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Paolo Sorrentino e il suo ''Partenophe'': troppe situazioni esacerbate e un anticonformismo che si trasforma in conformismo

DAL BLOG
Di Barbara Mastronardi - 29 October 2024

 Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.

"Alle Sirene presso tu giungere devi anzitutto, che tutti quanti gli uomini incantan che giungono ad esse. Chi s’avvicina a loro, mal cauto, ed ascolta la voce delle Sirene, quello non mai la sua sposa ed i figli più lo vedranno tornare, diletto mai più non ne avranno''

(ODISSEA CANTO XII)

 

Il mare impetuoso lambisce senza pietà la nave di Ulisse. I suoi uomini, su consiglio della maga Circe hanno le orecchie tappate con la cera. Solo lui, legato all'albero maestro ascolta i canti suadenti delle sirene e le corde legate strette strette gli impediscono di cedere alle loro lusinghe. Una di loro, Partenope, bellissima, si invaghisce perdutamente di Ulisse. Consapevole che non potrà averlo, si getta nel mare in tempesta. Le onde impetuose trascinano il suo corpo senza pietà fino all'isolotto di Megaride dove esso si dissolve dando vita alla città di Napoli. Il viso incorniciato dai lunghi capelli combacia con la collina di Capodimonte, e la sua lunga coda si estende lungo quella di Posillipo.

 

Questo narra la leggenda, o meglio una delle tante leggende che raccontano la storia della nascita di Napoli. E questa sirena, tanto bella quanto disperata non può non avere analogie con l'ultimo film di Paolo Sorrentino, appunto "Partenophe", vergine in greco, nei cinema italiani in questi giorni. "Vedi Napoli e poi muori" disse Johann Wolfgang von Goethe, innamorato della città, delle sue innumerevoli bellezze, del suo mistero della sua unicità. E Paolo Sorrentino, napoletano doc, ci conduce per mano in questa allegoria sulla sua Napoli, assaporandone l'essenza in maniera profonda. Confesso che è il primo film di Paolo Sorrentino che ho deciso di vedere, sono colpevole. Non sono assolutamente una critica cinematografica, non ne ho le capacità o l'esperienza.

 

Sono solo una grande, grandissima appassionata di tutto ciò che sprigiona incanto e profondità, sia esso un cinema, un concerto o uno spettacolo di teatro. E devo essere, voglio essere assolutamente sincera, come sempre del resto. La bellezza assoluta e dirompente, veramente potente, della protagonista da giovane, interpretata dall' attrice esordiente alla sua prima esperienza cinematografica Celeste Dalla Porta, invecchiata nella sempre unica e sola Stefania Sandrelli, permea tutta la vicenda e la soggioga con abile e malcelata arroganza.

 

I vari attori, grandi e navigati, Silvio Orlando, Luisa Ranieri e un fantastico Gary Oldman, in un cammeo strepitoso, sono fantastici. I paesaggi, ovviamente, spaziando da Capri ai bassi di Napoli tolgono il fiato. Come è possibile il contrario? Come può non rapire chiunque lo spettacolo del mare cristallino, della strepitosa villa a picco sul mare che fa da teatro alla vicenda? Dei vicoli tortuosi e misteriosi della Napoli segreta? Eppure, ciononostante, anche se tutto questo è indubbiamente un mix molto molto ben costruito, curato e unico nel suo genere, qualcosa mi ha distolto da una pieno e assoluto plauso e inno alla sua maestria.

 

Non volendo svelare la vicenda, posso solo dire che, a mio inesperto e profano parere, la ricerca assoluta del pugno dello stomaco , della descrizione, surreale assolutamente in certi punti, volutamente sconcertante e allegorica, risulta a tratti, in alcuni punti esagerata. Quasi forzata. È talvolta volutamente eccessiva e stridente, nella presunta e chiara intenzione di descrivere questa Napoli misteriosa, crudele e generosa insieme, paradiso delle contraddizioni, cercando di scioccare chi sta guardando.

 

Sono poche davvero, ma alcune scene e situazioni, a parer mio, mi sono sembrate davvero troppo esacerbate, e volutamente sconcertanti. E diventano di conseguenza conformiste nel loro voluto anticonformismo toccando a tratti, con vera crudeltà e cinismo, punti davvero salienti ed importanti per la vita del popolo napoletano, senza pietà alcuna o possibilità di redenzione. È indubbiamente un film che dal canto suo resterà nella storia del cinema per la sua peculiarità e crudezza espositiva, un film controverso, che tutti gli amanti del cinema italiano dovrebbero vedere.

 

Per amarlo od odiarlo a seconda della propria personale ricetta di vita.. Del resto, come diceva Oscar Wilde per bocca del suo unico e incommensurabile Dorian Gray "Non importa che se parli bene o male, l'importante è che se ne parli".

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