a Roma.
Ma la “depressione di Natale” una sindrome verificata e studiata da medici e psicologi, non riguarda solo i poveri. E’ una sindrome che colpisce tutti, indipendentemente da condizione sociale, sesso ed età. Che fa sentire ancora più sole le persone sole, perché tutti gli altri hanno “l’obbligo” di trascorrere le cosiddette “feste” con la propria famiglia, quale che sia. Perché a Natale c’è “l’obbligo” di divertirsi, e guai a non farlo. Trascorrere un Natale da solo anche se sei andato a spasso col Mondo per tutto il resto del mese, è insomma disdicevole, quasi innaturale. Ecco, sarà un Natale in cui tutti noi single (e non solo), ricchi e poveri, sentiremo meno il frastuono di questa festa obbligata, quasi forzata. Nella speranza che la Befana, nella sua calza, ci porti davvero un po’ di libertà.
Non la libertà di strafottersene della salute degli altri e di “fare ciò che voglio”, ma quella che ci potremo permettere quando riusciremo a spezzare queste catene invisibili. La libertà di un bacio vero, di un abbraccio, di una stretta di mano, di un sorriso che non riconosciamo più, come non riconosciamo più gli amici per strada. E poco importa se tutto questo sarà a Carnevale, durante la Quaresima o a Pasqua. Così come poco importa che, per consentirci di sperare, ciò non possa accadere a Natale.