Se Atene piange, Sparta non ride: Pd, Upt, Patt, civici, M5S e centro destra, tutti a caccia del 40%
Giornalista appassionata, approfondisce temi di carattere politico, storico e sociologico
Che nei periodi preelettorali, siamo a meno di due anni dalle prossime provinciali, cominci ad esserci un certo fermento è del tutto fisiologico. Confermare alleanze o cercarne di nuove, personaggi che entrano in scena o altri che vengono messi ai margini: tutto normale. Meno normale è invece il clima di profonda e nebbiosa incertezza che accompagna questo fermento. La ragione è del tutto evidente, anche se meno evidenti sono i possibili rimedi. Il concorso di una situazione nazionale a dir poco disastrata e le fibrillazioni che scuotono i partiti trentini, particolarmente della maggioranza di governo, combinati insieme, sembrerebbero produrre una miscela dirompente.
A Roma, la crisi del PD nazionale sta creando forti preoccupazioni, a Trento, il PD locale deve sciogliere due nodi: saper che cosa fare in caso di scissione e capire cosa mettere in atto per evitare le possibili emorragie di consensi. Il Movimento Cinque stelle si sta accreditando come primo partito, e questo costituisce, ovviamente, un fattore nuovo e dirompente dal quale non si potrà prescindere, anche se in Trentino la situazione sembrerebbe più cauta. Il Centro destra è spaccato in due, se non in tre, e se la questione non troverà una soluzione, ad oggi poco probabile, la via di uscita dovrà essere ricercata o nel proporzionale, che consente a ciascun contendente di salvare la sua “frazione”di rappresentanza, oppure nella ricerca di alleanze anomale del tipo Pd e Forza Italia, oppure Cinque stelle e Lega. Intorno a tutto questo, come un cielo cupo e minaccioso, si agita il vento del populismo che, mentre dà fiato ai partiti di protesta, mina alle basi gli stessi fondamenti della democrazia.
E in Trentino? La situazione è fortunatamente migliore, ma non per questo esente da rischi, anche seri. Il punto da cui partire è la situazione del Centro Sinistra Autonomista. Il nodo cruciale è: riuscirà l’attuale coalizione a superare la soglia del 40% necessaria per ottenere il premio di maggioranza e evitare il rischio dell’ingovernabilità, visto che con 18 Consiglieri compreso il Presidente difficilmente una giunta può reggere? Qui le tesi si dividono anche se nessuno può ritenersi sufficientemente tranquillo. Il tiro incrociato della crisi del Pd e dell'exploit dei Cinque Stelle, non è certo rassicurante se l'obiettivo è confermare il risultato della scorsa legislatura.
In più il Patt è visibilmente in affanno e l’Upt non ha ancora messo a fuoco quale potrebbe essere l’assetto con cui presentarsi agli elettori. Quindi in "casa maggioranza" ce n'è abbastanza per essere preoccupati. Le vie possibili sembrerebbero due: la prima, la più accreditata, è che ci sia un’azione di forte di rilancio dell’attuale coalizione, trovando e lanciando messaggi nuovi e soprattutto ritrovando l’inclusione interna necessaria per affrontare la difficile fase che sta attraversando la nostra autonomia. La seconda è aprire la porta ai civici, sempre che questi ne abbiano l’intenzione con le conseguenti ripercussioni. E’ la meno probabile in quanto è difficile immaginare che Upt e Patt siano felici di vedere entrare un diretto concorrente in casa loro e che il Pd accetti di veder rafforzato in modo significativo l’asse centrista con la conseguente perdita di peso politico.
A latere di tutto questo si sente dire che qualcuno tra i civici penserebbe di presentarsi alle elezioni con un proprio candidato presidente lucrando sul vantaggio che oggi porta sempre l’essere contro i poteri consolidati L’obiettivo può essere quello di non ottenere necessariamente risultati strabilianti ma diventare necessari per far da stampella ad un centro sinistra che non superi il 40%. Che siano prospettive realistiche o fantasie vacanti, si vedrà. E i grillini? Alle ultime provinciali hanno ottenuto il 5,7% e alle ultime nazionali il 14,6%. Anche se questa seconda percentuale fosse confermata nel 2018, o anche se crescesse, difficilmente, se rimarrà, come oggi, indisponibile ad ogni alleanza, potrebbe diventare la formazione più votata.
In ogni caso, sarebbero tutti voti che vengono sottratti al confronto tra centrosinistra autonomista e il centrodestra variamente interpretato, comunque allo stato attuale lontano da un progetto di compattezza tale da insidiare nel 2018 il centrosinistra autonomista. Il problema è se questo vincerà superando la soglia del 40%, quindi con prospettive più serene di governo, o se dovrà affrontare l'incertezza che un risultato sotto il 40% aprirebbe.