Scandalizza, turba e affascina tutto nello stesso tempo, e non ti lascia tregua. Il film "Povere creature" è travolgente
Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
Difficile. Davvero difficile parlarne, senza parlarne. Non sono impazzita. Sono solo turbata e affascinata. E non so come descrivere quello che ho provato, senza che dalla mia penna scaturisca la ben che minima anticipazione.
Scorrono i titoli di coda, e molte persone aspettano ad alzarsi. Per capire forse, ma, altrettanto probabilmente, per riprendersi dal turbamento che "Povere creature" di Yorgos Lanthimos ha creato in tutti noi.
Attore, regista, produttore, co-produttore, sceneggiatore, nato ad Atene nel 1973, ha messo insieme questa fantascientifica favola moderna, liberamente ispirata al romanzo di Alasdair Gray, scrittore, illustratore e pittore scozzese, morto nel 2019.
Il film è già vincitore del Leone d’Oro a Venezia e di due Golden Globe, nonché candidato a ben 11 premi ai prossimi Oscar. E' cucita, senza dubbio alcuno, addosso ad una Emma Stone in stato di grazia, Bella Baxter, candidata all'Oscar come miglior attrice protagonista. Trovo sinceramente che mai e poi mai una nomination sia stata più meritata.
I lunghi capelli neri, il corpo snello e snodato e i grandi occhi chiari che sono da sempre il suo, se così si può dire, segno distintivo, il sigillo virtuale delle sue interpretazioni, rendono la sua recitazione quasi irreale nella sua poliedrica e sfaccettata costruzione.
È d'uopo e doveroso dire che al suo fianco troviamo un mostro sacro della caratura di Willem Dafoe, Godwin Baxter, che ci travolge con una botta allo stomaco, semplicemente con il suo aspetto. E non dimentichiamo Mark Ruffalo, che rende in maniera a dir poco pazzesca il cambiamento che questa donna singolare crea passo dopo passo in lui, insinuandosi nella sua testa, come un virus tanto piacevole quanto pericoloso.
Mondo di fantasia, colori arditi alternati a scene in un torbido e inquietante bianco e nero, ti travolgono in questa metafora della vita, e soprattutto del libero arbitrio, scevra dalle sovrastrutture della società e dall'archetipo delle sue costruzioni perbeniste e castranti.
Scandalizza, turba e affascina tutto nello stesso tempo, e non ti lascia tregua. Un'onda di immagini ti travolge come un fiume in piena. E non riesci a riflettere con lucidità. E quasi senza accorgertene ti lasci trasportare dall' enorme e potente senso di libertà che Bella ti ispira. E ridi, piangi, arrossisci davanti alla sua sfrontatezza così innocente, ossimoro perfetto.
Tutto è scoperta, tutto è nuovo. Tutto appare bellissimo ai suoi occhi affamati di vita. E colpisce l'immediatezza semplice e quasi magica delle sue reazioni, ad occhi sgranati e increduli. E invidi questa sua capacità di trattare la sua vita in maniera progressivamente sempre più libera, senza catene, senza padroni.
Bella ama l'immediatezza dei suoi desideri, fisici e non, e non si sottomette a nessuno dei tanti uomini che la circondano. Bella ha un dominio assoluto del suo corpo, delle sue sensazioni, dei suoi sentimenti.
Bella è di Bella. E di nessun altro. E lo è dall'inizio alla fine. "Io sono Bella Baxter, sono una persona imperfetta e mi piace sperimentare. Io devo partire, vedere il mondo e c'è così tanto da scoprire".