"European City Facility": il Green Deal europeo parte dalle città. Tanti i Comuni italiani partecipanti, ma molti stentano a partire
Alimentato dall'associazione Euronike, intende raccontare le politiche europee
Il viaggio verso la realizzazione del nuovo Green Deal europeo per un’Europa più sostenibile, più sana ed anche più competitiva, non può che partire dalle città. E’ in questo contesto, infatti, che è stato recentemente lanciato lo “European City Facility”, un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 con la finalità di contribuire ad attuare i Piani di Azione per l’Energia sostenibile ed il Clima (PAES-C) elaborati dai Comuni.
L’iniziativa è particolarmente interessante non solo perché il nostro Paese è significativamente esposto agli effetti del cambiamento climatico, ma anche perché l’Italia è uno dei Paesi europei a contare il più elevato numero di Comuni aderenti al famoso “Convenant of Mayors for climate and Energy” ovvero il Patto dei Sindaci per la sostenibilità energetica ed il clima. Il Patto nasce in Europa nel 2008 e dal 2017 ha acquisito una dimensione globale grazie all’istituzione di uffici regionali anche in altri continenti, dall’America alla Cina. L’obiettivo che le amministrazioni locali si pongono è quello di raggiungere (e di superare) gli obiettivi energetici e climatici attraverso interventi ed azioni locali attraverso un approccio bottom-up concentrato in particolare su tre azioni chiave: la promozione dell’accesso a fonti energetiche sicure, pulite e convenienti (attraverso azioni per l’efficientamento energetico o la promozione di energie rinnovabili), la mitigazione del cambiamento climatico e l'adattamento ai suoi effetti negativi. In concreto, uno degli impegni previsti dall’adesione è stata la presentazione da parte degli enti locali di un PAES(C).
In Italia, l’adesione al Patto è stata accolta con un certo entusiasmo. Come detto in precedenza, il nostro Paese è tra quelli che presentano il numero di Comuni firmatari più elevato in tutta Europa. Oltre al dato quantitativo, sul quale come vedremo è utile fare ulteriore chiarezza, va ricordato come la nascita di questa iniziativa abbia contribuito fortemente in molte città ad avviare percorsi pianificazione che si sono poi tradotti in piani per la Smart City. Numerose città italiane sono riuscite infatti ad elaborare un piano per la Smart City, tra il 2012 e il 2013, proprio partendo dai dati e dagli scenari che avevano elaborato all’interno del PAES-C presentato nell’ambito dell’Adesione al Patto di qualche tempo prima. Non è un caso, infatti, che nel 2012 l’iniziativa europea per le Smart Cities venne presentata proprio dall’allora commissario per l’energia Günther Oettinger ed i primi bandi vennero proprio finanziati nell’ambito del sottoprogramma dedicato all’energia.
Il nesso che lega la trasformazione della città alle sfide energetiche, climatiche ed ambientali è dunque molto forte e lo è ancora più oggi ove si osserva come al concetto di “Smart Cities” si stia sempre più spesso affiancando quello di “Resilient Cities”, che definisce una città tanto più intelligente quanto più è in grado di mitigare ed adattarsi al cambiamento, senza perdere la propria identità e salvaguardando il proprio capitale sociale. Se il Patto dei Sindaci ha dunque contribuito nel tempo a favorire l’avvio di molti processi virtuosi di trasformazione urbana, andando ad analizzare i dati si scopre come agli obiettivi ed agli impegni non ovunque sono seguite azioni concrete. Ad oggi più della metà dei Comuni italiani, circa 5.000, ha sottoscritto il Patto dei Sindaci. Di questi più di 2.700 hanno approvato il proprio PAES-C, ma solo poco più di 1.000 lo hanno attuato.
Questi dati mettono in luce una tendenza generale molto positiva rispetto alla volontà di assumersi impegni, ma una certa difficoltà rispetto alla realizzazione delle azioni, che sembrano riguardare solo poco più del 20% dei firmatari. In numerosi casi il PAES-C è dunque rimasto inattuato a causa di una frammentazione delle iniziative locali e per la difficoltà ad accedere alle fonti di finanziamento necessarie per realizzare gli investimenti. Nella Provincia Autonoma di Trento, per esempio, secondo i dati riportati dal sito ufficiale del Patto dei Sindaci, sono 26 i Comuni, incluse le Comunità di Valle, ad aver aderito al Patto dei Sindaci e tutti hanno approvato un Piano di azione. Di questi circa 9 hanno messo in atto le azioni previste e presentato anche il report di monitoraggio dei risultati, mentre negli altri casi il Piano non è ancora stato completamente attuato.
E proprio per superare queste difficoltà, interviene ora la Commissione Europea attraverso il lancio del nuovo strumento “European City Facility” rivolto ai Comuni, in particolare a quelli di dimensioni medio piccole. Il primo bando, (call for proposals), scade il prossimo 2 ottobre 2020 ed invita i Comuni a presentare proposte di progetti di investimento, definiti come “Investment Concept – IC”, legate all’implementazione di un piano di azione per l’energia sostenibile. Se saranno selezionati, i beneficiari riceveranno una sovvenzione di 60.000 euro per finanziare i servizi e le attività necessarie allo sviluppo dettagliato di un progetto di investimento completo.
In concreto, vengono finanziati dunque studi di fattibilità, analisi di mercato, analisi legali e fattibilità economica e finanziaria, analisi del rischio etc. Inoltre, viene messo a disposizione un “Country Expert”, un esperto nazionale, che supporterà i Comuni selezionati nello sviluppo di queste attività. Questo tipo di “supervisione” potrà essere molto utile per sviluppare un progetto di investimento di qualità che presenti poi un’elevata possibilità di attrarre investimenti pubblici e privati.
Per poter partecipare i Comuni devono aver già approvato un PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile) o un PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima) o un documento di pianificazione energetica simile per obiettivi. Quella fornita dalla Commissione Europea, si configura dunque come un’opportunità utile, anche se ancora di ridotte dimensioni, che potrebbe tuttavia facilitare diverse realtà insediate nel territorio nazionale ed anche trentino nel percorrere il proprio percorso verso la sostenibilità energetica e la resilienza (maggiori informazioni sono disponibili a questo link).