Megalopolis di Francis Ford Coppola? "Non lasciate che l'oggi distrugga il per sempre". Irriverente e onirico, sconcertante e potente
Ribelle quanto basta amo gli animali e in particolare i gatti. Inseguo sempre i miei sogni come quello di scrivere e da sempre racconto storie spesso e volentieri di mici e micie.
Irriverente. Onirico. Sconcertante. Potente. Affascinante. Megalopolis. Nei cinema, dopo il passaggio al Festival di Cannes e alla Festa del cinema di Roma.
L'opulenza trasuda da ogni piccolo particolare di ciascuna scena...metafora assoluta della dissoluzione umana in tutte le sue forme, ed anche favola mediatica e irriverente che sconvolge a tratti per la lussuria e dissipatezza, e poi sfocia nella dolcezza del volto innocente di un bimbo e nell'incanto dell'amore e della passione. E nel sogno di una vita futura che viaggia leggero nell'animo dei personaggi, reale, impalpabile, contrapposto alla crudezza della realtà.
La regia è incalzante. Francis Ford Coppola sogna dietro la cinepresa un mondo fantastico. Una vicenda esuberante, senza freni, coloratissima e artificiosa, che travalica il concetto stesso di Kitsch e ridicolo. Effetti digitali incredibili si fondono alla carta stampata, agli ologrammi, al tempo che si ferma con uno schiocco di dita.
Passato, presente e futuro, gladiatori, funamboli e ballerini, sangue e cuori frementi giocano a rincorrersi in questo mondo pazzesco, una "Alice nel paese delle meraviglie" in cui Bianconiglio e Alice vivono la loro storia tanto tormentata nonostante le difficoltà.
I primi piani sono pazzeschi e bucano letteralmente lo schermo, sembra che ti vengano incontro su questa strada lastricata di sogni e incubi insieme. Il viso spigoloso e unico di Adam Driver di "Storia di un matrimonio" è il filo conduttore di ogni vicenda narrata, fattezze di gomma, che ricordano vagamente quelle di Jim Carrey in "The Mask".
Grandi volti del cinema partecipano, spesso con lievi e carismatici cammei: Talia Shire, Jon Voight, Dustin Hoffman, per nominarne alcuni.
A tratti è demoniaco le ossessioni febbrili del suo mitico Dracula di Bram Stoker aleggiano qua e là.
Come un pipistrello impazzito alla luce del sole, i personaggi delirano, quasi coscienti di farlo, in un crescendo di ossessiva consapevolezza di imminente sciagura o trionfo, a seconda del momento. I costumi sono letteralmente fantastici, fantasiosi, perversi e innocenti nello stesso tempo, accompagnano insieme alle acconciature elaborate una vasta sequela di personaggi assurdi e carismatici, che girano vorticosamente su questa giostra coloratissima e scintillante.
Perché vederlo? Per la profonda metafora sottostante a questo pazzesco circo illuminato da una luce dorata, come spesso succede nei film di Coppola. Una metafora sulla vita, su come viverla questa esistenza che non ci da giammai una seconda possibilità, sulla giustizia che vince, nonostante tutto, e sull'amore che trionfa.
L'amore romantico e passionale che in fin dei conti guida il mondo. Forse un pochino ingenua questa vittoria? Perché no...è una favola in fondo. Una fiaba dei giorni nostri, che si adegua elegantemente al caos dell'umanità. "Non lasciate che l'oggi distrugga il per sempre".